Affidamento diretto ad una società (mediatore), il fornitore con legami a dir poco ambigui e la provenienza ancora tutta da scoprire
ROMA – Più ombre che luci sulle mascherine di contenimento acquistate dalla Regione Lazio alla modica cifra di 35milioni euro. Termine ultimo per la consegna spostato al 17 aprile (penali abbonate). Arriveranno queste mascherine, ne siamo certi.
Poi se saranno della 3M, della 5G o di un’altra azienda non lo sapremo mai. Come non sapremo mai per quale Ragione, il vigile urbano reatino, Carmelo Tulumello abbia affidato direttamente questa commessa così imponente, ad un negoziante di lampadine, senza averne verificato gli ultimi tre bilanci (che doveva essere di entità superiore ai 10milioni annui).
Non aver chiesto una garanzia fidejussoria bancaria e non assicurativa da avere in mano al momento in cui l’ente apriva il portafogli ed erogava la somma di 11,3 milioni di euro.
Per quale ragione, ad un certo punto, la Eco. Tech Srl è stata definita inaffidabile e subito dopo, nonostante il danno, gli hanno rinnovato la commessa senza rinegoziarne il prezzo?
Sembra non importare nulla a Nicola Zingaretti, del fatto che Carmelo Tulumello si sia affidato alla Eco. Tech. società che non aveva mai fatto questo tipo di lavoro, rivelatasi semplice mediatrice e non si è rivolto ad aziende specializzate, certificate e già indicate da Consip e Associazioni varie?
Per non parlare poi delle altre ditte coinvolte nell’affare che hanno dei trascorsi con personaggi ambigui, specializzati in evasione fiscale, truffe e collusioni mafiose.
Inspiegabile anche il silenzio dell’attuale direttore generale dell’Anticorruzione, Andrea Tardiola, uomo un po’ troppo di fiducia del governatore Zingaretti.
Rileggendo a freddo tutta la vicenda emergono ulteriori elementi che ci lasciano sbigottiti.
Il primo è quello legato proprio all’anticorruzione della Regione Lazio che, dopo le prima difficoltà incontrate, sarebbe dovuto intervenire ed affrontare la situazione segnalando eventuali anomalie alla magistratura.
Il problema è pure quello di Andrea Tardiola, che ricopre un incarico in modo illegittimo. Infatti l’Anac ha specificato in modo chiaro, che i dirigenti a comando (cioè provenienti da un’altra amministrazione, e lui proviene dal Ministero del Lavoro) non posso ricoprire determinati ruoli. A quanto pare, di questa evidente anomalia, alla Regione Lazio non sembra importare.
Andando poi a rileggere la vicenda dell’ufficio Anticorruzione interno alla Regione Lazio scopriamo che il vecchio dirigente, Pompeo Savarino, fu cacciato dal presidente Zingaretti perché aveva posto un veto su tale Stefano Acampora, dirigente dell’ufficio acquisti della Regione Lazio.
Quest’ultimo pretendeva l’incarico da presidente in una delle IPAB dell’ente ma, Pompeo Savarino nel fare i controlli incrociati, aveva scoperto che Acampora aveva presentato dei documenti non veritieri e che quindi neanche nell’ufficio dove era in quel momento, importantissimo, l’ufficio acquisti, si sarebbe mai dovuto sedere.
Stefano Acanfora, allora aspirante commissario, era appunto direttore della Centrale Acquisti della Regione Lazio, l’ente che si occupa di assegnare appalti alle ditte private, in relazione alle esigenze amministrative di vario tipo.
Savarino si era rifiutato di nominarlo commissario proprio perché Acanpora non aveva dichiarato di ricoprire 10 incarichi in altrettante società private. Quindi aveva segnalato, al direttore del personale della Regione, Alessandro Bacci, le dichiarazioni incomplete di Acanpora, sottolineando anche che lo stesso, al contrario di quanto previsto per legge, risultava ancora iscritto all’albo dei dottori commercialisti di Napoli.
Pompeo Savarino, cacciato perché aveva osato denunciare un illecito, è oggi un diligente, apprezzato e brillante segretario generale del Comune di Civitavecchia ed è in attesa, da oltre due anni, dell’udienza del Consiglio di Stato che deve decidere e definire il suo contenzioso.
Della denuncia presentata alla Procura della Repubblica dove dettagliatamente ricostruiva la vicenda, se ne sono perse le tracce ormai da anni.
La storia racconta che Stefano Acanfora fu mandato via da tutti i posti occupati; il rischio che la Procura mettesse il naso nel periodo in cui aveva svolto la funzione di dirigente dell’ufficio acquisti era troppo elevato.
In attesa che le mascherine arrivino entro il 17 aprile prossimo, perché arriveranno, immaginiamo tarocche, se quelle in foto, ma arriveranno, le domande alle quali la Regione Lazio non ha ancora risposto sono le seguenti:
- Come è stata individuata la Eco. Tech. Srl società di illuminotecnica per fornire i dispositivi di contenimento?
- Come si è potuto affidare questa commessa ad una società così piccola senza averne controllato i bilanci e capacità di acquisto e soprattutto un ruolo da modesto intermediario quale quello della Eco. Tech. srl?
- Perché, in piena violazione di legge, la Regione Lazio ha anticipato un pagamento milionario senza aver preteso una garanzia a tutela dei propri soldi?
- Perché in un primo momento ha revocato gli affidamenti alla Eco. Tech. srl motivandolo con pesanti accuse di inadempienze ed inaffidabilità per rinnovare agli stessi la commessa senza negoziarne il prezzo e abbinando, di fatto, le penali?
- Perché nei nuovi contratti non c’è traccia dell’Istituto che ha emesso la polizza assicurativa fidejussoria a garanzia dei soldi già erogati?
- Perché Andrea Tardiola, responsabile, benché illegittimamente, dell’Anticorruzione interna alla Regione Lazio, non ha ancora iniziato un’istruttoria sulla vicenda e aperto un procedimento a carico di Carmelo Tulumello, Rup del procedimento?
- Perché le prima mascherine arrivate non sono della marca di quelle indicate negli atti di novazione?
- Perché i colli delle presunte 800mila mascherine, invece di arrivare alla Dogana di Fiumicino e poi al deposito della Protezione Civile sono transitare e fotografate a Firenze?
- Come mai, pur sapendo che la ditta di Milano, la Bi International Srl che controlla il fornitore intermedio Ex-Or di Lugano, ha rapporti con persone dedite alle truffe commerciali, non ha chiesto la tutela della magistratura?
- Perché il presidente Nicola Zingaretti non ha preteso dalla Eco.Terch. serl il risarcimento scaturito dalla mancata consegna dei dispositivi e non ha accertato il numero di medici, infermieri e operatori sanitari che dal 30 marzo scorso al 17 aprile si sono ammalati?
Non sappiamo come finirà questa storia, certo è che questa vicenda ha fatto emergere il modo in cui è gestita la Regione Lazio da Nicola Zingaretti e cioè VERGOGNOSO.