La protesta dei ristoratori: servono regole chiare su distanze e misure di sicurezza

Le richieste alle Istituzioni in vista delle riaperture di domani

MILANO (Rainews.it) – “Servono fatti non decreti”, “Falliamo noi, fallite voi”. Sono alcune delle frasi che si leggono sugli striscioni portati dai ristoratori e gestori di bar alla manifestazione “L’Italia s’è desta”, che si è tenuta ieri in piazza Duca d’Aosta, a Milano, per chiedere al governo “regole chiare” in vista della riapertura di lunedì 18 maggio. Dopo la protesta con le sedie vuote all’Arco della Pace, e la consegna simbolica delle chiavi dei loro locali al sindaco Giuseppe Sala, i ristoratori sono tornati in piazza.

Sono scesi in strada solo in 200 circa, non troppi per evitare il problema dell’assembramento, ma in rappresentanza dei problemi di tutti i 4.800 bar e i 3.400 ristoranti che si trovano città e che in base alle cifre fornite dal sindaco, alzeranno la saracinesca lunedì. Le richieste dei ristoratori vanno dalla “semplificazione dell’accesso al credito sollecitando le banche, alla velocizzazione dell’iter per la cassa integrazione”. Di questo e altro una delegazione dei manifestanti ne ha parlato con la commissione attività produttive della regione Lombardia al termine della protesta. “Siamo stati ricevuti in Regione – ha detto il loro portavoce, il ristoratore Alfredo Zini – abbiamo chiesto anche la revisione o la moratoria della direttiva Bolkestein. E la possibilità di fare test sierologici ai nostri collaboratori a un prezzo calmierato, non a 62 euro”. Insomma richieste di “buon senso” da parte dei ristoratori e di chiarimenti anche su alcuni aspetti burocratici come per esempio il registro che si dovrà tenere con i nomi delle persone che hanno prenotato nelle ultime due settimane. “Cosa questa non facile con l’avventore di passaggio che non ha prenotato. Cosa si fa, gli si chiede la carta identità?”.