Taglia è il primo a destra. Casapound dopo Vallerano potrà puntare ad avere un consigliere anche nella città che non può dimenticare il forte legame con Almirante e la storia del Movimento Sociale
VITERBO – L’amore dei viterbesi per Giorgio Almirante è racchiuso nei grandi successi elettorali ottenuti dal Movimento Sociale in questa città. E’ legata in modo indissolubile a nomi che hanno fatto la storia della destra viterbese. Dal recente compianto Bordoni a Catteruccia, da Pesciaroli a Scalpellino. Una destra amata per principi e lealtà. Negli archivi storici di Repubblica c’è un meraviglioso articolo scritto quasi alla fine degli anni ottanta a firma di Sebastiano Messina:
Da quando fa politica Giorgio Almirante non chiude mai la campagna elettorale a Roma o a Napoli, ma in un paesino di tremila abitanti arrampicato sui monti Cimini: Canepina. L’ultima sera, dopo l’ immancabile comizio romano a piazza del Popolo, il segretario missino corre a Viterbo e arringa i camerati. Poi, quando manca poco a mezzanotte, arriva nella piazza (l’ unica) di Canepina. E’ il solo politico famoso che sia mai passato da quelle parti, e mezzo paese resta in piedi per ascoltarlo: i più fortunati, quelli che hanno il balcone che dà sulla piazza, sono già in pigiama. Ma il vero avvenimento non è il comizio che dura poco, un quarto d’ ora al massimo è quello che viene dopo. Finito il discorso, Almirante sale immancabilmente le scale di casa Pesciaroli, dove ormai è considerato un amico di famiglia, e inaugura una cena menù essenziale ma razioni abbondanti a base di fettuccine al sugo e polpette fritte. La signora Pesciaroli impiega due giorni a preparare tutto, sia perché il leader missino non smette mai prima del terzo bis, sia perché una catena umana distribuisce in tutta la piazza i piatti di plastica con le fettuccine alla fiamma. E’ l’ unica notte dell’ anno in cui le luci di Canepina non si spengono prima delle due.
Già. Chi ha avuto la fortuna come noi di assistere ai comizi a piazza delle Erbe o a piazza del Comune sa perfettamente di cosa parliamo e per questo siamo convinti, sentendo qua e la le persone dibattere sulle future elezioni, che qualcosa ci fa pensare che il popolo non è bue. E’ stufo dell’appesantito e ricchissimo Beppe Fioroni e delle sue commissioni ad acta. La città è stufa della solita zuppa e dei soliti politici che da almeno 4 lustri si presentano puntualmente al voto sotto il segno del cambiamento. Nessuno ci crede più. Anzi. Quello che emerge è una ribellione sociale che non sarà fatta con le armi ma con il voto del 10 giugno.
I big della politica locale scimmiottano e deridono ad esempio Claudio Taglia e Chiara Frontini. Convinti che il loro lavoro e il loro apeal, diciamolo in italiano, il loro indice di gradimento non sia da considerare pericoloso. Secondo noi fanno male a sottovalutarli. Molto male.
Un primo segnale pericoloso, normalmente lo invia la sorte. Già quella sorte che spesso decide come una cosa facile possa trasformarsi in qualcosa di complicato.
Ieri ci sono stati i sorteggi della scheda elettorale che i viterbesi dovranno vergare con una croce.
La scheda è divisa in due parti. Un lato sinistro e l’altro destro. Il primo nome nel posto sinistro, quasi come un segno del destino che sa di beffa è uscito il nome di Luisa Ciambella. Lei passerà alla storia per colei che porrà la pietra tombale sul Partito Democratico a Viterbo e sulla storia politica del ricchissimo Fioroni.
Sotto a questo nome già ironico di suo (per via del buco) c’è quello dell’altro grande vecchio della politica viterbese, Giovanni Arena. Ha fatto la muffa sui banchi di Palazzo dei Priori tra assessorati e consiliature all’opposizione. Si presenta come il nuovo che avanza ma sta faticando assai a trovare consensi personali (le liste sono un’altra cosa e il disgiunto sarà impressionante quest’anno).
Sotto ancora c’è la prima triste sorpresa, per i primi due ovviamente, cioè Chiara Frontini seguita dagli sconosciuti Erbetti (per il movimento 5 stelle) e Paola Celletti (lavori e beni comuni).
A destra è tutta un’altra storia. Apre la tartaruga di Casapound e di Claudio Taglia. Ieri artefice di un incontro dibattito sulla sovranità monetaria, snobbato dai giornalisti ma non dalla gente assiepata al Gran Caffè Schenardi.
Seguono il dottor Serra e chiude l’ex uomo di Fini, l’ex uomo di Fioroni; colui il quale sarà ricordato a Viterbo non per Caffeina ma per lo schiaffo futurista e la sua sceneggiata (si buttò a terra come un bambino chiamando ad alta voce “mamma mamma aiuto).