Viterbo – Suicidi e violenze nel carcere “punitivo” di Mammagialla. Ispettori ministeriali in attesa del nullaosta della Procura

Interrogazione parlamentare sulla denuncia di un detenuto che accusa di essere picchiato selvaggiamente dagli agenti penitenziari. La risposta del Governo: “Vigileremo e i colpevoli saranno puniti”

VITERBO – Tantissime le interrogazioni e interpellanze fatte al ministro della Giustizia per avere notizie su quanto stia accadendo presso il carcere di Mammagialla. Suicidi e ripetute violenze denunciate ai danni di detenuti. Il Governo ieri ha risposto per mezzo del sottosegretario Vittorio Ferraresi.

Questo l’ultimo atto e resosi necessario dopo l’ennesimo episodio di violenza. Secondo quanto denunciato dalla moglie, il detenuto Giuseppe De Felice, 31enne ristretto nel carcere di Viterbo, sarebbe stato picchiato selvaggiamente dagli agenti penitenziari.

De Felice, precedentemente recluso a Rebibbia, è nel carcere di Viterbo da circa un mese.

Si trovava nel quarto piano D1 quando, come riferito dalla moglie e riportato da un articolo de Il Dubbio dell’8 dicembre 2018, «gli hanno perquisito la cella, messo a soqquadro tutto e hanno calpestato la foto che ritraeva noi due; mio marito ha reagito urlandogli contro, prendendoli a parolacce».

A quel punto un agente penitenziario lo avrebbe portato sulla rampa delle scale e una decina di agenti penitenziari, senza farsi vedere in volto, lo avrebbero massacrato di botte. De Felice ha raccontato alla moglie che gli agenti avrebbero indossato dei guanti neri e una mazza bianca per picchiarlo. Poi lo avrebbero portato in infermeria, ma senza visitarlo, dopodiché lo avrebbero messo in isolamento per un’ora;

Il capogruppo di +Europa Radicali al consiglio regionale del Lazio Alessandro Capriccioli si è recato in visita ispettiva presso la casa circondariale di Viterbo e ha incontrato il detenuto in questione, che ha ribadito la versione dei fatti riportata dalla moglie.

La moglie di De Felice ha poi contattato Rita Bernardini del Partito Radicale, che ha inviato la segnalazione urgente agli organismi preposti, dal garante nazionale Mauro Palma a quello regionale Stefano Anastasia, oltre che al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e al direttore del carcere di Viterbo pregandolo di verificare quanto denunciato dalla signora e di far visitare urgentemente il detenuto in modo da mettere agli atti della sua cartella clinica il relativo referto, come previsto dall’articolo 1 comma 7 del decreto legislativo 2 ottobre 2018, n. 123.

Si tratterebbe, se confermato, di un episodio gravissimo, tra l’altro in un carcere che ha fama di essere un istituto «punitivo», e in cui negli ultimi mesi si sono verificati due suicidi.

Nel giugno 2018, il Garante regionale per i diritti delle persone private della libertà Stefano Anastasia ha presentato un esposto alla procura di Viterbo, nel quale si legge che diversi detenuti da lui incontrati in quel carcere «hanno riferito di essere stati vittime di violenze per mano di agenti di Polizia Penitenziaria»; una parte di essi mostrava «segni evidenti di contusioni e lacerazioni sul corpo». Si riportavano, poi, le testimonianze di detenuti (tutti stranieri) che descrivevano modalità e dettagli tali da rendere credibili i racconti; le vittime sostenevano inoltre «di non essere state visitate da medici se non dopo diversi giorni o, in altri casi, dopo diversi mesi»;

L’INTERVISTA DI FERRARESI A RADIO RADICALE

Sono inoltre in corso le indagini per il suicidio di un detenuto italiano avvenuto quest’estate. A quanto si apprende dall’articolo de Il Dubbio citato, i vicini di cella avrebbero chiesto agli agenti di intervenire dopo che il detenuto, in stato di forte agitazione, aveva urlato che si sarebbe suicidato, ma gli agenti avrebbero sottovalutato il problema e sarebbero ritornati dopo due ore, quando oramai il ragazzo era morto con il cappio ricavato dal lenzuolo.

Sempre a Viterbo, il 23 luglio 2018, si è suicidato Hassan Sharaf, un egiziano di 21 anni che avrebbe finito di scontare la pena il 9 settembre, ma è stato trovato impiccato nella cella di isolamento dove era stato trasferito da appena due ore. Il ragazzo, durante la visita di una delegazione del garante regionale dei detenuti, mostrò all’avvocata Simona Filippi alcuni segni rossi su entrambe le gambe e dei tagli sul petto che, secondo il suo racconto, gli sarebbero stati provocati da alcuni agenti di polizia che lo avrebbero picchiato il giorno prima. Il Garante Anastasia ha fatto un esposto sulla vicenda di Hassan, che aveva riferito al garante di avere «molta paura di morire». Ad oggi non è noto se la procura competente abbia avviato o meno le indagini per verificare l’accaduto; secondo quanto riportato da un articolo de Il Dubbio dell’11 dicembre, la moglie di De Felice ha ricevuto una sua lettera nella quale il marito ha scritto di essere stato visitato e che gli è stata diagnosticandogli la perdita di udito in un orecchio.

Ecco la risposta del Governo: