Gentile Redazione,
sono il Dott….., dipendente dell’azienda Viterbo Ambiente.
Vi scrivo questa segnalazione per mettere i Vs. lettori a conoscenza della spiacevole situazione che i dipendenti di Viterbo Ambiente vivono ogni giorno sul posto di lavoro. Per la stessa ragione ho anche scritto qualche giorno fa al Prefetto, non solo a mio nome, ma anche per conto di altri colleghi, che per paura di provvedimenti disciplinari preferiscono mantenere l’anonimato. Anch’io vorrei però che il mio nome non venisse pubblicato sul Vs. articolo. Da diverso tempo una gran parte degli operai subisce vessazioni da parte dell’azienda su suggerimento di coloro che operano in ufficio. Tali comportamenti implicano sospensioni, più o meno durature, dal lavoro e dalla retribuzione, causando, come è facile immaginare, danni economici alle rispettive famiglie. Io stesso sono stato sospeso per dieci giorni per un futile motivo. Noi sappiamo che questi metodi draconiani sono suggeriti da chi vuole mettersi in mostra di fronte ai vertici aziendali, ma non vorremmo che Viterbo Ambiente li assecondi e ne approfitti per fare cassa risparmiando sugli stipendi degli operai.
Con queste sanzioni disciplinari date a iosa si sta sfiorando il paradossale, ma soprattutto si stanno violando quelli che sono i normali diritti su cui la nostra Repubblica è fondata. Ne è un esempio lampante quello che è successo ad un dipendente. Ad Ottobre ha ricevuto una lettera di contestazione disciplinare, nella quale veniva rilevato un suo comportamento lesivo della buona immagine di Viterbo Ambiente: tale comportamento sarebbe consistito in un suo commento ad un post pubblicato sul profilo Facebook del Consigliere comunale Chiara Frontini.
L’operaio ha affermato però di non poter assumersi la paternità di quelle considerazioni, evidentemente scritte da qualcun altro sotto il suo nome, appropriandosi probabilmente del suo cellulare o comunque riuscendo ad entrare dal proprio PC o telefonino nel suo account Facebook.
(Vi è, tra l’altro, da dubitare se siano stati quegli stessi dipendenti di Viterbo Ambiente che operano in ufficio a postare i commenti. Infatti diversi operai hanno ricevuto notifiche da Facebook in cui venivano avvisati di tentativi di entrata nei loro profili).
Ha allora avanzato una querela contro ignoti, denunciando la pubblicazione di quei commenti da parte di altri soggetti tramite il suo profilo social a sua insaputa. Eppure ha ricevuto 10 gg. di sospensione, poiché “quanto addotto non esclude, tramite elementi oggettivi e terzi, la sua estraneità ai fatti oggetto di contestazione, in quanto non viene prodotto alcun elemento di prova idoneo ad escludere una sua azione diretta”.
A mio parere, si è trattato di una questione priva peraltro di ogni consistenza offensiva, posto che nei commenti in esame ci si limitava in buona sostanza ad esprimere una non piena condivisione della metodologia aziendale di espletamento del lavoro rispetto a quanto si verifica in altre realtà territoriali.
Inoltre, nell’incipit della lettera si leggeva che“Personale dell’azienda svolge da alcuni mesi un giornaliero controllo sui media (stampa e web) per verificare, all’interno della tematica sulla gestione dei rifiuti nel Comune di Viterbo, se e come viene coinvolta l’immagine e la reputazione della Viterbo Ambiente scarl”. Si era così venuti a conoscenza del post incriminato: ritengo allora altamente grave e deprecabile che i vertici di un’azienda conferiscano espressamente l’incarico ad alcuni dipendenti di svolgere una quotidiana azione di sorveglianza sulle condotte poste in essere dagli altri dipendenti nella loro vita privata, al di fuori dell’orario e del luogo di lavoro.
Il conferimento di mansioni del genere rappresenta una palese violazione, da un lato, del disposto di cui all’articolo 21 della Costituzione, che garantisce a tutti il “diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”; dall’altro, delle norme a tutela della privacy, non solo giuridiche, poste dall’apposito Codice approvato con il D.lgs. 196/2003, ma altresì ed ancor prima, dei più elementari princìpi di buon senso di rispetto della riservatezza.
Una simile attività di vigilanza potrebbe indubbiamente costituire oggetto di una controversia instaurabile in giudizio contro un’azienda. Più che di controllori in ufficio, ci sarebbe bisogno di un maggior numero di operai da adibire alla raccolta di rifiuti dietro i mezzi.
Al Prefetto abbiamo chiesto, in conclusione, di assumere le misure più opportune nei confronti di questi esaltati che rendono impossibile la vita dei lavoratori. Inoltre, sollecitiamo il Sindaco Giovanni Arena a bandire al più presto il nuovo appalto per la raccolta dei rifiuti, visto che quello vinto da Viterbo Ambiente è scaduto a settembre. Infine, chiediamo a Chiara Frontini di effettuare un’interrogazione in Consiglio comunale su questa vicenda.
Lettera firmata