TUSCANIA – La scorsa settimana, a Tuscania, i Carabinieri del Nucleo Investigativo e delle Compagnie di Viterbo e Tuscania hanno tratto in arresto quattro cittadini albanesi, colti nella flagranza del delitto di estorsione, aggravato anche dal metodo mafioso.
Nello specifico, un cittadino albanese, collegato a personaggi dell’associazione di tipo mafioso disarticolata nello scorso mese di maggio con l’”Operazione Erostrato” – condotta dai Carabinieri di Viterbo e diretta dalla Procura Distrettuale di Roma – spalleggiato da tre connazionali, ha avvicinato un ristoratore viterbese pretendendo 4.000 euro come risarcimento per l’acquisto di un’autovettura, che poi aveva manifestato problemi di affidabilità, venduta da un amico dell’esercente a un parente – ora detenuto – del malvivente.
Al rifiuto ed alle difficoltà opposte nel tempo dall’esercente la pretesa estorsiva era progressivamente arrivata a 5.700 euro, e gli estortori avevano prospettato allo stesso il serio rischio che il locale patisse dei danneggiamenti. Avvertimento poi trasformatosi in minacce di morte rivolte al titolare ed ai suoi familiari.
L’esercente, che già nel dicembre del 2018 aveva patito l’incendio della propria autovettura ad opera dell’organizzazione oggetto dell’operazione Erostrato, presa consapevolezza della pericolosità degli soggetti in questione ma soprattutto dell’impossibilità di soddisfare le crescenti pretese dei malfattori, ha deciso di rivolgersi ai Carabinieri per ottenere protezione.
I militari quindi, nell’ottica della più ampia tutela della vittima del reato, si sono appostati ed hanno osservato i quattro albanesi intascare parte del denaro oggetto della richiesta estorsiva, successivamente bloccandoli e traendoli in arresto in flagranza.
I Carabinieri hanno appurato che i malviventi hanno agito su chiare indicazioni dategli dal capo detenuto dell’organizzazione criminale. Il danaro estorto sarebbe dovuto servire, in realtà, a sostenere le spese legali di alcuni degli arrestati che erano stati arrestati con l’Operazione Erostrato, in vista dell’udienza che si terrà presso il Tribunale di Roma per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia.
Il G.I.P. del Tribunale di Viterbo, dopo aver convalidato l’arresto richiesto dalla Procura della Repubblica di Viterbo, riconoscendo la sussistenza della circostanza aggravante del metodo mafioso, ha applicato la misura cautelare in carcere e disposto la trasmissione degli atti alla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, competente per materia.
L’ordinanza del G.I.P. di Viterbo, che segue l’Operazione Erostrato della DDA di Roma, è il secondo provvedimento giudiziario nel quale si fa riferimento ad un delitto con connotazioni mafiose commesso nella provincia di Viterbo, a testimonianza dei focolai di illegalità esistenti in Provincia, ma anche e soprattutto dell’efficacia dell’argine posto dalla sempre auspicabile collaborazione tra cittadini e Carabinieri.