La Città di Traiano data in pasto al partito democratico per ripicca. Il consigliere regionale di Formia voleva mettere uno dei suoi a Latina al grido di: “Littoria o niente”. Niente fu
CIVITAVECCHIA – Il caso della nomina di Andrea Riga nel consiglio d’amministrazione dell’Ater di Civitavecchia ha aperto uno scenario politico e surreale che non avremmo mai immaginato.
A livello regionale gli azzurri sono ormai un lumino nella maestosità del loro “Verano politico”.
Dei tanti che furono ad appoggiare inizialmente Stefano Parisi (perdente e fuggiasco) e che permisero “all’anatra zoppa” di Zingaretti di sorgere, ne è rimasto uno solo, Simeone il Vecchio da Formia.
Vecchio soprattutto politicamente. Stanco di questa vita. Ricco quando andrà in pensione, vuole chiudere la sua esperienza politica alla Regione Lazio in modo tale da preparare il terreno per una sua eventuale, quanto improbabile, candidatura a sindaco nella sua ridente e accogliente Formia.
Perché “Simeone il Vecchio” (il paragone col Santo speriamo non l’offenda) si è arrabbiato così tanto ieri da intervenire su un territorio che poco conosce e che non lo ha mai visto così sensibile come Civitavecchia?
Lo abbiamo scoperto ieri quando è deflagrata la polemica sulle nomine nei cda dell’Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica). L’unico cda a non avere un rappresentante in quota opposizione è stata Civitavecchia. Perché? Cosa sarebbe successo?
Grazie alle sparate sui soliti giornalisti impiccioni abbiamo scoperto cosa ha fatto realmente arrabbiare “San Simeone da Formia“.
Nelle riunioni tra i capigruppo, convocate per spartire gli incarichi sulla base del Manuale Cencelli, Forza Italia, non avendo più numeri, ha dovuto subire le scelte di Lega, Fratelli d’Italia e Gruppo Misto.
Pino Simenone, oltre ad essere capogruppo di se stesso, è anche presidente della Commissione Sanità (scaduta da oltre tre mesi) che ha fin qui diretto in perfetta sintonia con Zingaretti e D’Amato. Anzi, è stato abile nel permettere all’assessore Alessio D’Amato di fare e disfare a suo piacimento senza controllo e fiato sul collo, mica poco.
Torniamo all’Ater. Essendo l’ultima ruota del carro dell’opposizione, San Simeone da Formia, ha chiesto a gran voce, sbattendo i pugni sul tavolo della capigruppo, le sue volontà di ottenere l’unico posto a sua disposizione: “O mi date Latina o niente“. Purtroppo per lui Latina è stata assegnata e consegnata nelle mani del capogruppo della Lega Angelo Tripodi.
Inutili i tentativi di fargli capire che così facendo il Partito Democratico e Italia Viva si sarebbero appropriati di qualche cda e in particolar modo di quello di Civitavecchia.
Pino Simeone però, preso dalla fissazione di Latina e la paura di non essere riconfermato alla presidenza che mediocremente ha condotto fin qui, si è dimenticato di avvisare i referenti territoriali che invece avrebbero potuto trovare una soluzione, un nome.
In primis il nuovo leader del partito azzurro civitavecchiese e cioè Alessio Romagnuolo.
Niente. Al grido di battaglia “Latina o morte” (metaforicamente parlando ovviamente) il consiglio d’amministrazione dell’Ater di Civitavecchia è diventato tutto di un colore, quel rosso/arancione che al tramonto illumina la parte più ridente e lussuosa della Città di Traiano chiamata Colline dell’Argento. Un sacrificio questo che probabilmente consentirà a San Simeone il Vecchio da Formia di continuare a beneficiare di tutti i vantaggi che offre la presidenza di una commissione (sanità, ndr) che potrà continuare a guidare in perfetta armonia con gli amici di viaggio a cui tanto vuole bene e cioè Alessio D’Amato e il sempre assente Nicola Zingaretti.