Dalla cucina tradizionale cinese a quella giapponese e coreana senza tralasciare la tradizione italiana
CIVITAVECCHIA – Dalla millenaria cucina cinese, al moderno sushi, passando soprattutto dal barbecue coreano per chiudere con gli arrosticini abruzzesi.
Questa la grande novità di “Officina dei Sapori” di Jin Feng, trentennale locale presente sul lungomare civitavecchiese con la cucina cinese.
Da oggi, un intero piano del grande locale sarà dedicato a kimci, noumi e ai tanti piatti di riso, carne e verdure che la tradizione coreana ci riserva.
Ma il vero protagonista è lui: il barbecue, posto al centro di ogni tavolo, con la sua brace ardente e le eleganti cappe aspirafumo in rame.
Pollo, manzo, calamari, gamberi, ma anche funghi, bambù e zucca sono pronti da cuocere e saranno proprio i commensali a gestire la loro “brace”.
Un momento di convivialità veramente piacevole, alla scoperta di questa assoluta novità. La cucina coreana vanta una tradizione molto antica, addirittura con origini preistoriche, come abbiamo già detto: cereali, carne e verdure la fanno da padrona, ma la cosa che più salta all’occhio è l’elevato numero di contorni, sempre disponibili, che troverete sui vostri tavoli.
Immancabile il kimchi, il piatto più famoso e diffuso della Corea (diventato nel 2013 patrimonio intangibile del’umanità, grazie al riconoscimento Unesco) fatto di cavolo fermentato a cui vengono aggiunte spezie e peperoncino in quantità, che può anche essere utilizzato come ingrediente di base per la preparazione di altri piatti.
Alghe, cetrioli, germogli di soia, noccioline tostate, rapa bianca per proseguire o accompagnare l’allegra grigliata. E’ il momento del riso, assolutamente da assaggiare è il Noumi, fatto con carne, uova, arachidi e cipolline una vera prelibatezza, servito in una ciotola di pietra, dove è stato cotto. Anche sushi e piatti cinesi possono essere ordinati dal tablet presente in ogni tavolo, ma la coreana assolutamente prima di tutte.
Kimchi
Ne esistono trecento versioni, che affondano in una storia lunga duemila anni. E per i coreani è un po’ quello che per noi rappresenta il pane: un alimento che non può mancare a tavola, per accompagnare il pasto insieme al riso, ma anche come ingrediente per piatti di carne o di pesce. Le luci dei gourmet si accendono sul kimchi, il preparato a base di foglie di cavolo cinese fermentate in salamoia a cui, n
ella versione più popolare, si aggiungono peperoncino, zenzero, colatura di calamari, cipollotti freschi e aglio.Nel dicembre 2013 l’Unesco ha dichiarato patrimonio intangibile dell’umanità questo prodotto simbolo della cucina coreana, in particolare per proteggere la pratica di produzione.
Merito soprattutto dei suoi benefici per la salute e delle straordinarie proprietà antitumorali dovute alle dosi massicce di vitamine A, B e C, di minerali e di lactobacilli.
Le tecniche di preparazione e conservazione sono le stesse di duemila anni fa.
E oggi, anche dopo la grande vetrina milanese di Expo, sempre più persone in Italia e nel mondo mostrano interesse per questa specialità piccante della Corea, che si candida a soluzione globale per la cucina salutista.Secondo la tradizione, a novembre le donne si riuniscono per preparare il kimchi e per conservarlo in grandi giare di creta, mentre in occasione del Kimchi Festival grandi quantità del prodotto vengono distribuite alle famiglie povere. La fermentazione può durare un giorno, oppure anche anni, aumentando ovviamente la complessità dei sapori.