Indagati anche Augusto e Daniele Battilocchio, Cristiano Dionisi e Assuntina Antonacci
CIVITAVECCHIA – L’artigiano di Tolfa, Davide Vannicola, già agli onori della cronaca nella vicenda dell’omicidio di Marco Vannini, è da tempo in guerra con alcuni personaggi del posto e con i quali le carte bollate sono “volate” da entrambe le parti in modo copioso.
Qualche settimana fa, su l’ennesima denuncia presentata ai carabinieri del posto, la Procura di Civitavecchia ha chiesto ed ottenuto l’oscuramento del profilo facebook dell’artigiano di Tolfa che lo utilizzava per accusare i suoi “nemici”.
Niente di strano se non che, a seguito di questa diatriba, dalla Procura di Civitavecchia, sono uscite fuori delle carte molto sconcertanti.
La prima riguarda un’informativa scritta dal Maresciallo Maggiore Raffaele Polito, comandante della locale stazione dei carabinieri, datata 10 settembre 2020 e allegata all’ennesima denuncia per diffamazione e stalking presentata dalla signora Caterina Battilocchio nei confronti di Vannicola.
Alla fine dell’informativa, cosa assai grave visto la “pochezza” del contenuto riportato a supporto della tesi accusatoria, il comandante della stazione di Tolfa, Raffaele Polito, chiedeva al magistrato di turno di “voler valutare la possibilità di richiedere la misura coercitiva della “CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE“.
L’informativa, rileggendola a “freddo”, appare scritta da chi ha forti risentimenti personali ed acredine nei confronti di Vannicola e decide di procede in modo sommario (manco in guerra).
La cosa comincia ad avere dei risvolti davvero interessanti quando il sostituto procuratore, dottor Alessandro Gentile, leggendo i corposi fascicoli di questa intricata vicenda, ha assunto delle decisioni a dir poco clamorose.
Per prima cosa ha aperto un procedimento a carico di Davide Vannicola con l’accusa di diffamazione aggravata nei confronti di alcuni soggetti (finiti successivamente, a loro volta, nei guai).
Poi ha cercato di capire perché l’artigiano di Tolfa fosse stato così arrabbiato con alcuni suoi compaesani.
Il procuratore ha cercato anche di capire il perché di quei continui e violenti attacchi sui social, con riferimenti a minacce ricevute; all’avvelenamento dei cani, ai colpi di fucile sparati verso casa da cacciatori distratti e via via tutta una serie di episodi.
Tutte denunce fatte da Vannicola qualche volta scrivendo i nomi in chiare lettere, altre volte facendo riferimenti con i quali era facile risalire alle persone oggetto dei suoi scritti, su quel profilo oggi oscurato.
L’informativa ha prodotto un solo risultato a quanto pare e cioè ha contributo ad ottenere l’oscuramento del profilo facebook di Davide Vannicola, anche se, in realtà, il vero motivo, sembrerebbe legato alla condivisione di un video accusa di un terzo soggetto che nulla ha a che fare con questa vicenda.
Quell’informativa del maresciallo di Tolfa, Raffaele Polito, però non deve essere affatto piaciuta al magistrato che, dalla lettura delle carte e da alcuni riscontri effettuati in fase investigativa, il 27 ottobre dello scorso anno, ha preso una decisione che appare molto inusuale ma che la dice lunga sulle paure denunciate, forse con troppa enfasi, dall’artigiano di Tolfa.
Infatti il dottor Gentile ha disposto due diversi stralci e iscritto nel registro degli indagati diverse persone.
Nel primo fascicolo ha iscritto nel registro degli indagati Augusto e Daniele Battilocchio, Cristiano Dionisi e Assuntina Antonacci contestando loro, a vario titolo, i reati di calunnia, molestie e diffamazione.
Nel secondo fascicolo ha iscritto nel registro degli indagati tre carabinieri, tra cui il maresciallo comandante Raffaele Polito (l’artefice di quell’informativa), Cosimo Gallone e Antonio Masullo. A loro il magistrato contesta la falsità ideologica e favoreggiamento.
Il magistrato è andato giù pesante con tutti chiedendo, con al Gip un provvedimento ad hoc, di verificare il traffico telefonico tra le utenze di tutti gli indagati.
Tutto finalizzato a capire se ci siano stati contatti tra gli indagati in quel periodo, con quale frequenza, oppure se ci siano stati forti legami tra loro a prescindere il tutto.
Falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale e favoreggiamento sono reati gravissimi per chi indossa una divisa da carabiniere.
Tanto gravi che, se il magistrato dovesse disporre il rinvio a giudizio per i tre carabinieri in servizio alla stazione di Tolfa, rischierebbero conseguenze anche dal punto di vista lavorativo e disciplinare, di certo il trasferimento.
Rileggendo l’informativa del maresciallo Polito e visti i capi di imputazione che gli sono stati contestati dal magistrato Gentile, immaginiamo che, il Comando Provinciale di Roma, si sia mosso autonomamente per capire cosa stia accadendo all’interno della Caserma dei Carabinieri di Tolfa e se ci siano stati davvero questi “favoreggiamenti”.