Ristorante e albergo chiuso da tre mesi: “Al vento tutti i nostri investimenti. Siamo senza soldi. Qui la situazione sta degenerando, non vogliamo tornare in una bara”. La Farnesina: “Arrangiatevi”
NOUAKCHOTT (Mauritania) – “Siamo in Mauritania, chiediamo di tornare in Italia, qui la situazione Coronavirus sta precipitando. Sono stati spesi tanti soldi per Silvia Romano e per noi niente. Siamo forse cittadini di serie B?”.
E’ l’appello lanciato attraverso il nostro sito da Domenico Lucchetti, imprenditore italiano che gestisce il ristorante, “I Tre Italiani”, e un albergo, l’hotel Luna, a Nouakchott, la capitale della Mauritania. “Faccio un appello al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, siamo tre italiani e come noi ce ne sono anche altri, siamo in Mauritania: abbiamo aperto un’attività di ristorazione a novembre scorso per promuovere il made in Italy”, ha affermato Lucchetti in un audio WhatsApp mandato al nostro direttore.
“Ad oggi sono 3 mesi che il ristorante è chiuso, abbiamo investito, ma ad oggi siamo a zero economicamente. – ha aggiunto – Chiediamo allo stato italiano come italiani, visto che sono stati spesi tanti soldi per la Romano e per noi niente. Noi siamo cittadini italiani di serie B? Non lo so. Ma non c’è solo la cooperante italiana, all’epoca c’era il signor Cicala rapito sempre in Mali e sono stati sborsati diversi milioni di euro”. Lucchetti, ha poi aggiunto: “Noi chiediamo di essere ascoltati, abbiamo fatto telefonate, mandato mail. Faccio un appello a lei ministro se può darci una mano. Vorremmo rientrare il prima possibile, anche perché qui in Mauritania la situazione sta precipitando e non vorremmo rientrare dentro una bara”.
La notizia ripresa dall’AGI ha sortito un primo effetto. La Farnesina, dopo 90 giorni di silenzio si è fatta viva. La proposta, come al solito, indecente.
“Ci hanno suggerito di prendere una serie di voli di Air France per raggiungere l’Italia a nostre spese. Se avessimo avuto a nostra disposizione i soldi che servirebbero per rientrare, avremmo resistito altri tre/quattro mesi”.
ECCO L’AUDIO APPELLO AL MINISTRO DI MAIO