“In un Paese diverso avremmo già avuto 11 lettere di dimissioni”. Durissima presa di posizione del Comitato Civico ‘Pro Teatro Verdi’ sul caso dei consiglieri che avevano dichiarato, contrariamente al vero, di non avere situazioni di incompatibilità con la carica pubblica da ricoprire
di Roberto Carelli, Presidente Comitato Civico “Pro Teatro Verdi”
Come sapete alle Elezioni Amministrative che hanno consegnato Terni alla coalizione di Centro-Destra, Sindaco Leonardo Latini, mi sono candidato nella Lista Terni Civica che, grazie al premio di maggioranza, ha permesso l’elezione in Consiglio Comunale di Michele Rossi.
A questo successo ha contribuito anche il Movimento 5 PIL, di rilevanza nazionale.
Alla luce dell’”affaire” debiti arretrati da versare alla Amministrazione Comunale di Terni, che vede coinvolto il Consigliere Michele Rossi per una posizione debitoria (già sanata peraltro) di quasi diecimila euro, desidero prendere pubblicamente le distanze (di fronte ai miei elettori), da un comportamento che ritengo eticamente e moralmente discutibile, che va assolutamente stigmatizzato e che potrebbe avere anche dei risvolti giudiziari, configurandosi potenzialmente la fattispecie di “falso ideologico”.
Ci tengo a precisare che la mia partecipazione in prima persona a questa tornata amministrativa ha radici che risalgono all’autunno 2017, da quando, cioè, sono stato chiamato a partecipare, in qualità di Presidente del Comitato Civico pro Teatro Verdi, a vari tavoli politici ai quali erano presenti personaggi appartenenti in modo trasversale a varie aree politiche. Per citare qualcuno: Alessandro Gentiletti, eletto Consigliere di Senso Civico; Rossano Pastura, Segretario Provinciale del Partito Socialista; alcune persone poi candidate nella Lista Civica di Rosati e altri soggetti civici come TerniInAction, Unione Civica per Terni, Nuovi Percorsi, Progetto Terni.
Inizialmente l’obiettivo dichiarato era quello di creare un polo civico “puro” ma poi ciascuno dei soggetti partecipanti ha preso strade diverse, decidendo in alcuni casi di rinunciare ad una candidatura ufficiale.
La necessità di un cambiamento del Governo della Città, che avevo maturato proprio occupandomi del Teatro Verdi, ha portato all’esito conosciuto ma ciò non toglie che “non sia tutto oro quello che luccica” e, nel caso specifico, auspico che coloro i quali non siano in possesso dei requisiti necessari a rappresentare i cittadini ternani, pur se eletti, vengano per lo meno messi “in condizione di non nuocere alla comunità” evitando di conferire loro ruoli di primo, secondo e anche terzo piano. In un Paese diverso avremmo già osservato 11 lettere di presentazione di dimissioni (sempre che sia previsto dalla legge) ma il civismo viene spesso sbandierato come spot elettorale senza avere basi fondate su valori nobili. La città ha bisogno di onestà, serietà e buon senso.