Per Margherita Eichberg scrive che c’è da rifare un “giretto” e avere certezza totale di non trovare eventuali siti archeologici da proteggere prima di procedere alla realizzazione delle prime opere di urbanizzazione
TARQUINIA – Il 26 novembre scorso la Soprintendenza ai Beni Archeologici, sollecitata dal consigliere comunale Giovanni Moscherini, ha scritto una nota al Comune di Tarquinia dove chiede di rivedere l’iter procedurale deliberato nell’agosto del 2017 e di verificare l’eventuale presenza di reperti e/o insediamenti archeologici.
Finalmente un ente che funziona in modo celere. La Soprintendenza, infatti, ha impiegato circa 40 anni per predisporre una lettera che di fatto non blocca nulla ma oppone l’ennesimo tentativo politico di destabilizzare una zona in eterna guerra tra lottisti e consorziati. Infatti, giovedì, nonostante la missiva della Soprintendenza, inizieranno le prime opere di scavo per delimitare l’area di urbanizzazione del sito denominato “Villaggio dei Pini”.
Ci sarebbe tanto da dire su come la cosa sia stata gestita dalla Soprintendenza che, comunque, giovedì sarà presente all’inizio dei lavori dove il presidente Roberto Ricciotti ha assicurato: “Qualsiasi cosa che sarà rinvenuta durante i lavori sarà immediatamente segnalata. Del resto se dopo quasi quant’anni sono state ritrovate delle piccole schegge di ceramica è segna evidente che nessuno ha toccato o cercato di nascondere nulla”.
Come detto tutto nasce dall’iniziativa di Gianni Moscherini che da tempo di batte per gli abusi e che cerca di far sanare le opere attraverso l’applicazione (inapplicabile) della legge regionale 28/80.
Attraverso pressioni politiche hanno ottenuto l’emissione di questa lettera che, di fatto, non blocca nulla ma invita l’attuale amministrazione a rivedere l’iter procedurale che, conclusosi nel 2017, sarebbe “scaduto” per dei vizi formali rivedibili ma non ostativi a quanto pare.
La Soprintendenza ha rilevato che il permesso di costruire n. 6/19 è stato rilasciato sulla scorta Determinazione n . 788 del 25/08/2017 relativa alle opere di urbanizzazione primarie della lottizzazione “Villaggio dei Pini”, a sua volta in esecuzione dello strumento urbanistico attuativo “Villaggio dei Pini” approvato con deliberazione del Comune d i Tarquinia n. 33 del 18-07-2003, piano di lottizzazione che avrebbe perso la sua efficacia per la decorrenza del termine di 10 anni ex art. 16 della L. 1150/42.
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Sempre secondo la Soprintendenza, quel parere sarebbe stato adottato in assenza del loro parere obbligatorio e vincolante. Fino ad oggi dove fossero quelli della Soprintendenza che hanno lasciato trascorrere tutto questo tempo non è dato sapere, forse a Pompei.
Sulla scorta di questi rilievi invita e sollecita il Comune a riesaminare ai sensi della L.241/90 il permesso di costruire n. 6/19 del Comune di Tarquinia relativo ai lavori di urbanizzazione primaria del piano di lottizzazione approvato nel 2003 e avviare un nuovo procedimento di valutazione della proposta dell’intero piano di lottizzazione.
Al di là di quello che farà l’Amministrazione comunale, ovviamente il Consorzio “Villaggio dei Pini” inizierà i lavori ma, nel frattempo, all’interno di questa lettera c’è un inciso che, di fatto, corre il rischio di impedire per sempre qualsiasi nuova costruzione a San Giorgio dove si chiede di accelerare la bonifica attraverso la demolizione dei manufatti abusivi. Altro che ricorso alla 28/80.
Infatti, oltre a leggere il documento originale che vi proponiamo in fondo all’articolo, riportiamo il passaggio nel quale si pone una pietra tombale su San Giorgio:
Considerato altresì che già la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell ‘Etruria Meridionale, con le note prot. 9162 del 17-11-2014 e prot. 9224 del 18-1 1-2014 segnalava che “il territorio i n loc. ‘San Giorgio’ è ad alto rischio archeologico in quanto fu particolarmente frequentato nell’antichità, in relazione anche agli approdi lungo la costa tra il fiume Mignone e l’emporion greco di Gravisca, posizionato a nord dell’adiacente area della Riserva Naturale delle Saline di Tarquinia”, nonché che l’area in esame “appare nelle vicinanze dell’approdo portuale di Rapinum alla foce del Mignone, che coincide con il ‘porto di Bertaldo ‘, scalo portuale della città leoniana di Cencelle (IX sec. d.C.) e che sono note inoltre “presenze antiche in riva al mare in corrispondenza della ‘Punta delle Quaglie’, dove è segnalata la presenza di una necropoli tardo ellenistica”;
Considerato che nel corso del sopralluogo effettuato dal personale di questa Soprintendenza in data 28-10- 2019 in presenza di un rappresentante della ditta esecutrice dei lavori, , è stato possibile verificare come allo stato attuale non siano stati avviati nuovi lavori di scavo o movimentazione d i terra, salvo una generale pulizia dell’area dalla vegetazione allo scopo di mettere in evidenza le precedenti opere di sistemazione dell’area stessa (marciapiedi, fognoli e cabine elettriche, risalenti a lavori interrotti alcune decine di anni fa, presumibilmente prima dell’emissione del vincolo paesaggistico sull ‘area);
Considerato altresì che una rapida ricognizione archeologica sul terreno, effettuata nel la medesima occasione, ha restituito diversi frammenti d i materiale ceramico di interesse archeologico, che conferma la frequentazione di età romana imperiale nella zona;
Considerato che con la “Dichiarazione di notevole interesse pubblico di una zona nei comuni di Montalto di Castro e Tarquinia emessa con D.M. del 19 gennaio 1977 si è “riconosciuto che la zona predetta ha notevole interesse pubblico per il caratteristico e variato aspetto del suo territorio a contatto con il mare, reso ancora più suggestivo da pinete, tomboleti, dune, vegetazione varia e tale da costituire quadri naturali di rilevante bellezza”, nel quale sono riportate le numerose opposizioni presentate a termini di legge, avverso il predetto vincolo, da diverse società immobiliari, opposizioni che sono state dichiarate respinte per tutelari i valori paesaggistici riconosciuti nell’area;
Adesso spetta ai nuovi amministratori prendere in esame questa “patata bollente” e decidere cosa fare. Inevitabile il ricorso all’Avvocatura dello Stato per un parere pro-veritate ed evitare così che, dopo quarant’anni, l’architetta Margherita Eichberg, nota ed inflessibile professionista della Soprintendenza, possa di nuovo bloccare tutto.
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