Intanto per l’immediato Ama ha chiesto di usare la discarica di Civitavecchia per gli scarti e residui di trattamento
ROMA – I rifiuti in strada, più democratici che mai, ad unire la periferia e il centro della città. La rabbia dei cittadini che monta giorno dopo giorno. La guerra politica su “discarica sì, discarica no”, su “è colpa della Regione, è colpa del Comune”. Un’amministrazione convinta di essere sulla strada giusta nonostante tutto, dalla realtà ai numeri, passando per le proteste dei cittadini e gli attacchi delle associazioni, dicano l’esatto contrario. Roma è tornata ad essere lercia e, complice anche il caldo, vive una situazione d’emergenza.
I rifiuti in strada
La fotografia comune ormai in quasi tutte le vie della Capitale è quella di rifiuti non raccolti. Perché? C’è un combinato disposto di due fattori.
Da un lato il ponte del 29 giugno che ha innescato una rottura del normale ciclo di raccolta. Fermi, per il giorno festivo, i compattatori, i rifiuti si sono accumulati anche fuori dai cassonetti. Ripresa la raccolta normale e svuotati i cassoni, sono rimasti i sacchetti all’esterno.
Necessario il passaggio dei cosidetti squaletti: la penuria di mezzi e di personale, rallenta il ritorno alla normalità. A questa situazione si affiancano gli impianti pieni, strabordanti. Ormai i due Tmb, Salario e Rocca Cencia, somigliano più a discariche, con rifiuti accumulati all’interno, che a degli impianti di trattamento. L’effetto è quello che i camion riescono a svuotarsi più lentamente.
In alcune zone poi ci sono anche difficoltà con la raccolta differenziata. Evidenti gli accumuli di cartoni (soprattutto) e plastiche in alcuni cassonetti, con l’impossibilità di riversare normalmente quanto correttamente differenziato da parte dei cittadini. Lì dove c’è il porta a porta poi accade, sistematicamente, che i cittadini decidano di conferire i rifiuti nelle zone limitrofe, dove i cassonetti sono ancora presenti.
Le proteste
“Ci aspettavamo situazioni del genere. Quotidianamente sentiamo la rabbia crescere e siamo preoccupati”. A parlare a RomaToday è un operatore Ama, interpellato dopo la rivolta di ieri sera a Laurentino 38. I cittadini, esasperati per la mancata raccolta, sono scesi in strada, sversando quanto non raccolto dai camion in strada. Blocchi stradali e bus fermi l’effetto.
Una protesta non nuova: era già successo a Tor Bella Monaca, San Basilio e Rocca Cencia, in periferie che più di altre soffrono e vivono il problema sulla propria pelle. In molte zone rifiuti e cassonetti sono stati dati alle fiamme. Insomma, la situazione è esplosiva.
Le denunce e le segnalazioni dei cittadini si moltiplicano. “Il problema, rispetto a questo inverno, è che l’immondizia in strada puzza da subito per il caldo”, continua l’operatore Ama. “Questo rende intollerabile sopportare la permanenza dei sacchetti anche per una mezza giornata”.
Discarica sì, discarica no
Un’emergenza, contingente, che ritorna per la terza volta in pochi mesi e che riapre il dibattito sullo smaltimento. Ieri ci ha pensato l’assessore ai rifiuti in Regione Lazio a tornare a chiedere “una discarica di servizio per Roma”. Pinuccia Montanari, assessora all’Ambiente in Comune, ha escluso categoricamente l’eventualità di una discarica, tornando a chiedere che vengano autorizzati gli impianti di compostaggio. Impianti comunque non disponibili non prima di tre anni, che hanno bisogno di un iter autorizzativo lungo e complesso e che, soprattutto, non risolvono il problema dell’indifferenziato. La stessa Montanari ha aperto però ad un altro impianto per l’indifferenziato: “Roma Capitale non accetterà mai una discarica di servizio, ma siamo intenzionati a proporre anche in tempi brevi delle soluzioni impiantistiche anche tecnologicamente avanzate, proprio per trattare l’indifferenziato. Già da ora se la Regione ci autorizzerà per l’impiantistica sostenibile anche dell’indifferenziata noi siamo disponibili subito a proporla”.
A tale replica Valeriani ha risposto con una nota: “Non serve fare sterili polemiche e mi limito ad evidenziare alcuni dati: al contrario di quasi tutti i Comuni del Lazio, dove si registra una diminuzione della produzione dei rifiuti e un forte incremento della raccolta differenziata, nella città di Roma aumentano i rifiuti prodotti, mentre la raccolta differenziata rimane al 44%. Inoltre il 100 per cento dei rifiuti trattati della Capitale vengono smaltiti in impianti fuori dai confini comunali. Questa gestione del ciclo dei rifiuti è ormai insostenibile: oltre ad avere costi molto alti per i cittadini romani, grava esclusivamente sulle altre province del Lazio Se non si vogliono impianti di smaltimento – continua Valeriani – degli scarti non riciclabili sul proprio territorio, non si può neanche pretendere che altre comunità siano disposte ad accettare i rifiuti di Roma. Oggi il Piano regionale rappresenta una grande occasione per tutte le istituzioni del Lazio, che sono chiamate ad un’assunzione di responsabilità per consentire un riequilibrio e una maggiore sostenibilità del carico dei rifiuti fra le varie province”.
La situazione futura: la discarica di Civitavecchia per aiutare Roma
In attesa che si sblocchi il rimpallo di responsabilità, all’orizzonte non sembrano esserci buone notizie. Il 14 luglio è previsto uno sciopero. Lo stop, come spesso accade, innescherà un effetto domino sulla raccolta / smaltimento. Sembra però scongiurato il pericolo di un vuoto dopo la fine dell’appalto per il trasporto e smaltimento degli scarti fuori dagli impianti. L’Ama, secondo quanto riportato dall’Agenzia Dire, in attesa di bandire nelle prossime ore la maxigara da quasi 190 milioni (che riguarderà non solo scarti, fos e cdr ma anche i rifiuti ‘talquale’ trattati fino a oggi nei due tmb di Colari) su cui è atteso nelle prossime ore l’ultimo via libera dall’Anac, ha perlustrato il mercato attraverso una manifestazione di interesse rivolta sia a vecchi che nuovi fornitori e che si è conclusa con la sottoscrizione di accordi ‘ponte’ per mettere di fatto in sicurezza la Capitale.
Almeno fino alla fine dell’anno, quando presumibilmente la gara sarà assegnata per quanto riguarda lo smaltimento della frazione organica stabilizzata, e fino alla fine dell’estate per quanto riguarda gli scarti. Ma, sempre in relazione a quest’ultima tipologia di rifiuto speciale, gli uffici di Ama stanno continuando a lavorare per garantire anche in questo caso la ‘copertura’ fino alla fine di dicembre. I rifiuti, come accaduto finora, sembrano destinati a finire prevalentemente in impianti fuori dal Lazio, in particolare nel nord Italia.
In questo quadro resta sempre la possibilità per Ama (più conveniente sotto il profilo dei costi) di utilizzare anche la discarica di Civitavecchia, a cui la Regione ha recentemente aggiornato autorizzazione e tariffa, specificando che si tratta di un impianto destinato a ricevere scarti e residui di trattamento principalmente provenienti dagli impianti dell’Ato di Roma.