VITERBO – “Sulla gestione idrica viterbese con regolarità quasi ossessiva si riaffaccia l’ipotesi del partner privato -. Inizia così la nota di Bengasi Battisti del coordinamento nazionale Enti locali per l’acqua pubblica, che prosegue – . Mentre i cittadini da anni ribadiscono il concetto di acqua “bene comune” fuori dal mercato attraverso una gestione pubblica e partecipata, chi detiene il governo dell’acqua invece ipotizza scelte opposte alla diffusa volontà popolare. Per garantire il principio diffuso e condiviso di acqua diritto universale sarebbe indispensabile chiudere il triste capitolo Talete, che ha portato i costi a livelli insopportabili, e iniziare l’auspicato percorso di ripubblicizzazione per rifondare su basi pubbliche e partecipate una corretta gestione delle reti e dei bacini idrici. Inoltre, possibile e auspicabile sarebbe rimuovere definitivamente la partitocrazia che ha sottratto e sottrae ai cittadini il diritto naturale e costituzionale di partecipazione alla gestione del bene primario. Per non parlare poi dei costi elevati. Costi generati dal clientelismo e dalle scelte tecnologiche costose e parzialmente efficaci dei dearsenificatori che non possono essere riversati sulla tariffa, così come non possono diventare il grimaldello per un ulteriore processo di privatizzazione. Coraggio, Presidente Nocchi, non esiti a convocare un’assemblea dei Sindaci. Un’assemblea aperta al contributo dei saperi diffusi e dei comitati che da anni si battono per l’acqua pubblica. E, soprattutto, dia inizio al processo, possibile e auspicabile, di transizione e di superamento della attuale gestione della Talete, rimettendo finalmente il bene acqua nelle mani delle Comunità insediate”.