Le ricette per Viterbo sono tante, cerchiamo di collaborare tutti nel solo interesse della città e dei suoi abitanti
VITERBO – Abbiamo incontrato Pietro Bevilacqua, personaggio noto nella nostra città, ex commerciante del centro storico ed ora collaboratore con le cattedre di Semiotica e di Etica della comunicazione all’Università di Perugia.
Per un lasso di tempo si era parlato di Te come candidato sindaco, poi non se ne è fatto più niente. Perché?
Allora chiariamo, i giornalisti sono una categoria piena di fantasia e sanno bene trasformare una delle tante possibilità in cose fatte. Si parlò che in caso la Lega corresse da sola i candidati potevamo essere Contardo o io. Declinai subito la cosa, principalmente per motivi di salute. Ora che sto bene non me la sentivo di assumere una responsabilità così gravosa. Poi c’è un piccolo aneddoto che vorrei rendere pubblico. La responsabilità di questo mio passo indietro è stata di Santa Rosa. Io faccio il volontario al Santuario e con le suore Alcantarine, in particolare con Suor Francesca la superiora è nata una forte amicizia, Beh proprio Lei mi ha rivelato che aveva pregato intensamente Santa Rosa perché non accettassi e il giorno dopo, senza sapere di questa cosa, mi sono tirato indietro.
Come dovrebbe essere la Viterbo di domani?
Certamente no come quella di oggi. Nel senso che Viterbo ha una grandissima potenzialità di sviluppo, ma non c’è mai stata una programmazione e un coordinamento delle attività. Mi spiego meglio: nessuno ha mai definito quello che dovrebbe caratterizzare la città, un modello di sviluppo dove costruire il futuro, e si che di risorse ne abbiamo. Basterebbe decidersi.
A quale modello si dovrebbe fare riferimento?
Io credo che il futuro della nostra città ce lo giochiamo con il turismo. Chi andrà a governare nel prossimo quinquennio, dovrà assumersi la responsabilità di dare un futuro a tutti quei ragazzi che oggi pensano seriamente di andarsene in altri lidi, purtroppo sono tanti. Come dicevo le risorse ci sono, la principale è l’attività termale: sarà il nostro futuro. E’ vero che sin da quando ero bambino ho sentito, ad ogni campagna elettorale, tirar fuori il discorso delle terme. Questa volta mi sembra che ci sia una maggiore volontà nel affrontare questo tema. La prima cosa da fare è recuperare le vecchie Terme INPS, ora in stato di abbandono. Io credo che dando la possibilità a qualche imprenditore del settore di ristrutturarle e farle funzionare a pieno ritmo, oltre a creare occupazione, sarebbe un volano per nuove attività imprenditoriali nel settore alberghiero e della ristorazione. Viterbo è la città ideale per i fine settimana, in tutti i mesi del anno. Diamo la possibilità a chi vuole investire sul turismo di farlo e di facilitargli il lavoro, senza mettere bastoni tra le ruote e creare difficoltà. Facciamo di Viterbo una città Slow – food, dove chi viene non faccia la visita mordi e fuggi, ma si fermi almeno un paio di giorni per goderne bellezze e sapori
Oltre le terme?
Oltre le terme Viterbo è la classica città d’arte di cultura non valorizzata. Le bellezze della nostra città sono uniche, vanno salvaguardate, ma soprattutto bisogna far sapere che a Viterbo ci sono gioielli monumentali e architettonici unici al mondo. Prendiamo il quartiere di San Pellegrino: non esistono in altre parti del mondo quartieri medioevali ancora abitati e vivibili. Era il quartiere delle botteghe antiquarie e degli studi degli artisti. Ora viene “stuprato” ogni sera da pochi scalmanati che lo riducono a mondezzaio e latrina al aperto. Tutto il quartiere medioevale dal Palazzo Papale in poi ha le caratteristiche specifiche per essere riconosciuto dal UNESCO “Patrimonio dell’umanità”, ma nessuno ha mai mosso un dito perché ciò avvenisse.
Ma la cultura non è solo San Pellegrino…
Certamente no, la cultura è un modo di essere, di identificarsi con la città. A Viterbo ci sono un’infinità di persone che fanno musica, fanno teatro, si dedicano alle arti letterarie e a quelle visive. Ci sono scuole di pittura, di restauro, di musica, di canto. Compagnie teatrali amatoriali, gruppi musicali giovanili anche di buon livello, ma nessuno mai si è occupato di loro. Per esempio non so quanti sanno che da una manifestazione, all’apparenza parrocchiale, di concorso canoro, sono saliti alla ribalta nazionali diversi cantanti, una su tutti Anna Tatangelo, che ha iniziato la sua strepitosa carriera proprio a Viterbo. Tutte queste persone fanno cultura, e solo valorizzandole si crea una mentalità che poi porterà ai grandi eventi. Senza retroterra culturale, tutte le manifestazioni sono fuffa.
Beh Caffeina non è fuffa.
Certamente no, anzi in quei giorni Viterbo si risveglia. E’ una manifestazione che va valorizzata, non può però avere un ruolo egemonizzante su tutte la attività. Ci sono tante altre manifestazione di importanza internazionale che partono da Viterbo e in Viterbo hanno il loro fulcro. Mi riferisco al Tuscia Film Fest, Jazz up, Tuscia jazz, a Tuscia opera Festival che purtroppo ci ha lasciato, ma si dovrebbe lavorare per farla tornare. Certo che se in città non c’è neanche un cinema, voi capite che è un segno preoccupante. Qui a Viterbo si è pensato solo all’edilizia, il resto è solo ricreazione.
Ma se un turista viene a Viterbo oltre a visitare San Pellegrino e il palazzo Papale cosa potrebbe fare.
Viterbo ha tre musei importantissimi, in pochi per esempio sanno che al museo del colle è conservato un dipinto, una crocefissione attribuita a Michelangelo e alla sua scuola, realizzato nel periodo in cui Michelangelo soggiornò a Viterbo. Il museo civico oltre ai dipinti di Sebastiano del Piombo conserva dei tesori straordinari, così come il museo etrusco nella Rocca deli Albornoz uno dei più importanti d’Italia. Quello che bisognerebbe fare è cercare di creare un circuito museale, trovare un direttore serio e di alto livello che possa coordinarli e valorizzarli. E poi, visto che si parla di musei, realizzare in modo serio il Museo della Macchina di Santa Rosa. Tutte le città che hanno una manifestazione di grande rilevanza ne ha uno, Viterbo ha “sfruttato” la buona volontà e l’impegno del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa, che ne stanno curando uno nel quartiere di San Pellegrino ma che certamente non è all’altezza del valore della manifestazione.
Comunque ci sarebbero ancora tante cose da dire, ma sarebbe troppo lungo, per esempio il teatro. L’Unione restaurato dovrebbe essere affidato ad un Direttore artistico serio ma soprattutto competente. Purtroppo da quello che mi riferiscono è stato completamente defraudato della meravigliosa acustica che aveva. Il “Genio” potrebbe fare benissimo, con un sistema di pareti mobili sia da multisala che da teatro, in modo che la prosa si possa rappresentare li e la musica al Unione. Spero solo che in queste cose qualcuno ci metta mano.