“Senese è il Capo di Roma, comanda tutto lui”, le carte dell’inchiesta sul clan padrone della città

Michele Senese è “il capo indiscusso della malavita romana”, “Il capo di Roma”, “Comanda tutto lui”.

Quanto in alto siano riusciti ad arrivare, i carabinieri del Comando provinciale di Roma, quanto pesante sia il colpo che hanno inferto alla criminalità nella capitale, è tutto in queste parole intercettate dagli investigatori durante anni di indagini sotto traccia. Indagini che questa mattina hanno portato all’emissione di mandati d’arresto per 28 persone ritenute appartenenti ad un’organizzazione finalizzata al traffico di droga e accusate, a vario titolo, di estorsione, detenzione e porto illegale di armi, lesioni personali gravissime, tentato omicidio, trasferimento fraudolento di valori, reati per la maggior parte aggravati dal metodo mafioso.

Il provvedimento trae origine dall’indagine condotta dai militari del Nucleo investigativo di Roma che ha consentito di ricostruire l’operatività, nella Capitale, di un cartello della droga capeggiato dal noto Michele Senese, anch’egli destinatario della misura cautelare, sotto la cui egida operavano distinti gruppi dediti al traffico di sostanze stupefacenti, individuandone gli assetti verticistici, i sodali e i pusher. Capo di uno di questi gruppi era Fabrizio Piscitelli, ucciso in un agguato a Roma il 7 agosto del 2019.

Attraverso le indagini sviluppate dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Roma, è stato documentato come il ‘Cartello Senese’ si sia dotato di un modello organizzativo che lascia ampi spazi di autonomia operativa agli altri gruppi criminali i quali compiono attività delittuose solo apparentemente non riconducibili alla direzione strategica e alla volontà del capo supremo del sodalizio. Infatti, come documentato dalle intercettazioni, Michele Senese è riconosciuto dagli altri sodali come il “capo indiscusso della malavita romana”, “…il capo di Roma!…..il boss della Camorra romana!…

Comanda tutto lui!” e a lui si rivolgono con deferenza per riferire circa il loro operato, per ottenere interventi finalizzati a dirimere controversie con altri malavitosi, per ottenere autorizzazioni ad assumere iniziative di varia natura e a lui forniscono somme di denaro chiaramente provento di delitto.

In seno all’omonimo cartello di narcotraffico operante sulla Capitale, Michele Senese ha riservato per se le decisioni strategiche e, in particolare, è stato documentato il suo personale interessamento: nella compravendita di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti; nell’assistenza economica e legale a favore degli affiliati detenuti; nel reimpiego del denaro provento dei reati primari del sodalizio nell’economia legale; nelle principali attività estorsive commesse dai suoi affiliati anche attraverso l’autorizzazione diretta alla spendita del suo nome; nella risoluzione delle controversie con altri gruppi criminali.

Per conto Nei quartieri Tuscolano e Cinecittà aveva posto le proprie basi il sodalizio criminale capeggiato da Di Giovanni Domenico e dal figlio Di Giovanni Ugo. La straordinaria caratura criminale, dimostrata dai numerosissimi precedenti penali e di polizia di entrambi, e l’esperienza maturata in contesti di criminalità organizzata hanno consentito loro di porsi in maniera incontrastata alla guida di tale consorteria.

Nei rapporti con le altre organizzazioni criminali, in più circostanze il gruppo Di Giovanni si è avvalso della forza di intimidazione derivante dall’appartenenza al clan Senese e al connesso cartello del narcotraffico e non ha disdegnato l’uso della violenza. Più in particolare, la gran parte dei delitti ricostruiti durante le attività investigative riguardano attività di recupero di crediti, spesso derivanti dall’attività di compravendita di stupefacenti, condotte con modalità estorsive e spesso avvalendosi del metodo mafioso. In particolare, sono indice della propensione al sistematico ricorso alla violenza e dell’eccezionale pericolosità che caratterizzano l’associazione diretta dai componenti della famiglia Di Giovanni: la gambizzazione, su mandato di Di Giovanni Ugo, di un soggetto reo di aver mancato il pagamento di una partita di stupefacenti.

Tra i sodalizi con cui i Di Giovanni sono risultati stabilmente in affari connessi con il narcotraffico, vi era il gruppo capeggiato da De Gregori Guido e da De Gregori Davide. Quest’ultimo, dopo un periodo di militanza all’interno del sodalizio riconducibile alla famiglia Di Giovanni (durato almeno sino all’estate del 2012), unitamente al padre Guido, aveva costituito e diretto un’autonoma consorteria criminale, consorziata anch’essa nel cartello Senese e in grado di movimentare notevoli quantitativi di sostanze stupefacenti. Del sodalizio facente capo ai De Gregori, faceva parte anche Fabrizio Piscitelli, alias ‘Diabolik’ (ucciso in un agguato il 07.08.2019, a Roma), quale soggetto deputato alla commercializzazione della sostanza stupefacente. In relazione a tale consorteria criminale il Gip del Tribunale di Roma, pur riconoscendone l’esistenza, non ha ravvisato esigenze cautelari in virtu’ di diverse motivazioni tra le quali il decesso di uno dei capi del sodalizio (De Gregori Guido) e il decesso di uno dei partecipi maggiormente attivi (Piscitelli Fabrizio).