Il presidente dell’associazione culturale “Enrico Berlinguer” di Terni, Giocondo Talamonti, evidenzia che i pentastellati hanno molte più affinità col PD di quante ne avessero con la Lega, criticando le politiche di Salvini e la precedente alleanza giallo-verde
di Giocondo Talamonti*
Con un termine abusato, i politici che oggi si trovano esclusi dalla gestione della cosa pubblica, chiamano il nascente accordo M5S-Pd, “inciucio”, facendo finta di ignorare che l’affinità fra i due partiti supera di gran lunga quella appena conclusa fra Lega e M5S. Però fa presa, “inciucio”. Suona come un accordo carbonaro, scientemente illegale. Fa presa sugli ignoranti, fa presa sui rancorosi, fra gli ingenui, includendo fra costoro anche quelli che hanno consigliato a Salvini di rompere le fila e inneggiare al voto.
A quanti si sono messi in fila come pecore, o peggio ancora come bamboccetti in vuoti selfie, occorrerà ricordare che esiste una Costituzione che regola situazioni come questa che si sta affrontando. Chi non la conosce, sarebbe bene che se l’andasse a leggere e, nel caso non riuscisse a capire quello che legge, a farsi spiegare da chi è più informato cosa significhino gli articoli che regolano il ricorso alle urne.
Approfittando della circostanza, quanti si sentono defraudati di un presunto diritto potranno scoprire che se esiste una forzatura costituzionale, una tentata violenza alla democrazia, una volontà malsana di sovvertire la legalità, questa risiede nella pretesa assurda di imporre un predominio vantando appena il 17% del consenso popolare. Se esiste una presa in giro per i deboli, beh, questa sta nel tentativo subdolo di far credere che sia sufficiente un sondaggio a dettare i tempi di un ricorso alle urne o, peggio ancora, far credere che i risultati di responsi elettorali europei, ottenuti attraverso strumenti di persuasione forzosa, debbano corrispondere necessariamente alla volontà nazionale.
A voler essere critici fino in fondo, basterebbe sottolineare che il M5S alle ultime elezioni, si è imposto sulla proposta di destra Lega, FI, FdI e che, a voler parlare di anomalia, o se volete di “inciucio”, si è giunti, dopo quasi tre mesi di accordi, ad un effettivo “incesto”, quello sì, con la Lega, giudicata, in quel momento come il partito più presentabile dei tre. Chiunque abbia la capacità di entrare nello spirito della Costituzione o, in difetto, chiunque disponga di una elementare razionalità, dovrà convenire che un mandato a governare non può essere inferiore ai cinque anni e che è ingenuità sconcertante pretendere che i sondaggi possano riportare alle elezioni ogniqualvolta si presentino refoli di cambiamento.
Il Capo dello Stato è tutore della Costituzione e deve vigilare sul rispetto di quanto essa sancisce. Solo nell’ipotesi di ingovernabilità o di assenza di una maggioranza, è previsto richiamare i cittadini a nuove consultazioni. Da quanto detto, definire “inciucio” l’attuale tentativo di accordo M5S-PD, implica violentare l’intelligenza degli elettori e la volontà di approfittare della dabbenaggine degli ignoranti.
Aldilà dei risultati che potenzialmente M5S e PD possono produrre, c’è da rallegrarsi per l’uscita dalla gestione amministrativa nazionale della Lega, e di Salvini in particolare, mostratosi parimenti ingenuo agli elettori cui si rivolgeva.
Salvini è il Cipputi della sinistra italiana, il martellatore sistematico delle proprie parti intime. Goffo, impresentabile, sbruffone ha capito quello che la gente vuole sentirsi dire. Se è un pregio non è merito e, se anche lo fosse, non sarebbe destinato a durare, se non il tempo necessario agli italiani di aprire gli occhi.
Sul suo operato al governo pesano eventi gravidi di preoccupazioni: l’attività autofinanziatrice con Putin, sotto inchiesta della magistratura, la sottrazione di 49 milioni da parte della Lega ai contribuenti, la politica antieuropea e antieuro, la diffusione di odio nei confronti degli immigrati, l’inasprimento di norme sulla sicurezza, fino a sfiorare la severità delle leggi razziali.
Al quadro politico-sociale, se possibile, Salvini è riuscito a innescare pericolosi atteggiamenti filocattolici con l’ostensione di simboli religiosi finalizzata a dar credito alla sua azione antiumanitaria di mancato soccorso in mare.
Migliaia di poveri immigrati hanno sacrificato la vita per aspirare a un mondo migliore di quello invivibile da cui provengono. Dei morti in mare è vietato parlare.
Tutto deve avvenire nel silenzio colpevole dell’odio per il diverso. Santini, rosari e crocefissi ostentati come si trattasse di una processione, possono ingannare i cretini, non certo Cristo.
La destra di Meloni che ha capito che sbraitare paga e che fare violenza verbale e materiale dà riscontri apprezzabili, minaccia di portare in piazza i manipoli di fascistoidi che vivacchiano incontrastati nel cuore delle città, ignorando anch’essa la necessità di un Progetto-Italia che limiti i danni di un’economia in sofferenza, l’assenza di investimenti, prospettive serie per l’educazione e la formazione, programmi per la ricerca, lotta spietata all’evasione, sistematicamente ignorata. Con solo la metà dei 150 miliardi che un’azione attenta potrebbe recuperare da quando si evade in Italia, si potrebbero finanziare progetti impensabili, ridurre le tasse e restituire dignità al Paese a ai suoi bistrattati abitanti.
*Presidente associazione culturale “Enrico Berlinguer” – Terni