Viterbo – Villa Immacolata, Luana: “Mia madre per dieci giorni vicino ad una malata Covid-19”

VITERBO – “Dal 22 marzo mia madre aveva la vicina di letto che tossiva e con febbre alta, risultata ben presto positiva al Covid-19. Non hanno mai isolato i pazienti e dal 2 aprile anche mia madre è risultata positiva al virus”. E’ Luana, la figlia di Fausta, degente alla casa di riabilitazione Villa Immacolata che pronuncia queste parole. Sua madre settantenne è ancora abbastanza giovane e in forza, quando tre mesi fa un brutto ictus la costringe al ricovero all’ospedale di Belcolle e di seguito in un centro di riabilitazione motoria, per l’appunto Villa Immacolata, dove avrebbe dovuto riprendere le funzionalità fisiche perdute “e non il Coronavirus”, come sostengono i famigliari.
L’ultima volta che l’abbiamo vista è stata il 4 marzo poi dal 9 marzo hanno applicato misure restrittive che non permettevano più l’accesso, la sentivo però al telefono tutti i giorni. Si lamentava del fatto che non riuscisse a dormire a causa degli attacchi di tosse della degente che aveva vicino. Intorno al 23,24 marzo, mia mamma dichiara di sentire spossatezza, dolori muscolari ma continuano a farle fisioterapia fino a sabato 28 marzo e la lasciano in stanza sempre con le altre pazienti fino al primo aprile “.

E proprio Sabato 28 marzo Luana legge sui giornali che un’ operatrice sociosanitaria del terzo piano, quello della riabilitazione, ha il Covid-19.
In meno di due secondi telefono alla struttura e mi viene risposto di stare tranquilla perché l’operatrice di cui avevo letto era fuori dal lavoro dal 16 marzo, cioè dieci giorni prima di scoprire la positività. I termini per aver contagiato altri ci sono tutti…. Quindi non sto assolutamente tranquilla”.

Luana sollecita più volte il tampone per la madre, ma da Villa Immacolata le dicono che non è un compito che spetta loro, ma alla Asl territoriale.
Abbiamo sempre cercato di fare forza a mia madre spiegandole che l’obiettivo finale era per lei quello di tornare a camminare, visto che ora era in sedia a rotelle. E’ stato un strazio, non era più contenta del personale che la seguiva, soprattutto da quando hanno interdetto l’accesso, e sembra addirittura che quasi nessuno avesse le adeguate protezioni: né guanti, né mascherine”.
Il 31 marzo, la task force Coronavirus della Asl ordina tamponi per tutti., solo allora Fausta viene messa in isolamento.
Fino al 2 aprile, quando Fausta risulta tra i positivi, “Passa la prima notte attaccata all’ossigeno ma con mascherina semplice, Il mattino dopo ( venerdì 3 aprile) i parametri dell’ ossigenazione non vanno bene e quindi la trasferiscono all’ospedale di Belcolle, dove la lastra toracica evidenzia la polmonite interstiziale portata dal virus e altre complicazioni”.
Luana, il fratello e il padre  (tra l’altro tecnico radiologo in pensione ndr) si stanno facendo diverse domande: perché la madre non è stata messa in regime di isolamento, quando, dal 22 marzo, la vicina di letto stava, evidentemente, male? Perché fino al 28 marzo ha fatto fisioterapia pur lamentando di non sentirsi bene, e sempre a contatto con personale e pazienti? Di chi è la responsabilità?
Dal 22 marzo al 2 aprile, oltre dieci giorni per scoprire che anche Fausta era, inevitabilmente, infetta, dieci giorni in cui ha continuato le sue attività, pur essendo stata a diretto contatto con una malata Covid-19 e mai in isolamento.
Non possiamo permettere che i nostri genitori vengano trattati come nullità, non possiamo permettere che accadano cose così gravi .Mia mamma è entrata lì per curare una patologia importante e ora si ritrova anche con questo maledetto virus, è allucinante è disarmante” conclude Luana.

Ora Fausta rischia anche di non camminare più a causa di quanto accaduto,  i famigliari chiedono che una volta finito questo incubo, venga garantita alla donna una struttura di riabilitazione motoria di alto livello dove possa riacquistare l’autonomia perduta.

Qualcuno dovrà rispondere alle domande poste dalla famiglia di Fausta, qualcuno dovrà prendersi qualche responsabilità e dare soluzioni certe e chiare,  nell’attesa la sua famiglia e i concittadini di Nepi fanno il tifo per questa energica e risoluta signora che sta combattendo una doppia battaglia, tutti la rivogliono presto a casa con la forza vitale che la caratterizzava.

bf