Tivoli, il suocero lo uccide per un debito di 60 euro

TIVOLI – Un ragazzo di 25 anni, Alberto Delfini, è stato ucciso, vicino a Tivoli, dal suocero, col quale aveva un debito di 60 euro, probabile motivo della lite sfociata in tragedia.La sera dello scorso sabato, il 12 maggio, Delfini si era recato, insieme al figlio nato da poco, nel casolare del suocero, nelle campagne di Castel Madama, su suo invito. Lì si sarebbe svolta una cena, insieme ad alcuni parenti della compagna, che non era presente quella sera. Dalla prima ricostruzione dei carabinieri, non ancora definitiva, sembra che Alberto fosse andato in via Vicovaro per chiarire un recente malinteso nato con Domenico Nardoni, 45 anni, padre della sua fidanzata, dalla quale aveva avuto da poco un bambino, legato a un piccolo debito. Ad un certo punto della cena, sembra che la discussione sia degenerata e Delfini abbia lasciato la tavola, seguito dal suocero, che ha preso un fucile semiautomatico e gli ha sparato al collo. Nessuna speranza di salvarsi per Alberto, che è morto poco dopo.

Nardoni ha poi chiamato i carabinieri, poco dopo la mezzanotte, chiedendo aiuto, per un incidente che aveva coinvolto il genero e ammettendo che gli aveva sparato per errore. Tuttavia, appena 12 ore dopo, i militari dell’Arma l’hanno arrestato, con l’accusa di omicidio volontario. Il 45 enne, prima di chiamare i soccorsi, avrebbe cercato di ripulire la casa e i luoghi circostanti, confondendo gli indizi e cercando di sviare le indagini, ritardando così di mezz’ora la richiesta di aiuto. Le dichiarazioni contraddittorie di Nardoni non hanno però convinto gli inquirenti che, dopo averlo interrogato più volte, hanno raccolto la sua confessione. I carabinieri ora stanno conducendo alcuni accertamenti, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, volti a capire l’eventuale coinvolgimento di altre persone. Per questo motivo, le forze dell’ordine hanno condotto, ieri mattina, un’altro sopralluogo sul luogo del delitto, alla ricerca di altri indizi.

Il fucile con il quale Alberto è stato ucciso risulta rubato anni fa e il fatto che Nardoni l’abbia portato con sè avvalora l’ipotesi della premeditazione, che si potrebbe aggiungere come aggravante, all’accusa, già resa più pesante dalla presenza dei futili motivi all’origine dell’omicidio.