Viterbo “Operazione Erostrato” – Si alleggeriscono le posizioni di Manuel Pecci e Gazmir Gurguri

Il sostituto procuratore Tucci ha fatto trovare la deposizione di Andrea Guidozzi, ascoltato dai carabinieri il 4 febbraio scorso e ulteriori faldoni fino a quel momento sconosciuti alle difese

VITERBO – Un riesame che sembrava scontato e che invece ha riservato dei piccoli colpi di scena che probabilmente hanno alleggerito, e non poco, le posizioni di Manuel PECCI, 29enne residente a Viterbo, titolare di un centro estetico e Gazmir GURGURI, detto “Gas”, cittadino albanese di 35 anni, residente a Canepina, operaio.

Il professor Carlo Taormina, affiancato dal giovane avvocato viterbese Fausto Barili, ha dato filo da torcere ai giudici del riesame per far valere le ragioni del proprio assistito, Manuel Pecci, finito ai domiciliari e nel tritacarne dell’operazione “Erostrato” per un presunto danno di 180 euro.

L’altro sorpresa l’ha regalata l’avvocato Franco Taurchini che difende Gazmir GURGURI. Il noto penalista viterbese, infatti, non solo si è presentato all’appuntamento con un corposo fascicolo di indagini difensive ma, a quanto pare, è riuscito a trovare all’interno dei nuovi faldoni messi a disposizione delle difese, interessanti documenti che scagionerebbero, da alcune contestazioni, il suo assistito. Veniamo ai fatti per come siamo riusciti a ricostruire visto che l’udienza, a Piazzale Clodio, era a porte chiuse.

I pubblici ministeri Giovanni Musarò e Fabrizio Tucci hanno depositato a sorpresa ulteriori atti relativi alle posizioni delle tredici persone arrestate a vario titolo per associazione di stampo mafioso lo scorso 25 gennaio. Si tratterebbe, in particolare, di ulteriori atti di indagine – l’inchiesta non è ancora chiusa – svolti dopo l’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare, tra cui annotazioni, sommarie informazioni testimoniali, commenti dei pm e intercettazioni.

Tra queste nuove carte, la più indicativa, almeno per la difesa di Manuel Pecci è stata la deposizione rilasciata ai carabinieri da Andrea Guidozzi. Secondo indiscrezioni, Guidozzi avrebbe dichiarato di conoscere Trovato da molto tempo così come Pecci.

I fatti corrisponderebbero alla ricostruzione fatta fin da subito da Manuel Pecci.

Guidozzi si sarebbe sottoposto a due trattamenti di depilazione che avrebbe pagato 180 euro complessivamente.

A seguito di queste due applicazioni avrebbe avuto una forte irritazione che lo costrinse a ricorrere alle cure di un dermatologo.

Prima di ricorrere alle cure del dermatologo, Andrea Guidozzi ne parlò con Pecci, manifestando tutto il suo disappunto. Quest’ultimo però lo rassicurò perché era coperto da un’assicurazione contro eventuali danni subiti dai clienti.

Guidozzi però, dopo qualche giorno, fece recapitare una lettera fatta scrivere dal proprio avvocato Floro Sinatora, a Manul Pecci dove metteva, nero su bianco, sia i problemi che aveva riscontrato a seguito dei due trattamenti sia la necessità di ricorrere all’aiuto di dermatologo con l’eventuale richiesta di danni.

Proprio il giorno in cui Pecci ricevette la lettera, Trovato era nel salone a farsi i capelli. Secondo la ricostruzione dell’avvocato Taormina, fu una iniziativa autonoma del Trovato di sistemare questa diatriba visto che conosceva entrambi.

Dopo aver parlato con Guidozzi, Trovato parlò anche con l’avvocato Floro Sinatora che oltre ad essere un corregionale era, si dice, anche il suo legale per alcune pratiche.

Detto questo, a quanto pare, nella deposizione rilasciata ai carabinieri lunedì scorso, Andrea Guidozzi avrebbe dichiarato di non voler sporgere denuncia nei confronti sia di Pecci che di Trovato (anche se per la tipologia di reato c’è la procedibilità d’ufficio).

Ora c’è da capire bene se Pecci, per amicizia o per soggezione, abbia assecondato Trovato al telefono durante alcune conversazioni intercettate dagli investigatori.

