“Con Zeffirelli non muore un grande regista (e probabilmente i critici faticheranno a trovargli il posto giusto) ma un artista che ha interpretato il suo compito d’illustratore e narratore al centro e con l’orgoglio della grande tradizione italiana, felice di esserne epigono piuttosto che velleitario innovatore.
Il suo peso nel cinema e nel teatro è esattamente come quello di un pittore eluso ed evitato, per quanto popolarissimo, come Pietro Annigoni.
Entrambi hanno pagato di essere bravi, mentre le avanguardie ideologiche distruggevano le forme e la memoria della tradizione.
Zeffirelli è stato il custode della storia e dell’arte italiana, preferendosi epigono che dissacratore.
Ha preferito essere l’ultimo dei classici piuttosto che l’ultimo degli avanguardisti.
Ha raccontato, semplicemente: come Giorgio Bassani, come Vasco Pratolini, come Tomasi di Lampedusa.
Oggi senza di lui la storia è orfana, senza tutela”
Vittorio Sgarbi