M5S all’attacco, Liberati: “acciaierie e Diocesi di Terni, l’eredità di un pesante fardello di corruttele. Perdurante inazione di politica e Magistratura”. “Perchè – domanda Liberati – la Curia non chiede indietro i denari a chi li ha sottratti, invece che (s)vendere il patrimonio della Chiesa? E perchè alcuni procedimenti giudiziari, al di là del ‘procedimentino’ sul Castello di Narni, non partono proprio?”
TERNI (Acs) – “Un’azienda travolta dalle frodi, l’Ast Thyssen Krupp, e la Curia più indebitata d’Europa, quella di Terni: perché si continua a non vedere quanto accaduto? Perché la politica non parla? E come mai alcuni procedimenti giudiziari non partono proprio?”. Così il capogruppo regionale del M5S Andrea Liberati che interviene su alcune problematiche riguardanti la città di Terni e rileva come “ogni giorno” si manifestino le “conseguenze di tanta inazione: per questo non sorprende leggere come pure il complesso di Collerolletta a Terni, la splendida Villa Spirito Santo, per lungo tempo utilizzata quale casa per ferie della Diocesi, sia ormai alla mercé dei vandali, depredata di tutto. Era già accaduto a molti altri beni mobili e immobili di pertinenza non solo ecclesiastica, dopo la scoperta della voragine debitoria in cui è tuttora impantanata la Curia locale”.
“È evidente – aggiunge Liberati – che si dovrebbero gestire in modo ben diverso vicende che nulla hanno a che fare con marginali interna corporis diocesani, visto che si tratta della cultura profonda di un territorio, fatto di beni culturali ecclesiastici di capitale importanza che non possono essere dispersi. Fiduciosamente in ascolto del Vescovo per quando riterrà di parlarne ‘urbi et orbi’ (vista pure la dimensione tutt’altro che trascurabile del deficit e gli organismi già intervenuti a sostegno, tra cui Ior e Cei), è certo moralmente inaccettabile che, frattanto, i consulenti diocesani abbiano deciso di (s)vendere parti significative del prezioso patrimonio della Chiesa, anziché chiedere insistentemente indietro i denari a chi li ha con ogni evidenza sistematicamente sottratti da dentro. Rivendicare il maltolto – spiega – sarebbe l’unica possibile opera di verità e, soprattutto, di alta carità (nel senso etimologico di chàris, amore per la comunità), evitando così che, per diversi decenni, questa zavorra di silenzi e di scelte non propriamente cristiane pesi sulla città intera”.
Il consigliere regionale pentastellato si chiede poi “come mai la stessa Magistratura, talvolta così kafkianamente solerte nel processare per decenni un’opinione, il ladro di mele e, comunque, ben capace di gestire intercettazioni e controllare quanto necessario, qui ancora tace dopo ben sei anni, al di là del ‘procedimentino’ aperto sul Castello di Narni. Dall’altra parte, nella stessa città di Terni – aggiunge -, l’amministratore delegato di Ast-Tk, Massimiliano Burelli, ha dichiarato il 13 giugno scorso come l’azienda siderurgica sia stata ‘oggetto nel 2016 di una frode importante da parte di fornitori di rottami che avevano corrotto tutta la struttura di controllo interno’: orbene, i tedeschi non pensino però di imbellettare con i Legality Days una realtà di cui gli stessi vertici di Essen-Duisburg, a lungo distratti non solo sui rottami, dovrebbero essere chiamati a rispondere giudiziariamente ed economicamente, anche perché, nei forni fusori sono finite materie (cemento, inerti, etc.) e sostanze (oli, etc.) poi sistematicamente ricadute su aria, suoli e acque della Conca, visto che i dispositivi antinquinamento esistenti – piuttosto inefficaci, come dimostra Arpa – non potevano far fronte a predette materie e sostanze. Mi chiedo chi pagherà per queste inaccettabili e durevoli malae gestiones”.
Liberati chiede infine “come mai tante pletoriche autorità, a iniziare da quelle politiche, ancora non fiatano su simili questioni e, se raramente lo fanno, si registra sempre una voce fievole che risuona quando è troppo tardi, pur a fronte di denunce pubblicamente note da anni e anni. Realtà di cartapesta – conclude -, personaggi interessati e sistematiche menzogne che continuano ad affossare le possibilità di rilancio di Terni e dell’Umbria, delle sue organizzazioni politico-sociali, delle sue industrie”.