Regione Lazio – Scandalo Mascherine, domani Aleksic e Farina davanti al Gip. Sempre più dubbi sull’operato di Tulumello

L’Agenzia della Protezione Civile della Regione Lazio, in barba alle disposizioni della Protezione Civile Nazionale (OCDPC 639/2020)

ROMA – Nella tarda mattina di domani, intorno alle 13, Andelko Aleksic, Domenico Romeo e Vittorio Farina, tutti ristretti ai domiciliari, saranno sottoposti ad interrogatori di garanzia davanti al Gip Francesca Cirinna. L’accusa è quella di aver venduto mascherine alla Regione Lazio attraverso la European Network Tlc.

Nonostante le mancate certificazioni, la polizza falsa e la distribuzione incompleta, la Protezione Civile del Lazio ha bonificato alla European Network Tlc il saldo della fornitura ancor prima della consegna.

Le mascherine fuorilegge fornite alla regione Lazio dalla European Network Tlc che hanno portato al loro arresto, continuano a presentare molte zone d’ombra e un comportamento ambiguo da parte di chi ha gestito la fornitura, Carmelo Tulumello (non indagato).

Particolari inquietanti emergono dall’analisi dei flussi finanziari generati dai pagamenti effettuati dalla Protezione Civile del Lazio verso l’azienda di Andelko Aleksic.

Il contratto, sottoscritto in data 17 marzo 2020 tra Aleksic e Carmelo Tulumello, prevedeva la fornitura di 5 milioni di mascherine per un importo complessivo di 21.325.000 euro di cui 17.500.000 come importo netto e 3.850.000 di IVA.

Il fornitore ottiene, a seguito della presentazione di garanzia fideiussoria, in data 20 marzo 2020, il bonifico del 50% dell’importo netto spettante: esattamente 8.750.000 euro.

Procedura che, come abbiamo visto, è stata adottata per altre forniture simili riguardante i DPI, in base all’art. 2 dell’OCDPC 639/2020Ulteriori interventi urgenti di protezione civile in relazione all’emergenza relativa al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili” nel quale è previsto che “sia possibile corrispondere al fornitore l’anticipazione del prezzo fino alla misura del cinquanta per cento del valore del contratto, anche in assenza della costituzione di garanzia fideiussoria bancaria o assicurativa ivi prevista, ovvero anche in misura superiore al cinquanta per cento ove necessario previa adeguata motivazione”.

I problemi cominciano ad emergere quando vengono effettuate le prime consegne nelle date previste tra il 31 marzo e il 7 aprile. Come ricostruito dall’ordinanza della Procura di Roma: “il 31 marzo, esce dai cancelli della Dogana la prima partita di DPI. In quell’occasione i dispositivi non hanno la marcatura Ce prevista dalla legge e dal contratto…. Il 7 aprile arriva un altro carico, questa volta con marcatura Ce non idonea”.

Questi problemi, emersi già a partire dalla fine del mese di marzo, farebbero pensare ad una certa cautela nella gestione delle risorse pubbliche e magari l’attesa della verifica della merce prima di effettuare il saldo.

Invece, da quanto emerge nell’ordinanza del Tribunale di Roma, la GDF, nell’analizzare i flussi finanziari, ha specificato che la regione, dopo il primo bonifico dell’anticipazione (50%) di 8.750.000 euro del 20 marzo, ha effettuato in data 3 aprile 2020 un altro bonifico di medesimo importo per completare il pagamento ancor prima dell’arrivo, presso il sito della Protezione Civile, dell’intera fornitura di mascherine.

Sono poco chiari i motivi per cui dalla Protezione Civile ci sia stata questa accelerazione per il pagamento della fornitura anche in deroga alle maglie larghe dell’OCDPC 639/2020 e soprattutto perché non si è aspettato, oltre al chiarimento sulle certificazioni, la consegna completa della fornitura.

D’altronde alla Protezione Civile della regione Lazio non possono neanche far finta di nulla sulla garanzia fornita da European Network Tlc il 20 marzo 2020.

Già in quella data avrebbero dovuto effettuare i controlli, non complicati vista l’efficienza del sito IVASS e la disponibilità dimostrata dallo stesso Istituto in casi simili, sulla polizza fideiussoria fornita dalla società di Aleksic.

Come confermato dall’ordinanza di arresto, la Royal Mutua è risultata non essere autorizzata all’esercizio di attività di intermediazione finanziaria in quanto non iscritta nell’apposito albo.

Cosa questa da noi scritta già nell’aprile dello scorso anno.

Gli inquirenti inizialmente si sarebbero chiesti i motivi per cui la Protezione Civile non ha proceduto alla escussione della polizza, nonostante le evidenti inadempienze contrattuali. A maggior ragione sarebbe opportuno conoscere i motivi della fretta che hanno avuto dalla regione nel pagare l’intera fornitura ancor prima di ricevere la merce.