Viterbo – “Trattato sul sovranismo o del populismo efficace”, questo il libro presentato al Gran Caffè Schenardi dall’autore Guido Taietti, firma de Il Primato Nazionale, ed introdotto da Ervin Di Maulo e Claudio Taglia, rappresentanti locali di Casapound. L’incontro ha mirato a descrivere le differenze -squisitamente culturali- tra populismo e sovranismo, dimostrando quella tesi che assume il primo come un semplice stile, un atteggiamento affatto ideologico, tendente alla semplificazione delle questioni della politica ed all’identificazione di un leader che instaura un rapporto diretto e non mediato con le masse: come outsider della politica, non fa parte dell’élite ma è espressione diretta delle masse, quindi intrinsecamente buono ed onesto. Inoltre, il popolo diviene ‘ente legittimante’ della politica, e tutto ciò che viene identificato come non-popolo è considerato avverso.
Ciò nonostante, la cosiddetta destra radicale va separata dal populismo, e l’autore ne spiega perfettamente le ragioni con l’esistenza di fenomeni come l’Italia dei Valori, il M5S, la stessa Lega, o in Europa il Rassemblement National, l’FPO austriaco piuttosto che i partiti del progresso scandinavi: dover meccanicamente spiegare il successo di questi movimenti (populisti) con l’innegabile insuccesso elettorale -se non a livello locale- de La Falange in Spagna o di CasaPound in Italia è impossibile, pertanto non possono essere inclusi nelle stesse categorie.
Sussistono insieme punti di forza e limiti politici al successo del populismo (semplificato in Italia dalla Lega o dal Movimento 5stelle) e della destra radicale (identificata per prassi nel testo da CasaPound Italia): Taietti prova a spiegare, riuscendoci tra l’altro molto bene, come l’output politico e culturale generato dalla dialettica tra questi due attori possa essere una strategia vincente per entrambi nel moderno contesto politico, nei termini in cui si ammetta la necessità di guidare con solide basi culturali ed ideologiche (che la destra radicale possiede), il liquido fenomeno populista il quale da solo non può riuscire a salvare l’Italia. Così come, del resto, è un’impresa che non può riuscire alla destra radicale in quanto poco appetibile per l’elettore medio e disimpegnato
Nel testo presentato -dato alle stampe ben prima che l’effimero fenomeno delle Sardine prendesse vita- l’autore ha inoltre profeticamente sviluppato una feroce critica a certo populismo di sinistra promanante dall’alto, accusato senza mezzi termini di voler tornare a parlare di popolo e sovranità, dopo averne tradito istanze e speranze, senza comunque infastidire l’architettura complessiva del potere.
L’autore conclude rendendo una definizione operativa di Sovranismo, scevra da pretese accademico-scientifiche, inteso come “narrazione che condivide una parte della Lega con Fratelli d’Italia, una selva di associazioni culturali locali, giornali e realtà radicali come CasaPound, nella misura in cui i due grandi attori che si contrappongono alla narrazione globalista, cioè i partiti populisti e gli attori più radicali, sono in grado di collaborare o convivere si può raffinare il sovranismo e renderlo uno strumento egemonico come è stato il pensiero progressista per la sinistra italiana che, anzi, ha saputo così ben lavorare sul piano dell’egemonia da non aver mai avuto bisogno di vincere le elezioni per andare al governo e svolgere il proprio ruolo nella distruzione del paese”.