Conferenza stampa degli avvocati Maruccio e Trippanera sulla vicenda che travolse con uno scandalo senza precedenti il Commissariato di PS di Tarquinia. Gli agenti artefici del “falso in atto pubblico” condannati a 8 mesi di reclusione
CIVITAVECCHIA – Questa mattina si è celebrata la conferenza stampa, indetta dai difensori dell’agente di Polizia, Fernando Cosimi, Pier Salvatore Maruccio, Francesca Maruccio e Claudia Trippanera sull’esito dell’ennesima sentenza di proscioglimento del loro assistito “per non aver commesso il fatto”.
Due sentenze di assoluzione per un agente di polizia arrestato con false accuse e una sentenza di condanna per cinque agenti, accusati di aver, inspiegabilmente falsificato delle intercettazioni ambientali che portarono un magistrato ad arrestare il collega.
Prima di entrare nel dettaglio, occorre ricostruire questa vicenda.
Il Sovrintendente Capo Fernando Cosimi, con circa 30 anni di servizio, pluridecorato e senza pregiudizi disciplinari, a seguito di un’attività investigativa della squadra di P.G. di Tarquinia, diretta allora dalla dottoressa Cordella, veniva indagato per il reato di favoreggiamento ex art. 378 c.p. e posto, in via cautelare, agli arresti domiciliari in data 11.05.2016; immediatamente revocati in sede di interrogatorio di garanzia dal G.I.P..
Durante il corso di un’indagine sul traffico di stupefacenti a Tarquinia, Cosimi venne “captato”, mentre insieme ad un collega stavano comprando un pezzo di pizza, all’interno del locale sito al Top 16 dove il titolare era da tempo monitorato.
Nel verbale, successivamente redatto dalla squadra di Polizia giudiziaria del Commissariato di Tarquinia di allora, diretta dal vice questore aggiunto Gina Cordella si sottolinearono alcuni passaggi. Secondo i colleghi di Cosimi, della Pg, il reato si sarebbe sostanziato con due frasi che il poliziotto avrebbe pronunciato e che sarebbero state intercettate e trascritte nel verbale di polizia giudiziaria. Frasi che, secondo l’impianto accusatorio, avrebbero favorito questi personaggi ad eludere le indagini.
I colleghi trascrissero delle intercettazioni ambientali e attribuirono al Cosimi delle frasi, che poi in seguito si accerterà mai pronunziate che furono sufficienti a farlo arrestare.
Le frasi falsamente trascritte era sostanzialmente due, la prima: “a Guì, me raccomanno per Pasqua non mangiare troppo agnello che ti potrebbe far male…”.
La seconda: “nun te fa magnà il cazzo dalle mosche”.
Immediatamente si attiva la difesa di Cosimi, rappresentata dagli avvocati Pier Salvatore Maruccio, Francesca Maruccio e Claudia Trippanera, che avviano una serie di attività tecniche, svolte anche con consulenze, ed emerge subito chiaro che nelle registrazioni le due frasi attribuite a Cosimi: “Te fa male l’agnello è” e ’Non te fa magna il cazzo dalle mosche’’ non ci sono.
Nominati i consulenti tecnici, in particolare il dottor Zonaro, professionista in ambiente giudiziario, arriva la conferma dell’inesistenza di quelle frasi.
Si apre il processo, con rito abbreviato condizionato ad una consulenza tecnica d’ufficio che viene accolto dall’allora Gup, la dottoressa Bartolozzi; viene svolta la perizia dal consulente del giudice, che conferma quanto già sostenuto dalla difesa all’inizio delle indagini: le frasi non ci sono. Cosimi viene assolto dal tribunale di Civitavecchia, con sentenza di primo grado emessa dal giudice Bartolozzi nell’ udienza del 25 gennaio 2017 con formula piena per non aver commesso il fatto.
