Sutri – Undici le mostre che saranno aperte dal 25 aprile 2019 al 12 gennaio 2020 a Palazzo Doebbing per la rassegna “Dialoghi a Sutri”, oltre al Museo di Arte antica e di Arte sacra che ospiterà capolavori della Tuscia provenienti dagli edifici della Diocesi di Civita Castellana, e i tesori dell’antica Sutri, con l’Efebo.
Al centro della mostra, Tiziano, con la sua “Estasi di San Francesco” l’omonimo dipinto che appartiene a una fase di piena maturità e consapevolezza dell’artista: “Proveniente dalla chiesa di San Francesco ad Ascoli Piceno – spiega Sgarbi – il dipinto fu commissionato, dopo il 1561, da Desiderio Guidoni, di una ricca famiglia di Accumoli (oggi funestata dal terremoto), venuta ad Ascoli intorno al 1540. Ispirandosi agli ideali mistici della Controriforma, Tiziano elabora la composizione, con il committente fuori dalla scena sacra, inginocchiato su due gradini e con le armi della famiglia: dietro l’episodio si apre un paesaggio roccioso attraversato da un corso d’acqua che forma una cascatella, richiamando i luoghi del Cadore della memoria. Il Redentore, come Christus triumphans, appare in un alone di luce dorata fra nuvole scure, lanciando raggi vermigli che colpiscono il costato, le mani e il piede destro di San Francesco. Il dipinto di Ascoli appartiene alla maturità piena, nella fase estrema dell’arte di Tiziano. La pittura si impasta e si fonde, con colpi densi e rapidi di viva materia cromatica, stesa con tecnica informale di sconcertante modernità, tanto da aprire alla pittura di El Greco e della fase matura di Jacopo Bassano. In dialogo con un’opera così aperta, e di tale libertà espressiva, si pone un altro testo fondamentale della pittura della controriforma: la purissima e limpidissima pala della vicina Ronciglione, sempre per una chiesa francescana: l’Assunta immacolata di Scipione Pulzone. Tiziano nel 1516 aveva dipinto in purissimo stile classico, con tangenze raffaellesche, l’Assunta per la chiesa dei Frari a Venezia»
E ancora, opere di: Scipione Pulzone, “L’Immacolata”,In dialogo con quella fase dell’arte di Tiziano che Sgarbi definisce ‘estrema’, la rigorosa e classicissima pala di Scipione Pulzone: ” Tiziano e Scipione Pulzone, nella seconda metà del XVI secolo, identificano due mondi opposti e lontani. Le due pale francescane sono agli antipodi, ma hanno in comune l’obiettivo della persuasione mistica, come ipnosi dei fedeli davanti all’integra luce di Dio”, Henri Rousseau, “La charmeuse de serpents”. Altro avvincente dialogo è quello tra le giungle selvagge di Rousseau e le bestie feroci di Ligabue. Entrambi autodidatti, spirituali e privi di ogni accademia. E per questo denigrati, etichettati dalla critica del tempo come ‘naif’ nel senso dispregiativo del termine, Antonio Ligabue, “Dipinti”, Un artista del quale Sgarbi si è occupato in più mostre: “La pittura di Ligabue è una proiezione metaforica del mondo nel suo stato di ebollizione, di violenza implicita nella forza. Volpe, tigre, leone, leopardo, serpente, grande ragno, gorilla e, talvolta quieto talvolta minaccioso, anche Ligabue. Gli animali che vede nella foresta sono simboli di forza, di energia, emblemi di un desiderio di libertà, di riscatto”. Fausto Pirandello, “Autoritratti”,Francis Bacon, Ottone Rosati, Renato Guttuso, Ernesto Lamagna,Luca Crocicchi e Carlos Solito.
La mostra è stata finanziata dal mecenate Emmanuele Maria Emanuele presidente della Fondazione Terzo Pilastro.