Cesare Battisti arrestato in Bolivia. Il presidente Bolsonaro “twitta” la sua gioia a Salvini

Quell’assassino di Cesare Battisti è stato arrestato in Bolivia. Aveva barba e baffi finti. Evaso dal carcere nel 1981 in Italia deve scontare due ergastoli per l’uccisione di due agenti di polizia

Cesare Battisti è stato arrestato a Santa Cruz, la città più popolosa della Bolivia. Al momento dell’arresto aveva barba e baffi finti. L’operazione è stata condotta dall’Interpol dopo che lo scorso dicembre era riuscito a scappare dal Brasile cosciente che l’elezione di Bolsonaro avrebbe posto fine al suo status di rifugiato politico concessogli nel 2009. Lo stato sud americano aveva preso questa decisione poiché riteneva ci fosse il fondato timore di persecuzione del Battisti per le sue idee politiche e aveva stabilito di concedere l’estradizione solo se l’Italia avesse commutato i due ergastoli in una pena massima di 30 anni di carcere.

 

Dopo alterne vicende e sentenze del Tribunale brasiliano il caso Battisti ha il suo epilogo con l’elezione dell’attuale Presidente della Repubblica Jair Bolsonaro che, già in campagna elettorale, aveva promesso che qualora fosse stato eletto avrebbe immediatamente estradato Cesare Battisti che da ottobre 2018 aveva fatto perdere le proprie tracce.  Cesare Battisti, sentendosi braccato e con una sentenza di estradizione emessa il 16 dicembre, quando il giudice della Corte Suprema brasiliana Luiz Fux ne ha ordinato l’arresto “a fini di estradizione”, ha risalito il Sud America fino la Bolivia dove si credeva di essere riuscito a far perdere le sue tracce nella popolosa Santa Cruz. Al momento della cattura era in strada da solo e indossava una barba e baffi finti e non avrebbe opposto resistenza. A catturarlo una squadra speciale dell’Interopol  con agenti boliviani, italiani e brasiliani che da giorni era sulle sue tracce. Gli investigatori erano giunti  in Bolivia già da una settimana e dopo aver circoscritto l’area in cui si trovava Battisti, hanno iniziato ad appostarsi in zona fino al blitz finale in strada È stato proprio il figlio di Bolsonaro, deputato al Parlamento brasiliano, a comunicare l’arresto attraverso un tweet a Matteo Salvini: “Il Brasile non è più terra di banditi, Matteo Salvini il piccolo regalo è in arrivo”, facendo riferimento alle parole del padre che aveva detto al leader della lega: “Se vinco le elezioni Battisti sarà il mio regalo”.


 

Immediata la replica via social dello stesso Ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini che ha scritto: “Grazie di cuore al presidente Jair Messias Bolsonaro e al nuovo governo brasiliano per il mutato clima politico che, insieme a un positivo scenario internazionale dove l’Italia è tornata protagonista, hanno permesso questo successo atteso da anni, grazie alle Autorità boliviane e alla collaborazione di altri Paesi amici”. “Ringrazio per il grande lavoro le Forze dell’Ordine italiane e straniere, la Polizia di Stato, l’Interpol, l’AISE e tutti coloro che hanno lavorato per la cattura di Cesare Battisti, un delinquente che non merita una comoda vita in spiaggia, ma di finire i suoi giorni in galera” si legge nel post sui Facebook  che conclude: “Il mio primo pensiero va oggi ai famigliari delle vittime di questo assassino, che per troppo tempo si è goduto una vita che ha vigliaccamente tolto ad altri, coccolato dalle sinistre di mezzo mondo. È finita la pacchia”


 

Dopo essere evaso nel 1981 fugge a Parigi, dove si rifugia per circa un anno dandosi alla scrittura e fondando la rivista culturale Via Libre. Nel 1982 scappa in Messico a Puerto Escondido dove resta fino al 1990. Qui si dedica alla letteratura su consiglio di Paco Ignacio Taibo II (scrittore e giornalista spagnolo).

Torna in Francia, a Parigi, dove inizia a scrivere i suoi primi romanzi – editi dalla più importante casa editrice francese, la Gallimard – ma anche facendo altri lavori: tenta di aprire una lavanderia, fa il portinaio di un palazzo. Risiederà a Parigi fino al 2004 anno in cui il Presidente della Repubblica Jaques Chirac decide di negargli il passaporto francese (che gli era stato già concesso) e di estradarlo in Italia. Viene sottoposto agli arresti con la scusa di una lite con il vicino. Scarcerato in attesa di essere estradato fugge in Brasile. Dapprima arrestato nel 2007, gli viene concesso lo status di rifugiato politico nel 2009, status che gli consentirà di vivere a Cananéia, nel sud del paese, fino alla fuga del dicembre 2018.

Cesare Battisti è nato nel 1954 a Cisterna di Latina: condannato a due ergastoli in Italia era riuscito a evadere dal carcere nel 1981 dopo la condanna a 12 anni in primo grado per quattro omicidi avvenuti alla fine degli anni settanta: due compiuti materialmente e due in concorso con altri, quello del gioielliere Pierluigi Torregiani, a Milano, per il quale Battisti è stato condannato come mandante e ideatore, quello del macellaio Lino Sabbadin a Mestre, per il quale Battisti ha fornito copertura armata. Battisti è accusato di essere anche l’esecutore materiale dell’omicidio di Andrea Campagna, agente della Digos di Milano, ucciso il 19 aprile del 1978 e di Andrea Santoro, maresciallo del carcere di via Spalato.

 

La sua storia criminale inizia a 18 anni quando compie una rapina a Frascati, arrestato tornerà in carcere altre due volte per sequestro di persona e poi per l’aggressione a un sottoufficiale dell’esercito. In carcere a Udine conosce Arrigo Cavallina, qui decide di entra a far parte dei Pac, il gruppo eversivo Proletari armati per il comunismo, ritenuto responsabile di rapine a banche e supermercati che il gruppo rivendica in quanto espropri proletari. Battisti tuttavia, pur riconoscendo la sua precedente militanza nella lotta armata, fatto da cui non si è mai dissociato o pentito, con una lettera al Tribunale brasiliano nel 2009 dichiarò la sua estraneità a essi, e affermò di non avere mai sparato a nessuno. Le condanne sono state inflitte sulla base delle confessioni rese da Pietro Mutti, aderente a Prima Linea, collaboratore di giustizia e principale accusatore di Battisti e di altri, e sulla cui testimonianza si basa l’architrave del processo e sulla quale sussistono molti dubbi.

Per Cesare Battisti è prevista la condanna del carcere a vita in regime di 41 Bis. Su di lui pendono due ergastoli per i delitti Santoro e Campagna, una condanna a 13 anni e cinque mesi per concorso morale nell’omicidio Torregiani, 12 anni per concorso nell’omicidio Sabbadin e per insurrezione armata, possesso illegale di armi, banda armata, associazione sovversiva, rapina, furto a cui si aggiunge la condanna per evasione.

Alcuni reati sono caduti in prescrizione nel 1987: detenzione di armi, aggressione, ferimenti, altri nel 1991 cospirazione e associazione sovversiva. Alcune pene specifiche della fattispecie terroristica, inflitte a Battisti e ai PAC in via definitiva nel 1993, sono cadute in prescrizione nel 2012 (partecipazione a banda armata) e nel 2013 (rapina),

Le pene per gli omicidi Torregiani e Sabbadin si prescriveranno nel 2023 e nel 2021, mentre quelle per i reati per cui è stato condannato all’ergastolo (omicidio Santoro e Campagna) non sono invece prescrittibili.