Reddito di Cittadinanza in Umbria, Carbonari (M5S): “La Regione non si azzardi a sabotarlo”

“La giunta regionale di centrosinistra sostiene che il Reddito di Cittadinanza sarà impossibile da applicare in Umbria. Dopo anni di fallimenti, se non sono in grado di far funzionare i centri per l’impiego locali si dimettano”

Di Maria Grazia Carbonari, Consigliere M5S – Regione Umbria

 

Martedì l’assessore con delega allo sviluppo economico Paparelli ha  pronunciato parole inquietanti sulla “impossibilità di realizzare  l’impianto” del Reddito di Cittadinanza per i circa 40.000 umbri che la  Giunta stima ne avrebbero diritto, a causa di non meglio precisati  limiti dei centri per l’impiego e della nuova Agenzia per il Lavoro. Il
giorno successivo la presidente Marini ha ribadito in una intervista che  il Reddito di Cittadinanza sarebbe “impossibile da realizzare” nel Pianeta Umbria.

In questi anni la nostra regione è diventata la tra le peggiori per PIL,  occupazione, precariato e anche depressione. Oltre al benessere, gli  umbri hanno perso anche la dignità. Una realtà che non tocca chi è  legato al sistema di potere. Per poche persone, i loro familiari, amici e amanti ci sono ricche poltrone, affidamenti diretti, consulenze e cariche. Senza concorsi, senza difficoltà, senza precariato e senza  stipendi da fame. Lo abbiamo raccontato e documentato in questi 4 anni facendo nomi e cognomi, senza farci intimidire dalla querele e  nonostante il silenzio di buona parte della stampa.

Forse si teme proprio che con il Reddito di Cittadinanza gli umbri possano  riacquistare dignità e autonomia? Sandro Pertini diceva che non esiste vera libertà senza mezzi materiali, un concetto che andrebbe ricordato alla “sinistra” renziana. Se i centri per l’impiego non hanno fino ad oggi avuto i mezzi per funzionare è responsabilità di chi ha governato la regione. Le risorse per il Reddito di Cittadinanza sono stanziate, perciò la Giunta intervenga per mettere in condizione gli uffici di erogarlo, invece di mettere le mani avanti prima ancora di averci provato. Se non è in grado si dimetta, invece di attaccare chi per la prima volta in decenni interviene veramente a difesa dei più deboli.