ROMA – Vittorio Sgarbi contesta duramente la nomina di Cecilia Alemani alla Biennale Arte di Venezia 2021. La Alemani, per la cronaca, è la moglie di Massimiliano Cioni, che della Biennale è stato curatore nel 2013. In pratica la direzione è passata dal marito alla moglie.
“È una grave anomalia, ed è una testimonianza di cattivo gusto istituzionale, con conseguenze certamente traumatiche sul mondo dell’arte, la nomina del prossimo direttore del settore arti visive della Biennale di Venezia, da parte dell’interminabile Presidente Paolo Baratta che, dopo circa un ventennio, non potrà, salvo interventi divini, essere riconfermato.
Con questa nomina Baratta intende evidentemente interdire, per un biennio, al suo successore, d’indicare una diversa politica culturale nel mondo dominato dal mercato dell’arte. Ipotecando il futuro, attraverso la perpetuazione di una tradizione familistica inaccettabile, come per una predestinazione.
Dopo la chiamata di Francesco Bonami, da parte del Presidente Bernabè, è toccato al suo allievo Massimiliano Cioni, le cui qualità superavano i limiti del maestro; ma appare incredibile che oggi, nello stesso filone culturale (per così dire) il nuovo direttore sia la moglie dello stesso Cioni, che aveva già dato dimostrazione della sua visione nichilistica nel Padiglione Italia della penultima Biennale.
Baratta si conferma sacerdote di un matrimonio artistico deprecabile (come ogni altro matrimonio, d’altra parte). Spero che i ricorsi di rito rimuovano questa anomalia, e consentano al nuovo presidente di esercitare le sue funzioni, senza doverle barattare”