Viterbo – Lettera aperta al sindaco Arena sulla sua adesione all’Anpi

VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo – Egregio Sindaco, ho letto di sue “eroiche” adesioni e ho atteso alcuni giorni per scriverLe per evitare a caldo polemiche e contestazioni di quante comunque ce ne saranno e mi arriveranno.
Mi pregio di ricordarLe che per aderire a qualsivoglia iniziativa delle tipologie più diverse, qualora è il sig. Giovanni Arena come semplice cittadino condivisibili o no vanno rispettate, ma se è Giovanni Arena come Sindaco e a nome dell’Ente Comune di Viterbo occorre il mandato dell’organo elettivo, cioè il Consiglio Comunale che è la principale Istituzione della Città.
Altrimenti dette adesioni rischiano di dividere una popolazione che, mai come in questo difficile periodo, deve procedere unita nell’affrontare le problematiche quotidiane e di prospettiva; il compito che spetta proprio al Primo Cittadino è quello di rappresentare tutta la comunità e favorirne la coesione.
Mi permetta inoltre di aggiungere una considerazione e riflessione totalmente soggettiva; cioè che la mancata convocazione del Consiglio Comunale per avallare e conferirLe tale mandato, da uno come Lei con esperienza amministrativa e che nelle Istituzioni ha ricoperto ruoli importanti, non può essere considerata semplice dimenticanza ma volutamente non convocata al fine di evitare che qualche Consigliere della Sua Maggioranza lo contestasse o tuttalpiù disertasse l’aula.
Oggi Lei riceve il plauso dal cosiddetto “Politicamente Corretto“, lo stesso che continuerà comunque a qualificare alcuni esponenti del Centro-Destra, di cui fa parte ed è la massima espressione cittadina, come “Fascisti” ai quali però nessuno potrà togliere dignità perché ricevuta dal consenso elettorale.
Riguardo il sottoscritto, sempre propenso a difendere la libertà di pensiero, anche controcorrente da anticonformista cristiano e patriota ( italiano e europeo), mi aspetto attacchi verbali anche pesanti per quanto sopra esposto, ci sono ormai abituato è tutta una vita che sento riaffiorare lo slogan “Fascisti carogne tornate nelle fogne“ che i “compagni” gridavano insieme all’altro ancora più pesante “uccidere un fascista non è reato”. Non mi ritengo fascista in quanto tale poiché nato ben oltre il 1945, ma rifacendomi ad un’ideale filosofico, etico e sociale in cui ho sempre creduto Mussoliniano, Gentiliano, Evoliano e orgogliosamente Almirantiano e Missino si.
Caro Sindaco Le auguro buon lavoro e lo faccia per unire e non per dividere.

Pesciaroli Filiberto