Il presidente della security molla perché il bilancio non può essere sanato con le alchimie imposte da Di Majo. La Polizia di Frontiera boccia la PAS e il ruolo di Conte
CIVITAVECCHIA – La tregua nel Porto di Civitavecchia è durata davvero poco. Come al solito, a metterci del suo, è stato il presidente (sciatore) Maria Francesco Di Majo.
Ieri mattina ha rassegnato le proprie dimissioni Andrea Rigoni, nominato appena tre mesi fa alla guida della PAS (port authority security).
Già al momento della sua nomina accettò con riserva. Voleva controllare bene la situazione dei bilanci. Poi, dopo aver ricevuto molte pressioni e non potendo più esistere una situazione di stallo accettò l’incarico.
Non è stata una vita facile e la mancata presentazione del bilancio ne era la prova. Mancavano tanti soldi e giustificarli non era facile. Alchimie contabili e abilità dei commercialisti avevano mascherato i conti ma alla fine i nodi sono venuti al pettine.
Già perché i soldi che mancavano e che mancano all’appello (c’è chi dice 400 chi 800 mila euro) li deve “cacciare” Molo Vespucci.
All’ennesimo “niet” dalle innevate montagne dell’Austria (si dice), Rigoni, che non è certo l’ultimo arrivato, ha salutato i suoi collaboratori e sbattuto la porta in faccia al presidente Di Majo.
Non finisce qui. Già perché adesso, a chiedere la testa del presidente, anche il Movimento 5 Stelle cittadino che avrebbe chiesto a gran voce, al proprio ministro di riferimento Toninelli, di mettere fine all’agonia in cui versa il porto.
I pentastellati lo definiscono “una brava persona” ma “che non ha capito quale ruolo abbia”. Un attacco pesante partito dopo che il presidente ha “tradito” il patto col Pincio e fatto appello al Consiglio di Stato per bloccare la sentenza del Tar del Lazio che aveva dato ragione a Pasqualino Monti e ritenuto valido l’accordo economico con l’amministrazione comunale.
Il consigliere comunale ed ex membro del comitato di gestione, Francesco Fortunato, ha rilasciato delle dichiarazioni di fuoco che sintetizziamo in pochi concetti, quelli con i quali ha descritto Di Majo: inadeguato, sempre assente, disinteressato ai problemi del porto, protagonista di vertenze che hanno messo a ferro e fuoco la città e creato guerre intestine che hanno rovinato gli equilibri esistenti.
Insomma una bocciatura su tutti i fronti e la conseguente richiesta di mettere fine al più presto alla sua esperienza commissariandolo al più presto.
Ad aggravare ulteriormente la posizione del DI Majo il verbale di debriefing del 3 agosto scorso redatto dall’ufficio di Frontiera Marittina di Civitavecchia.
Una bocciatura su tutti i fronti per ciò che concerne la sicurezza all’interno del porto. Non solo. Il verbale mette in evidenza il ruolo del direttore tecnico Conte e lo accusa di non aver ancora svolto l’esame che lo abilita al ruolo che svolge.
Non entriamo nel dettaglio delle contestazioni elencate in quattro pagine. Criticità che si possono sanare in poco tempo ma, adesso, bisogna trovare un altro presidente per la PAS e la cosa non sarà facile. L’ombra della messa in liquidazione della società è sempre più vicina.