Nelle prossime ore il fascicolo potrebbe avere già i nomi dei primi indagati per omicidio colposo della 17enne di Montefiascone. Sempre meno dubbi su un caso di malasanità
MONTEFIASCONE – Il magistrato Eliana Dolce ha le idee chiare sulla tragica vicenda che ha sconvolto la comunità falisca. C’è una vittima e ci sono degli indiziati. Aurora Grazini si è spenta alle prime luci dell’alba di sabato mattina, tra le braccia della mamma, Anna Maria Gambetta. Su questa ragazza, Aurora, è stato scritto di tutto, forse troppo e fuori luogo.
Tutti alla ricerca di qualcosa che però è difficile tra trovare fuori dalla casa dei genitori, asserragliata da giornalisti e telecamere.
Tante ipotesi intorno a questo decesso. Però, per primi abbiamo dato la notizia che era stata da poco dimessa dall’ospedale di Belcolle e rispedita a casa senza che nessuno avesse fatto un’approfondita analisi sul suo stato di salute.
Neanche un piccolo prelievo di sangue e adesso, per primi, possiamo dire con un piccolissimo margine di errore che, proprio il magistrato Eliana Dolce, titolare del fascicolo aperto al momento contro ignoti modello 44 che ben presto si trasformerà a modello 21 con i primi nomi messi nero su bianco. Ovviamente si tratta di un atto dovuto ma, come leggerete da qui a breve, stanno emergendo delle gravissime responsabilità a carico dei sanitari che hanno avuto in cura, per qualche ora al Pronto Soccorso di Belcolle di Viterbo, la giovane Aurora.
Indiziato numero uno è il primario del PS, Daniele Angelini, in quanto responsabile del reparto e a seguire i medici che, in termine medico, l’hanno presa in carico.
Cosa sarebbe successo in quelle ore concitate e successivamente fatali?
I genitori chiamano il 118 e chiedono l’intervento dei sanitari. Aurora respira male, ha la tosse, forse la febbre. E’ spaventata. Piange. La corsa al Pronto Soccorso di Belcolle. La crisi di pianto non si attenua. Testimoni dicono che il personale paramedico le ha applicato per ben due volte il saturimetro da dito, del resto al triage è solo un codice verde.
Il piccolo apparecchietto permette la misurazione della saturazione di ossigeno; la misurazione della frequenza cardiaca; la visualizzazione dell’onda pletismografica per SpO2 e frequenza cardiaca.
Gli esiti emanati da questo apparecchietto sono agli atti degli inquirenti e allegati alla cartella clinica posta sotto sequestro.
Il pianto è incessante e, il medico, decide di somministrare alla giovane 15 gocce di EN.
EN gocce è un farmaco a base di delorazepam, un ansiolitico che appartiene alla classe delle benzodiazepine. Al pari di altre benzodiazepine, il delorazepam possiede attività ansiolitica, ipnoinducente, miorilassante e anticonvulsivante.
Questo farmaco si utilizza per intervenire sugli stati d’ansia ed altre manifestazioni somatiche o psichiatriche associate con sindrome ansiosa
Nelle controindicazioni è specificato che, queste gocce vanno somministrate quando il disturbo è grave, disabilitante o sottopone il soggetto a grave disagio.
Questo farmaco ha fatto scattare nel magistrato la necessità di intervenire subito presso la Asl di Viterbo per sequestrare immediatamente i referti e raccogliere i primi dati e testimonianze.
Nel frattempo, il direttore generale della Asl di Viterbo, Daniela Donetti, si preoccupava di chiamare ed intimidire qualche politico di Montefiascone a non rilasciare affrettate dichiarazioni ai giornalisti, invece che preoccuparsi dei fatti accaduti, tant’è che sia l’assessore Regionale D’Amato che il ministro della sanità Roberto Speranza, hanno aperto parallelamente al suo, un’audit immediato e mandato gli ispettori a Belcolle.
Perché questo?
Perché in quella chiamata al 118 (ovviamente registrata) e oggi agli atti degli inquirenti, si fa riferimento a problemi respiratori. Non solo. Chi mastica un po’ di medicina sa perfettamente che EN gocce ha delle controindicazioni terribili, che noi riportiamo come scritte nel bugiardino, cioè il foglietto illustrativo:
L’uso di benzodiazepine, incluso EN gocce, può portare a depressione respiratoria potenzialmente fatale.
Gravi reazioni anafilattiche/anafilattoidi sono state riportate con l’uso delle benzodiazepine. Casi di angioedema riguardanti la lingua, la glottide o la laringe sono stati riportati in pazienti dopo aver assunto la prima dose o dosi successive di benzodiazepine. Alcuni pazienti che assumevano benzodiazepine hanno avuto sintomi addizionali come dispnea, chiusura della gola, o nausea e vomito. Alcuni pazienti hanno avuto necessità di terapie al pronto soccorso. Se l’angioedema riguarda la lingua, la glottide o la laringe, si può verificare ostruzione delle vie respiratorie che potrebbe essere fatale.
Ecco perché, a questo punto, non avendo fatto le analisi del sangue, non avendo fatto delle radiografie al torace, non avendo fatto una TAC ma una semplicistica e potenzialmente errata diagnosi, potrebbero, involontariamente, scatenato un effetto fatale rispetto a quello ipotizzato.
Possiamo solamente immaginare lo strazio di questa mamma che ha visto scappare da quel corpo, la vita di Aurora. Per questo chiediamo giustizia e per questo che i genitori, con in testa l’avvocato Giuseppe Picchiarelli, all’autopsia di domattina, hanno indicato come testimone il medico legale di fiducia Daniele Cimarello, che tra le altre cose, è specializzato in psichiatria.