HCS avrebbe dovuto incassarli entro la fine del 2017. Il liquidatore ha lasciato prescrivere il credito. La Corte dei Conti ha aperto una indagine. Probabile un risvolto penale nella procedura di fallimento ma non è che l’inizio
CIVITAVECCHIA – Un danno erariale da tre milioni di euro. Questa è l’ipotesi in base alla quale la procura Regionale della Corte dei conti – secondo voci che da giorni si rincorrono nei corridoi del Comune – ha avviato una indagine sulla “gestione Micchi” della HCS srl. La vicenda va assumendo contorni surreali.
Più in particolare, secondo le ipotesi investigative, negli ultimi mesi, il Liquidatore Micchi, rimasto da solo alla guida della società, avrebbe lasciato decorrere i termini di prescrizione e decadenza di milioni e milioni di crediti tributari. Così il 31 dicembre 2017 almeno tre milioni di euro sono andati in fumo poiché prescritti.
Sembra che tale “dimenticanza” non sia nemmeno la prima del genere. Così gli uomini della Guardia di Finanza si stanno spiegando i “buchi di bilancio”, determinati da svalutazioni di crediti imponenti che hanno di fatto portato al fallimento delle società comunali. I crediti non venivano riscossi per “dimenticanza” e venivano sistematicamente cancellati dal bilancio … di qui le voragini che hanno determinato un debito complessivo che nessuno sa più nemmeno quantificare, ma che sembra essere vicino ai 60 milioni di euro.
Certo la vicenda farà contenti molti utenti (quantomeno quelli che non hanno pagato la Tariffa rifiuti nel 2012) che potranno tirare un sospiro di sollievo, non dovendo più niente al Comune. Ma la beffa è doppia per chi ha invece pagato. Soprattutto non è accettabile che un amministratore pubblico non si preoccupi di riscuotere milioni e milioni di euro di imposte, pur essendo lautamente pagato per farlo.
Non può essere infatti il Liquidatore di una società (neanche il sempre spavaldo Micchi) a decidere quali tributi riscuotere e quali lasciare prescrivere. Il mancato incasso dei crediti sull’anno 2012, per i quali si è lasciata sopraggiungere la prescrizione, rappresenta una gravissima irregolarità e costituisce un danno diretto ed enorme alla società comunale ed al Comune stesso.
Ma quello del danno erariale rischia paradossalmente di essere l’aspetto meno grave della vicenda. Infatti i tre milioni di euro “prescritti”, rischiano di pesare come un macigno sulle procedure fallimentari in corso.
Se fosse infatti verificato che Micchi non ha fatto nulla per recuperare i crediti ante 2012, anzi venisse confermato che li ha fatti “evaporare”, oltre al danno erariale si aprirebbe una riflessione avente una valenza più squisitamente penale. Va considerato, infatti, che i crediti in oggetto (tecnicamente di competenza di Città Pulita) avrebbero probabilmente salvato la Srl del gruppo dal fallimento. Invece appare fin troppo evidente che si sono distratti o dissipati ricavi (crediti) tali da determinare il fallimento della società.
Potrebbe, in altri termini, farsi sempre più largo l’ipotesi di bancarotta fraudolenta per la quale l’Ordinamento prevede sanzioni pesantissime (fino a 10 anni di reclusione).
Certo l’indagine in corso spiegherebbe anche il motivo per il quale Micchi tenesse in particolar modo ad essere amministratore di entrambe le società (HCS e Città pulita). E’ del tutto evidente, infatti, che il doppio ruolo (probabilmente irregolare) ha favorito “la operazione di svalutazione e distruzione dei crediti di HCS”.
Il Micchi-amministratore della Città Pulita non aveva ovviamente interesse a reclamare per i mancati pagamenti contro il Micchi-socio (HCS).
Il doppio ruolo ha determinato così il cortocircuito societario che ha portato al fallimento della Città Pulita con tutto danno dei creditori. Insomma una bancarotta su cui ci sarà molto da discutere … soprattutto da parte di tutti quei creditori che hanno perso tutto.
Intanto non è chiaro chi all’interno della amministrazione avrebbe dovuto controllare. Non si ha notizia infatti di interventi di censura né da parte del Sindaco e/o dell’Assessore competente (all’epoca, Savignani). Va registrata anche la inerzia assoluta dell’Assessorato alle Finanze e della Commissione bilancio, rimasta silente dinnanzi a milioni di euro che andavano lentamente in fumo.
Alla luce di tali incredibili fatti si spiegherebbe meglio anche la condotta del Micchi. Più in particolare, si spiegherebbe perché il supermanager a 5 stelle si è sempre rifiutato di consegnare (finanche ai consiglieri comunali ed agli stessi Carabinieri) i documenti della società.
C’erano una miriade di buoni motivi … almeno tre milioni, verrebbe da dire.
fonte: la provincia di civitavecchia