Moscherini ha provato a “richiamare” le truppe con scarso seguito. Riglietti pensa ad una sua lista. Il PD non ha trovato la pace interna e Bacciardi tirato per la giacca dai sopravvissuti a quella elezione
TARQUINIA – Era l’undici giugno dello scorso anno quando andò in scena il primo turno delle elezioni amministrative che portarono, dopo aver vinto il ballottaggio, Pietro Mencarini alla guida del Comune. In un anno è successo veramente di tutto. Passerà alla storia, negli annali dell’amministrazione, come quello dedicato alle sagre, alle bisteccate, bevute a suon di birra, liti per la gestione dei parcheggi per la Fiera Mercato.
E ancora. Per il saluto romano, per l’aggravarsi dello stato di salute del sindaco, la “scomparsa” politica di Moscherini prima sedotto e poi abbandonato anche da Riglietti. Quest’ultimo, corre voce, abbia intenzione di presentarsi alla prossima competizione con una propria lista con all’interno persone della società civile e, in particolare, giovani.
Dai piccoli affarucci di bottega messi a segno all’Università Agraria. La bestemmia in processione. Insomma una marea di cose accadute e nessuna di queste nell’interesse della comunità tarquiniese. Nessun beneficio. Nessun progetto. Niente. Zero assoluto.
La prima cosa che va sottolineata è che, con tutta probabilità, questa amministrazione non finirà neanche il secondo anno del mandato. Il motivo è noto. Gravi problemi di salute e finanziari del sindaco Pietro Mencarini non lasciano spazio a progetti di lunga scadenza.
Ecco allora che le varie organizzazioni politiche e liste civiche si stanno riorganizzando in prospettiva di un ritorno alle urne nel maggio-giugno del 2019.
I più attivi da questo punto di vista sembrano essere i fratelli Alessandro e Giancarlo Giulivi che, con una serie di incontri “fortuiti”, stanno cercando di mettere in piedi un progetto per Tarquinia (ma anche cantieri di demolizione di elicotteri militari).
Per fare questo hanno riavvicinato l’ex sindaco di Civitavecchia Gianni Moscherini, uscito sconfitto dal ballottaggio proprio con Mencarini.
Dopo averlo chiamato la prima volta e poi tradito sul filo di lana ora corrono ai ripari per cercare di recuperare il tempo perduto.
Peccato però che oltre al tempo, il consigliere d’opposizione del “cantiere della nuova politica”, ha perso praticamente tutto il gruppo che lo aveva sostenuto nel voto dello scorso anno.
Riprova di questo, il tentativo di riunire e riorganizzare le truppe presso un noto oleificio cittadino dove si è svolta una pizzettata alla volemose bbene. Pochi fedelissimi e molti dei quali arrabbiati. Al di là di quello che riuscirà a ricucire, difficilmente Moscherini troverà terreno fertile dove ha disatteso i patti subito dopo il voto (Fratelli d’Italia). Dunque sembra, a meno di miracoli, che il “cantiere della nuova politica” abbia fallito la propria mission e che debba essere riposto in soffitta.
Il Partito Democratico ancora non ha sanato le lacerazioni provocate dalla sconfitta del 2017. Ci sono stati diversi tentativi ma sembrano non aver sortito l’effetto sperato. Si stanno riorganizzando a fatica e non è detto che un solo anno sia sufficiente a rimettere in piedi una squadra competitiva. Tentativo che comunque sarà affidato questa volta a Sandro Celli.
Del Movimento 5 Stelle e di Cesarini si sono perse le tracce. E’ bastato un anno per farlo sparire dai radar. Unico sussulto il rigurgito antifascista dell’ex comunista sulla vicenda legata al saluto romano fatto da un amico de “er fascetta”.
Poi ci sono le opposte fazioni all’interno della maggioranza. Rinnova “Srl” da una parte e Idea Sviluppo dall’altra. Due contendenti, due nemici non belligeranti. Manuel Catini e Pietro Serafini.
Il primo che ha dimostrato di essere forte e che, nel caso dovesse avere ancora più potere, in grado di trasformare Tarquinia nel giro di poco tempo al pari di Sodoma e Gomorra.
Il secondo che ha pazientato oltremisura ma che, zitto zitto, ha messo in piedi una fucina dove sta affilando le armi e dove ha iniziato una serie di consultazioni per prepararsi al peggio.
Infine c’è Renato Bacciardi che, zitto zitto, ha serrato i propri ranghi, non ha smesso di incontrarsi con i suoi e, cosa non di poco conto, ha cercato di trovare un accordo con i molti delusi dei vari schieramenti usciti sconfitti lo scorso anno. Di certo si prepara ad essere tra i i futuri pretendenti a sostituire Pietro Mencarini sul quale evitiamo ogni tipo di giudizio anche perché, purtroppo, è stato poco presente nella vita amministrativa di Tarquinia e spesso non è apparso così lucido per gestire liti da mercato del pesce. Un mercato che, comunque, lui ha messo in piedi e a lui è sfuggito di mano.