L’inchiesta era iniziata con decine di indagati e varie ipotesi di reato che, nel corso del processo, aveva lasciato “soli” l’ex sindaco e l’imprenditore romano
CIVITAVECCHIA – Un appalto finito agli onori della cronaca nazionale. Un’inchiesta giudiziaria condotta dalla Procura di Civitavecchia e che vedeva l’uscente sindaco Gianni Moscherini e il presidente della Sar Hotel Giuseppe Sarnella, indagati per corruzione, si è virtualmente già concluso per avvenuta prescrizione.
In realtà il processo era finito quasi subito e cioè da quando erano usciti di scena tutta una serie di persone inizialmente indagate dall’allora sostituto procuratore Lorenzo Del Giudice.
Già il Gip di Viterbo scriveva, nel lontano 2012, quando il processo prese la direzione del mare, che quelle accuse era prive di fondamento e bollò come “mere illazioni”.
In quel periodo però c’era da tritare Moscherini e i suoi sodali e quindi fu trovata la strada per andare avanti.
Inchiesta durata anni e costata migliaia di euro tra intercettazioni, trascrizioni e perizie che dimostrarono, fin da subito, come le ipotesi di reato si fondassero su presupposti del tutto inesistenti.
Tante le persone inizialmente accusate, a vario titolo, di corruzione ed altri reati insieme all’ex sindaco e il titolare della Sar Hotel, Giuseppe Sarnella.
Giornalisti, funzionari del Comune, architetti e ingegneri. Un pastrocchio che aveva, nel corso degli anni, perso via via gran parte dei protagonisti.
Di tutti quegli indagati iniziali rimasero alla sbarra, come detto, solo Giovanni Moscherini e Giuseppe Sarnella.
Cadute tutte le accuse più gravi e con i testimoni che avevano smontato in modo tranciante le accuse, ai due protagonisti non rimaneva che attendere la sentenza ma non sarà possibile, a meno che gli imputati decidano diversamente, perché i reati si sono prescritti.
“Sto valutando di rinunciare alla prescrizione – dichiara amareggiato Giovanni Moscherini – e chiedere i danni non solo a chi condusse le indagini ma anche a chi, senza alcun fondamento, ha continuato a calunniare il sottoscritto farneticando su reati non compiuti, non pensati e impossibile da commettere, Un processo per corruzione dove i personaggi che, secondo l’accusa avremmo corrotto, sono stati prosciolti per non aver commesso il fatto e perché avrebbero agito nella legalità. La prescrizione toglie un fardello ma lascia comunque il dubbio e per questo motivo che parlerò con l’avvocato Pierluigi Bianchini per decidere cosa fare”.