Tarquinia – Allarmi son fascisti? Macché, hanno disertato il consiglio per vigliaccheria e vergogna

La maggioranza non si presenta in consiglio. Il presidente Bergonzini l’unico ad aver recitato ipocritamente un ruolo istituzionale. Attacco alla democrazia e l’opposizione (dichiara Bacciardi) chiederà l’intervento del Prefetto

TARQUINIA – Il saluto romano ha creato molto clamore e molte polemiche. Purtroppo la maggioranza non ha saputo gestire una cosa che, con delle semplici scuse, poteva essere chiusa lì. Ieri sera il presidente del consiglio, avvocato Bergonzini, ha fatto la chiama dei consiglieri ma gli scranni erano deserti. La maggioranza, con un atto antidemocratico del quale non si ha memoria dal dopo guerra ad oggi, ha impedito che si svolgesse il dibattito e, soprattutto, si facesse luce su una vicenda a dir poco ridicola.

“Allarmi son fascisti”. Questo è quanto hanno fatto gridare ai più, presenti tra il pubblico ieri sera. Mancava “er fascetta nera”. Mancava il sindaco malato. Mancava il capo di Idea Sviluppo. Mancava il “maresciallone”, mancavano le “gentil donzelle”. Insomma nessuno ha avuto la forza di mettersi seduto nella propria sedia nonostante non avessero nulla a che vedere con questa vicenda. Adesso sono tutti colpevoli. Adesso tutti si sono schierati apertamente con coloro che al grido “me ne frego” stanno cambiando l’amministrazione comunale in una società per fare cassetto. Sistemare il proprio lavoro. I propri cari. I propri progetti (magari a San Giorgio). Tutti tranne uno. Il bestemmiatore seriale e cioè il sindaco che è alle prese con una grave, gravissima malattia. E’ alle prese con una grave, gravissima crisi economica della sua azienda Giove Gas e quella che produce ma non vende, stufe a pellet. Non ha rinnovano i contratti a termine. Non paga stipendi da oltre tre mesi ed ha messo in vendita il capannone sulla Tuscanese. La sua assenza, forse, era l’unica davvero giustificabile.

E’ arrivato il momento di scrivere ciò che stanno combinando nelle segrete stanze. Delle carte relative l’Università Agraria che sarebbero finiti (ci dicono) nello studio tecnico di Guarisco e la prossima assunzione in Comune del figlio consigliere e assessore dell’Agraria.

Dovremo parlare anche di alcune fatture anomale e di alcuni affidamenti diretti. Dovremo parlare del segretario comunale, del suo passato, del suo presente e del suo futuro fatto di auto determine e auto incarichi da far rabbrividire.

Un’amministrazione sotto ricatto. Queste le parole più carine uscite dai banchi dell’opposizione sul caso “Jacopo Bonini” e quel braccio teso immortalato in una foto scattata con il cellulare.

Anselmo Ranucci e Sandro Celli (PD), Ernesto Cesarini (M5S), Gianni Moscherini (Cantiere della nuova politica), Alberto Riglietti (Spazi Aperti) e Renato Bacciardi (Patto civico per Tarquinia) hanno gridato allo scandalo.

“Questa è un’amministrazione che purtroppo sta creando grande imbarazzo a questa città. – ha dichiarato Sandro Celli – Stasera è stato certificato che questa amministrazione è ostaggio di una parte politica. Ci sono persone che sono venute che avrebbero voluto partecipare e che non hanno potuto partecipare. E questo è grave, perché se politicamente non si è liberi non si è neanche democratici. Tutta la maggioranza è ostaggio di Rinnova e del suo leader Manuel Catini”.

“Dovevamo assistere ad un atto dovuto- ha ribadito Gianni Moscherini – Volevamo conoscere le motivazioni che hanno spinto Catini a dimettersi. Non si riesce a comprendere l’arroganza dell’ex vicesindaco che si è rifiutato di spiegare le ragioni delle sue dimissioni.  Il sindaco ha il dovere di togliere le deleghe a chi si è dimesso spontaneamente dall’incarico di vicesindaco. Perché se sono gravi le motivazioni che hanno indotto il vicesindaco a dimettersi, il sindaco deve prendere atto che le stesse motivazioni non possono permettere a Catini di continuare a fare l’assessore. Chiediamo formalmente al presidente del consiglio che per correttezza istituzionale inserisca alla prossima convocazione del consiglio comunale, come primo punto all’ordine del giorno, quello che non si è potuto discutere oggi. Chiedo poi di fare una lettera al prefetto, firmata dalla minoranza, dove gli si illustra il grave atto compiuto questa sera dalla maggioranza: un atto di arroganza nei confronti della democrazia. Questa sera è stato dato uno schiaffo al prefetto e alla legalità; hanno lasciato solo il presidente del consiglio, costretto a convocare il consiglio e loro non sono venuti”.

“In trent’anni di politica – afferma Anselmo Ranucci – non è mai successa una cosa del genere: il presidente del consiglio che convoca l’assise su una cosa così importante è stato lasciato solo: ciò è di una gravità politica senza precedenti”. In merito al saluto romano Ranucci è tornato a chiedere la verità: “Quanto accaduto non deve essere derubricato come una bambinata – ha ribadito il democrat – Quello che si è verificato in quella stanza con la presenza o meno di Catini deve essere chiarito; questa città deve e vuole conoscere la verità. Il fatto grave è che questo atto è stato compiuto in una sede istituzionale. L’assenza di tutta la maggioranza stasera è come un’ammissione di colpa. La città vuole sapere se in quella stanza era presente il vicesindaco o se addirittura, come dicono alcuni,  ha scattato la foto. Ci sono delle indagini, mi fido degli inquirenti, però dico che il fatto è gravissimo; non si gioca con le istituzioni”. Quindi la conferma della richiesta: “Noi vogliamo un consiglio comunale con un solo punto all’ordine del giorno.  – ha detto Ranucci –  Noi vogliamo sapere se ci possiamo fidare di questa amministrazione e in particolare dell’ex vicesindaco. Questo fatto deve essere sviscerato in tutta la sua gravità”.

 “Stasera è morta la democrazia – ha detto Bacciardi – nessuno si può più esprimere in questa città. Noi come opposizione rappresentiamo il 74% della popolazione tarquiniese e loro devono rispondere ai 3/4 della città di Tarquinia. Assurdo non presentarsi davanti alla città. Devono venire in consiglio a raccontare i fatti. Dobbiamo ridare democrazia alla città. Poi il prossimo passaggio è quello di informare il prefetto”.  “Volevo solo delucidazioni e sono amareggiato per l’atteggiamento della maggioranza”, le parole del dottor Riglietti.