VITERBO – I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della locale Compagnia hanno dato esecuzione ad un ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, a carico di un pregiudicato viterbese di 30 anni .
Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal Gip. del Tribunale di Viterbo su richiesta della Procura della Repubblica, al termine di complesse indagini condotte dai Carabinieri del NORM da settembre 2020 a febbraio 2021 che permettevano di accertare come il giovane viterbese, ampiamente conosciuto nel capoluogo, avesse intrapreso un’attività illecita di spaccio di sostanze stupefacenti di tipo cocaina, hashish e marijuana.
Le indagini ricostruivano una rete di acquirenti di stupefacenti insistenti nel capoluogo e provenienti da altri comuni della provincia come ad esempio Montefiascone e Canino.
Gli accertamenti portavano alla luce circa cinquanta episodi di spaccio di diverse dosi di cocaina, hashish e marijuana commessi principalmente a Viterbo nel quartiere Murialdo e nel centro storico, tra piazza San Faustino e via Cairoli.
In questi mesi i militari del NORM traevano in arresto in flagranza due volte il medesimo giovane: nella prima operazione a novembre 2020, allorquando veniva trovato in possesso di diverse dosi di cocaina unitamente al materiale notoriamente utilizzato per l’attività di spaccio e nella seconda operazione a dicembre 2020, quando veniva sorpreso a cedere una dose di cocaina ad una donna che lo ripagava con una dose di eroina.
Pure in quest’ultima attività venivano sequestrati circa otto grammi di cocaina, fatti per cui, alla vigilia del nuovo anno, si teneva l’udienza di convalida avanti il Tribunale di Viterbo, a seguito del quale gli veniva applicata la misura cautelare del divieto di dimora nel comune di Viterbo e dell’obbligo di permanenza notturna presso la propria abitazione.
Del tutto inedite le modalità di adescamento degli acquirenti e di vendita nel loro confronti a cui l’arrestato – solitamente con al seguito un cane di razza “pitbull” – forniva particolari indicazioni ed accorgimenti da adottare nelle comunicazioni come ad esempio quelle di chiamare le dosi di cocaina come “birrette” o di non farsi mai chiamare per nome ma come “zio”. Le stesse dosi che confezionava erano assolutamente riconoscibili in quanto erano sempre confezionate artigianalmente con del cellophane di colore nero.
Emergeva altresì come il pusher intimorisse alcuni dei suoi acquirenti, qualora non avessero comprato sostanza stupefacente nelle tipologie e quantità che lui stesso esibiva.
Il provvedimento cautelare si è reso necessario oltre che per il pericolo di reiterazione del reato di spaccio di sostanze stupefacenti, pure per la pericolosità del soggetto, gravato da due misure, quella di sicurezza della libertà vigilata e quella cautelare dell’obbligo di dimora.
Al termine delle formalità di rito, la persona arrestata veniva sottoposto ai domiciliari presso la propria abitazione, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, in attesa dell’interrogatorio di garanzia.