Nel mirino i trasporti pubblici inadeguati e orari delle lezioni “inaccettabili”. La protesta prevede lezioni per tutti in dad, anziché il 50% in presenza
TARQUINIA – Domani dovrebbero entrare a scuola la metà degli alunni di ciascuna classe delle superiori. Ma gli studenti del Cardarelli di Tarquinia – che raccoglie ragazzi provenienti anche da Montalto, Canino, Civitavecchia, Santa Marinella e dintorni – hanno deciso di fare sciopero.
Nel mirino soprattutto l’orario delle lezioni, fissato dalle 10 alle 16 (anziché 8-14), con improbabile pranzo portato da casa e consumato sul banco, e il trasporto bus che, essendo carente e non in grado di garantire i protocolli di sicurezza negli orari scolastici canonici, di fatto costringe allo slittamento dell’entrata e uscita da scuola, con gli alunni pendolari gravati da orari inaccettabili soprattutto per il rientro a casa, con attese in alcuni casi anche oltre i 40 minuti, praticamente col buio. E poi i compiti? Quando si fanno?
La decisione di scioperare rimanendo tutti a casa, ma garantendo la partecipazione alle lezioni in dad, non è prerogativa solo degli studenti tarquiniesi, ma abbraccia l’intera provincia di Viterbo.
“Restiamo a casa oggi per tornare a scuola in sicurezza domani” è il motto scelto dagli studenti degli istituti superiori della Tuscia, con i rappresentanti d’istituto di tutta la provincia che hanno dichiarato di voler scioperare restando a casa il giorno 18 (per ora, ma probabilmente lo sciopero sarà prolungato ndr) nel caso in cui il ritorno alla didattica in presenza avvenga secondo le modalità previste nell’ordinanza prefettizia”.
“Tutto ciò – spiegano i rappresentanti d’istituto – per cercare di abolire i doppi turni, con orari assurdi e scomodi per i pendolari. Dad al 100%, almeno fino ad una situazione migliore dal punto di vista epidemiologico e in fine per ritornare in futuro con una progressione di Dad al 50% e non al 75%”.
Nei giorni scorsi è stato diffuso un questionario anonimo per valutare la posizione di tutte le componenti scolastiche, genitori e professori compresi. Da questo questionario, che ha ottenuto circa 3000 risposte, si è riscontrato l’interesse e la partecipazione di tutti gli interpellati: oltre alle risposte degli studenti, infatti, ce ne sono state ben 170 da parte dei genitori e 30 da parte dei docenti. I risultati del rilevamento mostrano che il 60,7% degli studenti raggiunge il proprio Istituto con pullman extraurbani (Cotral), il 32,7% con mezzo proprio (auto/ciclomotore) e i restanti, parte con treni e parte con navette e similari.
“Nonostante gli sforzi fatti in merito, purtroppo i mezzi pubblici attualmente disponibili non sono sufficienti per un viaggio a scuola in sicurezza – affermano i rappresentanti d’istituto della provincia di Viterbo – Purtroppo la situazione di settembre, alla ripartenza delle attività, rappresenta un precedente poco confortante. Il dato più significativo rilevato dal questionario è che il 53,3% dei votanti ha dichiarato di aver notato un rispetto delle regole in parte e che il 76,9% non è favorevole al rientro in presenza. Perché? Semplicemente perché la salute come l’istruzione è un diritto di tutti e in questa situazione di costante crescita dei contagi, in cui non si riuscirebbe a mantenere un corretto distanziamento sui mezzi e in classe, non pare opportuno contribuire, seppur indirettamente, ad accrescere la curva epidemica, rischiando di mettere in pericolo la salute di studenti, personale docente e amministrativo e famiglie e rischiare il collasso degli ospedali e del sistema sanitario nazionale, che in questi ultimi mesi appaiono in seria difficoltà. Tornare a scuola con orari scaglionati come stabilito è insensato, infatti il 71,7% degli studenti interpellati non è favorevole al doppio orario e l’80,1 % chiede di poter cambiare questa modulazione della didattica”.
“Nel questionario – concludono i rappresentanti d’istituto – gli studenti si sono espressi a larghissima maggioranza a favore della prosecuzione delle lezioni in dad (sono quasi il 90%), almeno fino a che i contagi non calino e la curva epidemiologica scenda. Gli studenti chiedono pertanto alle autorità preposte di rivalutare la situazione e per una volta ascoltare la voce dei diretti interessati, non solo nella provincia di Viterbo ma in tutta Italia, per cercare di tornare il prima possibile alla normalità”.