Viterbo – Tempo di Quaresima: si comincia oggi con il rito delle Ceneri, il messaggio del vescovo

Oggi alle ore 18.30 il Vescovo presiederà in Cattedrale la Messa con il Rito delle Ceneri

VITERBO – Il messaggio del vescovo di Viterbo Lino Fumagalli a tutta la comunità, in questo tempo  di penitenza che precede la Santa Pasqua:

“Miei cari confratelli nel sacerdozio e fedeli tutti della Chiesa di Viterbo,
inizieremo il 17 febbraio, con l’austero Rito delle Ceneri, la nostra Quaresima, tempo di
grazia e di conversione.

Papa Francesco, nel suo Messaggio, ci dice: «In questo tempo di conversione rinnoviamo
la nostra fede, attingiamo “l’acqua viva” della speranza e riceviamo a cuore aperto l’amore di
Dio che ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo». «Il digiuno, la preghiera e l’elemosina, come
vengono presentati da Gesù nella sua predicazione (cf. Mt 6, 1-18), sono le condizioni e
l’espressione della nostra conversione».
La Quaresima è tempo di speranza: «Nell’attuale contesto di preoccupazione in cui viviamo
e in cui tutto sembra fragile e incerto, parlare di speranza potrebbe sembrare una
provocazione. Il tempo di Quaresima è fatto per sperare, per tornare a rivolgere lo sguardo
alla pazienza di Dio, che continua a prendersi cura della sua Creazione, mentre noi l’abbiamo
spesso maltrattata (cf. Enc. Laudato si’, nn. 32-33.43-44). È speranza nella riconciliazione, alla
quale ci esorta con passione san Paolo: “Lasciatevi riconciliare con Dio” (2 Cor 5, 20).
Ricevendo il perdono, nel Sacramento che è al cuore del nostro processo di conversione,
diventiamo a nostra volta diffusori del perdono: avendolo noi stessi ricevuto, possiamo
offrirlo attraverso la capacita di vivere un dialogo premuroso e adottando un comportamento
che conforta chi è ferito. Il perdono di Dio, anche attraverso le nostre parole e i nostri gesti,
permette di vivere una Pasqua di fraternità. Nella Quaresima, stiamo più attenti a “dire parole
di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano, invece
di parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano” (Enc. Fratelli tutti, 223).
A volte, per dare speranza, basta essere “una persona gentile, che mette da parte le sue
preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una
parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza
(ibid., 224). Nel raccoglimento e nella preghiera silenziosa, la speranza ci viene donata come
ispirazione e luce interiore, che illumina sfide e scelte della nostra missione: ecco perché è
fondamentale raccogliersi per pregare (cf. Mt 6, 6) e incontrare nel segreto, il Padre della
tenerezza».