72 mila euro all’ex capo di gabinetto Venafro con la società Energie Nuove che si occupava della realizzazione di concessioni di derivazione d’acqua per uso idroelettrico
ROMA – Arrestato Fabrizio Centofanti, il lobbista vicino a Zingaretti che per anni ha fatto affari con la Regione Lazio a guida Pd ma di questo si è parlato poco. Sì perché quando ci sono di mezzo gli amici di Renzi le notizie vengono filtrate e lo spazio riservato sui quotidiani e le televisioni è davvero minimo.
Ricostruiamo il percorso tangentistico degli amici di Zingaretti (che è indagato per falsa testimonianza). In particolare secondo gli inquirenti, la Cosmec, società di Centofanti, dà 72mila euro a Maurizio Venafro, già capo di gabinetto di Zingaretti, per una consulenza fittizia che fa insospettire la finanza sia perché l’oggetto è estremamente generico sia perché l’attività per cui Venafro viene pagato da Cosmec riguarda in realtà la società ‘Energie Nuove’, altra società riconducibile sempre a Centofanti e operante nel campo idroelettrico e con interessi nell’attività amministrativa regionale. In poche parole, con le sue società Centofanti secondo le indagini della Finanza, avrebbe usato una consulenza fittizia per pagare una presunta ‘stecca’ di oltre 72mila euro a Venafro, già capo di gabinetto della giunta Zingaretti.
Stecca “viterbese” visto che Energie Nuove operava a Tarquinia.
La guardia di finanza, in una perquisizione del luglio del 2016, nella sede della società Energie Nuove a Roma ha messo invece le mani sul contratto di consulenza che era stato stipulato tra la Cosmec srl e Maurizio Venafro. Un anno di consulenza pagato 72mila euro dal maggio del 2015 all’aprile del 2016.
Per la finanza, in questo tipo di contratto, ci sarebbe qualche cosa che non va. Prima di tutto l’oggetto della consulenza è considerato estremamente generico. E in secondo luogo, scrive la finanza, “emergeva sin da subito come l’attività del Venfaro” non riguardava la Cosmec ma in realtà la Energie Nuove nel campo mini micro idroelettrico ” . ” In conclusione – annotano le fiamme gialle – si ritiene che le fatture emesse dal Venafro in favore della Cosmec siano dirette a soddisfare un’esigenza aziendale della Energie Nuove ” per questo sono “da ritenersi soggettivamente inesistenti in quanto relative a prestazioni rese a favore di un soggetto economico diverso dal reale committente”.
La Energie Nuove di Centofanti si aggiudicò, nel 2014 tramite la controllata Da.Gi. srl, la realizzazione di concessioni di derivazione d’acqua per uso idroelettrico del fiume Marta che attraversa Tarquinia «in un procedimento – si legge nel decreto di perquisizione – segnato dall’assenza di procedura a evidenza pubblica in un periodo in cui l’indagato è ancora capo di Gabinetto».
In seguito, in «un nesso di immediata successione temporale», Venafro, perso il posto in Regione per l’inchiesta Mafia Capitale (assolto in primo grado) viene ricompensato nel 2015 «con utilità economiche connesse a una consulenza fittizia».
Chissà se del tutto casualmente qualche tempo dopo questi 70.000 euro rientreranno nelle tasche di Centofanti uscendo da quelle dei cittadini del Lazio. Nell’aprile 2016, infatti, quando Venafro risulta già dimesso dal ruolo di ex capo di gabinetto di Zingaretti e Centofanti risulta in piena attività, la Regione Lazio eroga 70 mila euro più iva alla Cosmec di Centofanti (totale 85mila euro) per ‘promuovere il logo della Regione Lazio’ nell’ambito – ironia della sorte – della 6^ edizione del ‘Salone della Giustizia’. In poche parole è la Regione, e quindi i cittadini del Lazio, a ripagare la presunta ‘stecca’ pagata da Centofanti a Venafro, ex capo di gabinetto di Zingaretti.
Al momento non è possibile sapere se siano solo coincidenze e spetterà agli inquirenti valutarlo, però tutto ciò è un indizio evidente che i rapporti oscuri tra Venafro, Centofanti e Zingaretti sono continuati anche dopo le dimissioni di Venafro.