Secondo la relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia: “Droga e giochi i settori più redditizi”
Roma – La “paralisi economica” provocata dal coronavirus può aprire alle mafie “prospettive di arricchimento ed espansione paragonabili a ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico”. A lanciare l’allarme è la Direzione Investigativa Antimafia, nella relazione semestrale inviata al Parlamento. Il rischio è che le mafie allarghino il loro ruolo di “player affidabili ed efficaci”, mettendo le mani anche su medie e grandi aziende in crisi.
Lo shock provocato dal virus – scrivono gli analisti – ha avuto un impatto diretto su un sistema economico già in difficoltà e ha ridotto ulteriormente le disponibilità di liquidità finanziaria. Una situazione che potrebbe “finire per compromettere l’azione di contenimento sociale che lo Stato, attraverso i propri presidi di assistenza, prevenzione e repressione ha finora, anche se a fatica, garantito”, generando problemi di ordine pubblico. E’ in questo contesto che si inseriscono le mafie.
Due scenari
Da un lato le organizzazioni si fanno carico di fornire un “welfare alternativo” a quello dello Stato, dall’altro lavorano per “esacerbare gli animi” in quelle fasce di popolazione che cominciano “a percepire lo stato di povertà a cui stanno andando incontro”. Secondo gli investigatori si prospettano dunque due scenari: uno di breve periodo, in cui le organizzazioni punteranno “a consolidare il proprio consenso sociale attraverso forme di assistenzialismo, anche con l’elargizione di prestiti di denaro, da capitalizzare” alle prime elezioni possibili, e uno di medio-lungo periodo, in cui le mafie, e la ‘ndrangheta in particolare, “vorranno ancora più stressare il loro ruolo di player affidabili ed efficaci anche su scala globale”.
I settori più redditizi
“Nel paniere’ degli investimenti criminali, il gioco rappresenta uno strumento formidabile, prestandosi agevolmente al riciclaggio e garantendo alta redditività: dopo i traffici di stupefacenti è probabilmente il settore che assicura il più elevato ritorno dell’investimento iniziale, a fronte di una minore esposizione al rischio”. La ‘torta’ dei giochi (106 miliardi di euro nel 2018 le sole giocate legali) fa gola a tutte le organizzazioni, camorra, ‘ndrangheta, mafia, criminalità pugliese, e le inchieste registrano rapporti di “alleanza funzionale” tra differenti clan. Diversi i settori a rischio indicati dalla Dia. Quello sanitario, innanzitutto, “appetibile” sia per le enormi risorse che saranno a disposizione sia per il controllo sociale che può garantire. Poi ci sono il turismo, la ristorazione e i servizi connessi alla persona, i più colpiti dal Covid, dove la “diffusa mancanza di liquidità espone molti commercianti all’usura“. E, ancora, i fondi che verranno stanziati per il potenziamento di opere e infrastrutture “anche digitali: la rete viaria, le opere di contenimento del rischio idrogeologico, le reti di collegamento telematico, le opere per la riconversione a una green economy, l’intero ciclo del cemento”.
Mai così tanti enti sciolti dal 1991
I dati contenuti nella relazione parlano di ben 51 enti locali sciolti nel 2019 per infiltrazioni mafiose, un numero che non è mai stato così alto dal 1991, anno di introduzione della normativa sullo scioglimento per mafia degli enti locali. Sono 20 consigli comunali e 2 Aziende sanitarie provinciali, che si aggiungono alle 29 amministrazioni ancora in fase di commissariamento. 25 sono in Calabria, 12 in Sicilia, 8 in Puglia, 5 in Campania e uno in Basilicata.
“Scarcerazione boss è vulnus al sistema antimafia” Nella relazione si fa anche riferimento al provvedimento del Dap che durante la fase più acuta dell’emergenza Covid ha consentito l’uscita dal carcere di diversi boss. “Qualsiasi misura di esecuzione della pena alternativa al carcere per i mafiosi rappresenta un vulnus al sistema antimafia”, scrive la Dia, parlando di “indubbi e negativi riflessi”.
“La scarcerazione di un mafioso, addirittura ergastolano – si legge nel documento – è avvertita dalla popolazione delle aree di riferimento come una cartina di tornasole, la riprova di un’incrostazione di secoli, diventata quasi un imprinting: quello secondo cui mentre la sentenza della mafia è certa e definitiva, quella dello Stato può essere provvisoria e a volte effimera”.