L’ Università della Tuscia contro la nuova telematica e-Campus

VITERBO- Il tempio della cultura, della formazione, il più alto grado dello studio: l’Università. Andris Barblan, ex segretario generale dell’EUA (European university association) dichiarò: «L’università […] rappresenta una comunità intellettuale che riflette la necessità e le potenzialità dell’integrazione sociale e politica dell’Europa».
Ecco che l’università non è un “esamificio” bensì un luogo fisico di aggregazione e di accrescimento intellettivo e culturale, un’istituzione da difendere e incentivare. Questo deve essere fatto, sì, dai cittadini, ma soprattutto dagli enti locali. Ci chiediamo, quindi, come sia possibile che un’istituzione come il Comune di Viterbo, che ha la fortuna di ospitare nel suo territorio l’Università degli Studi della Tuscia che, ricordiamo, figura tra i primi cinque piccoli Atenei d’Italia, possa aver concesso lo scorso sabato 27 ottobre, la sala Regia di Palazzo dei Priori, per la presentazione dell’Università telematica “E-campus”. Ci auguriamo che si tratti solamente di una svista e non di un tentativo di dare più rilevanza a un’università telematica, la quale non porterebbe grossi vantaggi per il territorio.
Se ci fermiamo a riflettere, infatti, notiamo che un Ateneo come l’Università della Tuscia attira non solo studenti e risorse utili al suo sviluppo ma soprattutto persone e attenzioni sul suo territorio. Lo studente che si ritroverà a studiare a Viterbo, porterà a Viterbo anche gli amici e i familiari che lo vengono a trovare da casa, avrà bisogno di una stanza in cui alloggiare, uscirà la sera per bere qualcosa con i colleghi, magari si iscriverà in palestra e così via. Tutto ciò non potrà che arricchire il territorio. Ma se lo studente frequentasse un’università telematica, allora potrebbe farlo comodamente da casa propria e non avrebbe la necessità di raggiungere Viterbo se non per presenziare agli esami. Farebbe parte di un’università, che impartisce solamente lezioni on-line e che non ha né laboratori né libri, un’università in cui gli studenti che si laureano in ingegneria non hanno mai avuto esperienze dirette in un cantiere, quelli che si laureano in chimica non hanno mai utilizzato microscopi e i laureati in lettere avranno letto solamente slide invece che libri veri.

I Rappresentanti degli Studenti in Senato Accademico e C.d.A. dell’Università degli studi della Tuscia