Il vice-sindaco: “Il nostro scalo, con l’azzeramento dei passeggeri, sarà quello che in Italia subirà l’emergenza più degli altri. Soltanto l’Adsp perderà oltre 20 milioni: non servono altri tagli, ma risorse per un piano di investimenti e di spesa pubblica”
CIVITAVECCHIA – Riceviamo e pubblichiamo: Per fare ripartire il porto, urge un “Decreto Civitavecchia”. Nei giorni scorsi il ministro Paola De Micheli, alla quale va riconosciuto il merito di stare affrontando l’emergenza con tutta l’attenzione, la capacità e la prontezza di intervento necessarie, ha riunito in conference call le AdSP italiane al fine di ottenere proposte operative su come poter destinare le risorse che il Governo intende mettere a disposizione per sostenere gli scali portuali nazionali in questa drammatica situazione.
E’ del tutto evidente come – stanti le notevoli diversità esistenti tra un porto e l’altro – più che con un provvedimento di carattere generale, sarebbe opportuno che il Governo intervenisse con atti mirati alle caratteristiche ed esigenze di ciascuno scalo.
La peculiarità di Civitavecchia è quella di essere, storicamente, il porto di riferimento per i passeggeri, sia delle crociere che delle autostrade del mare. Un segmento di traffico di fatto azzerato, e che è ragionevole pensare che non inizierà a riprendersi prima di fine anno o del 2021.
In termini di bilancio, l’AdSP rischia di registrare minori entrate per oltre 20 milioni di euro per i mancati diritti su passeggeri in transito e mezzi in polizza. A questo si aggiungeranno anche le inevitabili perdite, viste anche le cancellazioni registratesi nel traffico aereo, dei volumi di rinfuse liquide destinate all’aeroporto di Fiumicino.
Per il bilancio dell’ente, già in oggettiva difficoltà, il rischio è quello di un salasso che manderà in default l’Adsp e tutto il suo indotto. Già, infatti, si registrano nel cluster portuale di Civitavecchia ricadute pesantissime in termini occupazionali, che mettono a dura prova la tenuta stessa delle imprese portuali.
Come se non bastasse, questi effetti potranno, inoltre, essere resi ancora più nefasti da possibili azioni di dumping sui diritti e sulle tasse portuali da parte di altri scali limitrofi (si pensi soprattutto ai porti toscani o a quelli campani), che potendo contare su altre entrate, potrebbero, soprattutto in questa fase, accentuare la concorrenza con forti sconti per gli armatori, portando via altri traffici che successivamente diventerebbe arduo riconquistare.
L’emergenza porto si configura certamente, per la sua portata e per i suoi potenziali effetti negativi sul tessuto socio-economico cittadino e di un territorio ancora più vasto, quello della Regione Lazio, come una delle priorità da affrontare già oggi, mentre ancora si combatte contro il virus.
Per questo, l’Amministrazione Comunale intende svolgere il suo ruolo di garanzia e di difesa dell’interesse collettivo costituito dal sistema portuale nel suo complesso, sostenendo l’azione dell’Adsp nel richiedere al Ministro un intervento ad hoc per tutelare le attività economiche del nostro porto.
In questo momento, non è pensabile procedere con azioni di ulteriori tagli: significherebbe solo spostare il problema su altre imprese e lavoratori. Oggi siamo in una situazione paragonabile a uno scenario bellico o alla grande depressione: servono politiche di spesa pubblica di tipo keynesiano, non di certo l’austerity.
Per questo è necessario rivolgersi al Governo e alla Regione chiedendo di finanziare un piano di rilancio del sistema portuale, sia con investimenti dal punto di vista infrastrutturale, che con risorse che nel breve e medio periodo consentano all’authority di utilizzare fondi anche per la parte corrente, mantenendo i servizi, anziché tagliandoli ancora, e con essi a cascata i posti di lavoro correlati.
Massimiliano Grasso
Vice-Sindaco – Assessore alle Politiche e allo Sviluppo portuale