In data 13/4/2017, dopo l’assoluzione a seguito di rito abbreviato e il reintegro in servizio, Fernando Cosimi presentava una denuncia alla Procura della Repubblica di Perugia, per reati gravi, nei confronti di sei appartenenti in servizio al Commissariato di Tarquinia, tra cui il Dirigente di quell’epoca e cioè la dottoressa Cordella.
La denuncia, presentata alla procura generale di Perugia, fu trasferita per competenza a Civitavecchia.
Il 21/10/2017 a seguito di richiesta ex art. 335 C.P.P., Cosimi veniva a conoscenza di essere parte offesa nel procedimento penale N. 2949/2017, iscritto a ruolo dal 07/06/2017, nel quale risultavano indagati i sei appartenenti alla Polizia di Stato che aveva indicato nella sua denuncia, per i reati ai sensi degli artt. 479 e 368 c.p..
Il Questore di Viterbo di allora, veniva avvisato dallo stesso dal Sovrintendente Capo Ferdinando COSIMI di entrambe le circostanze, fornendo atti, che dimostravano, in modo inequivocabile, come poi giustamente evidenziato con una sentenza del Tribunale, la falsità di un verbale prodotto nel procedimento per cui lo stesso Cosimi fu sottoposto agli arresti domiciliari.
Il perché sia accaduto tutto ciò rimarrà sempre un mistero. Perché cinque agenti (la Cordella nel frattempo è stata prosciolta) si sarebbero prestati a falsificare un’intercettazione ambientale e mandare agli arresti un loro collega con il quale condividevano la stessa caserma?
Una decisione che si è poi rivelata fatale e che ha prodotto una sentenza di condanna, affievolita per la scelta del rito abbreviato, ad otto mesi di reclusione e con tutte le conseguenze che questo avrà nelle carriere di ognuno di loro.
Il castello di fango che per oltre due anni ha travolto il sovrintendente capo del Commissariato di Polizia di Tarquinia, Fernando Cosimi, si è sgretolato.
Dopo l’assoluzione in primo grado con formula piena per non aver commesso il fatto (25 gennaio 2017), lo scorso 19 settembre la terza sezione penale della Corte d’Appello di Roma ha confermato la sentenza di primo grado, restituendo di fatto dignità personale e professionale al poliziotto tarquiniese.
La Procura di Civitavecchia fa comunque appello a questa sentenza e il 19 settembre si è svolto il processo. Lo stesso procuratore generale della corte d’Appello, – alla luce di tutta una serie di attività della difesa, con deposito di memorie e di ulteriore documentazione – chiede l’assoluzione di Cosimi, che pertanto viene assolto dalla Terza sezione penale della Corte d’Appello di Roma.
L’indagine sui sei agenti è affidata al dottor Piloni della Procura di Civitavecchia che, correttamente, demanda il compito ulteriore, nonostante le tre perizie già effettuate, di far periziare le intercettazioni al Ris di Roma che conferma ancora: queste frasi non ci sono. Il dottor Piloni chiede pertanto il rinvio a giudizio dei cinque poliziotti della Polizia giudiziaria per falso in atto pubblico.
I cinque poliziotti scelgono il rito abbreviato, condizionato alla perizia con nomina del consulente di parte, che viene eseguito dinanzi al dottor Filocamo. L’8 maggio 2019 il gup di Civitavecchia, dottor Filocamo, condanna i cinque poliziotti per il reato di falso in atto pubblico perché avrebbero falsamente trascritto le frasi inesistenti. Il giudice ne riconosce anche il dolo, vale a dire la volontà di attribuire quelle frasi al loro collega Cosimi, riconoscendo pertanto la piena responsabilità degli imputati
Per evitare strumentalizzazioni e fraintendimenti, senza esprimere alcun giudizio nel merito di questa vicenda, pubblichiamo gli atti giudiziari che, alla fine mettono, per il momento, la parola fine alle sofferenze personali di Fernando Cosimi.
appello cosimi 19 settembre 2019
2017.03.16 Sent gip BARTOLOZZI
2018.08.06 Sentenza Giudice FILOCAMO
Vertenza_Viterbo_21_2_2018