MONTALTO DI CASTRO – Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ai danni di numerosi braccianti agricoli. Queste le accuse, a vario titolo, nei confronti di tre persone: un romeno di 42 anni di Montalto e due italiani di Cellere (fratello e sorella) di 40 e 33 anni. Per i due uomini è stato emesso un provvedimento restrittivo agli arresti domiciliari, emesso dal giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Coniglio, del tribunale di Civitavecchia.
Mentre la donna, coinvolta nella gestione degli operai, i carabinieri di Montalto hanno notificato la misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare l’attività di impresa per un anno.
Secondo l’accusa, la strategia degli indagati era pressoché collaudata: il titolare romeno dell’azienda, reclutava persone indigenti alla ricerca di mezzi di sostentamento, mentre il titolare e l’amministratrice della seconda ditta, sfruttandone lo stato di bisogno, le impiegava anche per 12 ore al giorno, in precarie condizioni igieniche e di sicurezza, corrispondendo una paga nettamente inferiore a quella stabilita dai contratti collettivi nazionali del lavoro.
Trenta, in totale, le vittime del sistema: 26 di origine rumena (di cui 16 impiegati in nero) ed altri 4 marocchini, irregolari sul territorio nazionale.
Durante le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Allegra Migliorini, i carabinieri hanno accertato episodi di intimidazioni e minacce ai danni dei lavoratori, al fine di costringerli a tollerare le gravissime condizioni del loro impiego e soprattutto a non denunciare.
Questa mattina i due agricoltori di Cellere, assistiti dall’avvocato Fausto Barili, sono stati sottoposti ad interrogatorio di garanzia davanti al Gip Giuseppe Coniglio. Hanno accettato di rispondere alle domande del giudice che le ha ritenute credibili e, per queste ragioni, finite le audizioni dei due fratelli, li ha rimessi subito in libertà annullando il provvedimento da lui stesso emesso.