Il sindaco e candidato governatore del Lazio nel registro degli indagati per il crollo di una palazzina dopo il sisma ad Amatrice da un magistrato prossimo alla pensione e pronto ad entrare in politica
Sergio Pirozzi indagato
I pm di Rieti Gustavo Francia e Rocco Marurotti hanno formulato le accuse indagando sul crollo dell’edificio di piazza Sagnotti, lo stabile crollato il 24 agosto 2016 a seguito del sisma che ha messo in ginocchio il Centro Italia. Secondo i magistrati, il sindaco e il geometra Ivo Carloni, fratello dell’ex vicesindaco di Amatrice, “nelle rispettive qualità e con le condotte commissive e omissive” non avrebbero “impedito il crollo” della palazzina. Crollo in cui trovò la morte Maria Vittoria Ippoliti.
Gli altri indagati
Insieme al geometra e al sindaco, sono state iscritto nel registro degli indagati altre sette persone: i dirigenti e funzionari dell’ufficio del Genio civile di Rieti Giovanni Conti, Valerio Lucarelli, Maurizio Scacchi e Maurizio Peron; il comandante della polizia municipale di Amatrice Gianfranco Salvatore e la responsabile dell’ufficio tecnico comunale di Amatrice, Virna Chiaretti.
Le ipotesi dei pm
I pm stanno cercando di fare luce sui lavori di ristrutturazione del palazzo realizzati dopo il terremoto di L’Aquila del 2009. L’edificio di Piazza Sagnotti era stato sgomberato dal precedente sindaco di Amatrice, Carlo Fedeli: la struttura aveva subito uno spanciamento della zona seminiterrata e dissesti alle fondazioni. I lavori di ristrutturazione, realizzati durante il mandato di Pirozzi e affidati allo studio del geometra Carloni, sarebbero però stati realizzati – secondo i pm – senza seguire le norme tecniche di costruzione antisismche.
Pirozzi, ovviamente, non è indagato per non aver seguito le norme di costruzione in zone sismiche. Ma di aver autorizzato il rientro in casa in qualità di Sindaco e capo della Protezione civile locale.
La reazione di Pirozzi
Dopo qualche ora arriva anche la reazione di Sergio Pirozzi. “Voglio distruggermi, non ci riusciranno”, dice il sindaco di Amatrice. Che poi aggiunge: “Stupisce l’avviso di garanzia da un giudice prossimo alla pensione…”.
La magistratura ad orologeria che colpisce sempre a ridosso del voto. Il caso Bertolaso
Riteniamo che la magistratura abbia il dovere di indagare. Ha il compito di cercare la verità. Il coraggio di punire chi ha sbagliato.
E’ anche vero però che certe scelte vanno fatte nei modi e nei tempi giusti e non alla ricerca della vetrina, del palcoscenico, delle copertine dei giornali, il colpo di teatro.
Colpo ben riuscito che ha fatto arrabbiare tutti. Anche quelli che non avevano alcuna intenzione di votare per questo omone tutto cuore e verità.
Una mossa per farlo ritirare dalla competizione. Di demolirlo nello spirito e minarlo nella forza che solo gli ultimi riescono ad avere. Hanno ottenuto l’effetto contrario. La gente è schifata per come vengono trattati gli italiani, a prescindere Pirozzi.
E’ schifoso vedere come venga trattato il lurido assassino di Pamela o il figlio rapinatore con tanto di mitragliatore a seguito di un capo della Procura.
E’ ignobile osservare come passi sotto traccia la notizia di giudici e magistrati corrotti che invece di tutelare il popolo aggiustavano sentenze o sviavano indagini con fascicoli falsificati in cambio di soldi.
Di questo si parla poco o niente. Ecco perché è giunta l’ora di tornare ad essere una Nazione orgogliosa della propria Costituzione e fiduciosa di coloro che sono pagati per farla rispettare insieme alle leggi.
E’ ora di togliere la possibilità a chi ha fatto il magistrato o il giudice di schierasi con questo o con quel partito. E’ ora di tornare a respirare un aria di libertà e soprattutto di tornare a credere nella Giustizia, baluardo della libertà del popolo che troppo spesso, invece, rimane vittima e schiavo.
Davanti a questo ennesimo gesto inspiegabile non viene che da gridare a squarcia gola: FORZA PIROZZI… DAJE… perché sappiamo tutti che, alla fine, la giustizia è in grado di fare i conti anche con sé stessa.
L’ultimo caso, eclatante, è sicuramente ascrivibile a Guido Bertolaso. Accusato, condannato dalla pubblica piazza, esposto al pubblico ludibrio, ghettizzato e schifato per colpe che diceva non avere ma alle quali nessuno credeva. Oggi, la sentenza d’assoluzione perché il fatto non sussiste è giunta dopo otto anni di gogna ed umiliazioni che nessuno, NESSUNO, gli potrà mai risarcire.