Forza Italia sarà la vera incognita. Troppa litigiosità nel recente passato, troppe minacce e “nomine” ad orologeria che stanno allontanando militanti e, soprattutto, voti. Volano i 5 Stelle
VITERBO – La politica della gente è quella che si respira nei bar, nei mercati, nei negozi, circoli e lungo le strade. Questa campagna elettorale sarà ricordata come la più incerta della storia recente e lo dimostra, come sia Renzi che Berlusconi, stiano mettendo le mani avanti nell’eventualità di un flop dei partiti che non riusciranno a raggiungere la soglia del 40% tornando subito alle urne.
Come si stanno muovendo i “nostri” politici sul territorio?
Il primo vero colpo di scena lo ha messo a segno Stefano Caporossi che da solo, senza struttura di partito, è riuscito a presentare la lista dello Scarpone di Sergio Pirozzi, raccogliendo oltre 1.200 firme. Gli altri partiti uscenti non hanno dovuto correre alla cerca delle firme se non i straordinari ragazzi di Casapound che daranno una lezione di voti a tutti, preparandosi a diventare protagonisti anche alle prossime elezioni amministrative di Viterbo.
Pirozzi rappresenta l’argine della rottura nel centrodestra. Non ha accettato poltrone. Dunque non è sceso a compromessi con chi, oltre al compromesso, è abituato a fare politica imponendo assurdi veti contro le persone non gradite.
Il riferimento è fin troppo identificabile su Forza Italia. Un non partito che, in queste ultime due settimane, ha sfornato “nomine” ad orologeria che ai più suonano come una ricerca disperata di consensi che non ci sono più. Basti pensare alla nomine di Manuel Catini, Paolo Muroni, Michele Di Mario e la new entry nel mondo della comunicazione e cioè quella dell’avvocato Giuseppe Fraticelli che la società civile ha scoperto essere anche un abile giornalista in veste di spin doctor.
Tutto questo al solo scopo di promuovere la candidatura di un perdente, in termini assoluti, come Dario Bacocco che, nonostante sia sceso in campo ormai da mesi, ha iniziato a perdere terreno nei confronti di Daniele Sabatini.
Va ricordato che questa candidatura, fino all’ultimo, è stata osteggiata, boicottata ed oggi accettata solo allo scopo di cancellarlo, insieme all’amico Giulio Marini, dalla politica cittadina ma, a discapito dei suoi detrattori, ha già guadagnato terreno sopravanzando il suo antagonista e super sponsorizzato (con tanto di minacce) Dario Bacocco.
Soprattutto perché, quelle persone che da sempre sono vicine a Forza Italia non amano votare, sotto minacce e pressioni di vario genere, chi è stato in grado di perdere negli ultimi due anni i comuni più importanti della provincia a danno del PD.
Altra tegola su Forza Italia è rappresentata da due fuoriuscite importanti. Quella del presidentissimo Piero Camilli che, per ovvie ragioni politiche, ha deciso di dare il suo supporto a Giuseppe Fioroni e alla sua squadra. Parliamo di migliaia di voti e non di bruscolini. Come in Regione mancheranno all’appello del partito azzurro i voti del sindaco Sergio Caci. Quest’ultimo vittima della solita giustizia ad orologeria si è visto escluso “per opportunità politica” da una competizione che lo avrebbe visto trionfare all’uninominale al Senato. Su richiesta dell’amico Stefano Parisi ha deciso di scendere in campo ugualmente con la lista civica Energia per l’Italia. Anche qui il crollo di consensi per Forza Italia, almeno in ambito regionale, sarà forte e concreto.
Giuseppe Fioroni però non avrà comunque vita facile visto che, Mauro Rotelli candidato in contrapposizione con Fratelli d’Italia, gli darà filo da torcere su tutto il territorio.
Due erano le corazzate cittadine sulle quali il centrodestra poteva contare, Montefiascone e Tarquinia. Già perché Viterbo, Vetralla e Civita Castellana sono state consegnate al PD ormai da tempo. Montefiascone ha fatto la sua scelta. Puntare in modo granitico sui candidati locali, Massimo Ceccarelli per la Regione Lazio (proposto da Fratelli d’Italia) e il giovanissimo Fabio Notazio che, dopo una lunga ed abile trattativa messa in campo con Claudio Fazzone, lo ha portato ad un candidatura alla Camera nella lista plurinominale di Forza Italia.
Tarquinia invece sarà divisa. Manuel Catini su un versante e Pietro Serafini su un altro. Il sindaco è troppo malato per dedicarsi alla campagna elettorale e un inferocito Mauro Mazzola metterà a dura prova la nuova amministrazione di centrodestra.
Con Mauro Mazzola apriamo lo scenario del PD. A Viterbo domina il re dei re e cioè Giuseppe Fioroni che, sentendosi comunque debole, con un colpo magistrale, ha fatto passare un emendamento sulla strutturazione dei collegi uninominali escludendo Tarquinia e Montalto dalla competizione viterbese ma forse non basterà ad arginare lo schifo dei governi del PD di questi ultimi cinque anni.
Sul collegio del Senato, invece, in grande rimonta sembra essere Alessandro Mazzoli spinto dalla famiglia Tidei lungo il versante tirrenico, sostenuto a forza da Fioroni e Sposetti su Viterbo e in grande spolvero anche sul reatino.
Proprio a Rieti, dove il sindaco è Antonio Cicchetti da sempre di destra, ha fatto capire a molti amici che è meglio che Forza Italia si faccia vedere poco dalle sue parti perché ha qualche sassolino da togliersi dalle scarpe e pochi voti, anzi pochissimi, da garantire.
In tutto questo c’è l’onda del Movimento 5 Stelle. Hanno candidati poco credibili e per lo più sconosciuti ma, il vento della rivoluzione anti governo di Grillo, Di Maio e Di Battista li porterà ad ottenere dei risultati che troppi, degli addetti ai lavori, stanno sottovalutando. Così come stanno sottovalutando Casapound che sta approfittando dei cacciatori seriali di Forza Italia per fare incetta di voti.
Al momento Francesco Bigiotti, Filippo Rossi sono tra i meno intercettati tra coloro che dicono di andare a votare il 4 marzo.