VITERBO – “Scioperano perché da mangiare fa schifo”, questa la prima versione che ci era stata fornita quando abbiamo saputo dello sciopero della fame iniziato qualche giorno fa al carcere di Mammagialla.
Ma il cibo non centrava niente.
Anche i detenuti di Viterbo hanno aderito alla mobilitazione legata alla situazione Covid nelle carceri italiane, promossa da Rita Bernardini, ex parlamentare del Partito Radicale, che sta portando avanti sostenuta da diversi personaggi del mondo della politica e della cultura, per ridurre il numero della popolazione carceraria.
“Qualcosa deve essere fatto, amnistia, indulto o liberazione anticipata speciale” aveva dichiarato Bernardini che è anche presidente dell’ associazione Nessuno Tocchi Caino.
1.700 i casi di contagio Covid nelle carceri italiane tra detenuti e personale, dove sovraffollamento e importanti carenze sulla dotazione di dispositivi di protezione non fanno che aggravare la situazione, da qui la richiesta di liberazione anticipata.
“È pienamente condivisibile, e dunque auspicabile, che possa essere accolta la proposta di prevedere una liberazione anticipata speciale e la sospensione dell’emissione dell’ordine di esecuzione delle pene detentive fino al 31 dicembre 2021″. Avevano dichiarato i Garanti dei detenuti “un beneficio previsto ordinariamente dalla legge penitenziaria per cui chi si comporta bene, quindi non ha rapporti negativi o sanzioni disciplinari, e partecipa all’offerta di attività proposte dall’amministrazione, può vedersi riconosciuto dal giudice di sorveglianza uno sconto di 45 giorni per ogni semestre di pena scontata correttamente. La liberazione anticipata speciale, che chiediamo noi Garanti, consiste nel portare eccezionalmente questo sconto di pena a 75 giorni per ogni semestre”.
Intanto a Mammagialla i detenuti, oltre a rifiutare il vitto, stanno “facendo rumore” , infatti ogni sera per un quarto d’ora battono sulle grate delle loro celle come segno di protesta pacifica, sperando che qualcuno li ascolti.