Dopo la loro relazione difficilmente la delibera di risanamento avrà i voti per passare. Si procede a grandi passi verso il fallimento della Civitavecchia Servizi Pubblici
CIVITAVECCHIA – CSP a grandi passi verso il fallimento. L’errore più grande è stato mettere persone incompetenti in ruoli delicati come quelli di una grande società municipalizzata come la Civitavecchia Servizi Pubblici.
Antonio Carbone e Valentina Sanfelice di Bagnoli sono stati ascoltati ieri pomeriggio dalla commissione presieduta da Daniele Perello.
Sono bastate poche parole per capire dove volessero andare a parare. I soldi dei civitavecchiesi che l’Amministrazione comunale utilizzerebbe per riequilibrare il bilancio serviranno solo a tappare un buco per dodici mesi e poi bisognerà rimettere le mani nelle tasche dei cittadini.
Il lodevole tentativo del vicesindaco Massimiliano Grasso di salvare il carrozzone di CSP cadrà nel vuoto e la delibera non avrà i numeri sufficienti per essere approvata in consiglio comunale. Risultato?
Dopo qualche ora i libri sociali saranno consegnati in tribunale e la società messa in liquidazione.
Non ci sarà bisogno di far dimettere il consiglio d’amministrazione. Non servirà più chiedere di tagliare gli stipendi spropositati che la società paga ad inutili personaggi.
La delibera di “riequilibrio” del bilancio già aveva i numeri contati per poter essere approvata. Adesso, dopo quella relazione e sciagurata audizione, solo un pazzo correrebbe il rischio di votarla col rischio di trovarsi difronte ad una nuova HCS.
I lavoratori, quelli veri di CSP, quelli che non hanno mai fatto i furbi timbrando cartellini e andando in giro a fare i fatti propri, non perderanno il lavoro. Saranno reintegrati nelle società che andranno a svolgere quei servizi che oggi, in molti casi, maldestramente vengono svolti.
Si presume che almeno 150 lavoratori perderanno il posto di lavoro e tutto sarà più equilibrato.
Questo è lo scenario più lineare oggi prevedibile. Non ci sono i numeri, non ci sono i soldi e quella montagna di denaro che oggi l’Amministrazione comunale dovrebbe sborsare servirebbero in gran parte a mantenere stipendi fuori mercato a persone che non lavorano se non davanti alle slot machine o qualche acquario esotico.
I sindacati e i lavoratori invece di scioperare contro i fantasmi del passato cercassero i colpevoli tra loro assistiti. Aiutassero la politica ad eliminare i raccomandati e i parassiti che lavorato pochi giorni all’anno.
Basti pensare che, dall’era Moscherini ad oggi, le varie amministrazioni che si sono succedute al Pincio, hanno versato nelle casse di questo inutile carrozzone la bellezza di circa 30 milioni di euro.
E’ ora di voltare pagina e di affrontare la verità senza aver paura. Non aver licenziato i parassiti, non aver abbassato gli stipendi di inutili dirigenti, aver tenuto in piedi un ufficio con quindici persone impiegate al suo interno (che neanche Enel aveva quando era a pieno regime) ha portato a tutto questo e cioè al FALLIMENTO.