Fatto sta che Guidozzi guarì velocemente e che per la mole di lavoro dell’istituto di Pecci, la garanzia di una copertura assicurativa era scontata.  Sembra davvero tutto assurdo; ad iniziare dalla misura cautelare per una diatriba fondata su un presunto danno di 180 euro più le spese di una pomata dermatologica.

Pecci ha reso spontanee dichiarazioni e risposto alle domande poste dai magistrati – sottolinea l’avvocato Taormina – spiegando il contesto amicale in cui si sono svolti i fatti, tra persone che si conoscono e si frequentano fin dall’infanzia. C’è un’intercettazione del dicembre 2017, in particolare, che chiarisce bene come la vicenda relativa alla depilazioni si sia conclusa ricorrendo semplicemente a un dermatologo”. 

Altro colpo di scena lo ha riservato il combattivo avvocato Franco Taurchini. Non solo perché avrebbe presentato delle memorie con allegate le indagini difensive svolte da lui e che proverebbero, oltre ogni ragionevole dubbio, che il suo assistito, Gazimir Gurguri detto Gas, fosse altrove mentre gli amici davano fuoco alla macchina dell’avvocato Alabiso.

Non solo. Dalle nuove carte presentate in sede di riesame, sarebbe evidente l’estraneità di Gazimir dal capo di imputazione inerente la pistola (lo dicono i carabinieri).

In una delle tante relazioni fatte dagli uomini dell’Arma, si evidenzia come lo stesso Gazimir, avesse interrotto qualsiasi rapporto con Trovato e gli altri presunti appartenenti al clan e si fosse dedicato solo ed esclusivamente al proprio lavoro. 

“Due le cose utili – spiega Taurchini – ho fatto notare ai giudici come, dopo l’incendio della macchina di Alabiso, Gurguri si sia defilato e non abbia preso parte ad altre iniziative intimidatorie. Nei nuovi documenti, inoltre, viene attribuita ad altri e non a lui la pistola ritrovata nelle campagne”.

Gli altri indagati, che hanno depositato l’istanza venerdì scorso,  l’udienza è stata fissata giovedì prossimo, il 14 febbraio. 

Fisicamente era presente soltanto il parrucchiere 29enne Manuel Pecci, titolare di un salone di bellezza in via Maria Santissima Liberatrice, uno dei due unici indagati agli arresti domiciliari. Al suo fianco, come detto, i difensori Carlo Taormina e Fausto Barili. 

Gli indagati

1. TROVATO Giuseppe, detto “Peppino”, 43enne originario di Lamezia Terme, da anni trasferitosi a Viterbo, dove gestisce tre Compro oro, con un ruolo di vertice nell’associazione smantellata;

2. REBESHI Ismail, detto “Ermal”, cittadino albanese di 36 anni, domiciliato a Viterbo, dove gestisce una rivendita di autovetture ed un locale notturno, anche questo con ruolo di vertice nel sodalizio;

3. PATOZI Spartak, detto “Ricmond”, cittadino albanese di 31 anni, residente a Vitorchiano, operaio, partecipe dell’associazione;

4. DERVISHI Sokol, detto “Codino”, cittadino albanese di 33 anni, residente a Viterbo, operaio, partecipe dell’associazione;

5. GURGURI Gazmir, detto “Gas”, cittadino albanese di 35 anni, residente a Canepina, operaio, partecipe dell’associazione;

6. LAEZZA Gabriele, detto “Gamberone”, 31enne, residente a Viterbo, operaio, partecipe dell’associazione;

7. OUFIR Fouzia, detta “Sofia”, cittadina marocchina di 34 anni, residente a Viterbo, compagna e dipendente di Trovato, partecipe dell’associazione;

8. GUADAGNO Martina, 31enne residente a Viterbo, dipendente di Trovato, partecipe dell’associazione;

9. FORIERI Luigi, detto “Gigi”, 51enne residente a Caprarola, titolare di un bar, partecipe dell’associazione;

10. PATOZI Shkelzen, detto “Zen”, cittadino albanese di 34 anni, residente a Viterbo, operaio, partecipe dell’associazione;

11. PAVEL Ionel, cittadino romeno di 35 anni, concorrente in alcuni delitti-fine;

12. PECCI Manuel, 29enne residente a Viterbo, titolare di un centro estetico, concorrente in un delitto-fine;

13. ERASMI Emanuele, 50enne residente a Viterbo, artigiano, concorrente in un delitto-fine.


Presunzione di innocenza
Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale.

Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.