Civitavecchia – Csp, Carbone chiede i danni per la sua rimozione da presidente

L’ex fiduciario contesta l’assenza di motivazione per la revoca da parte del Sindaco

CIVITAVECCHIA – Antonio Carbone chiede i danni a Csp, per la decisione assunta dal socio unico, rappresentato dal sindaco Ernesto Tedesco, di revocarlo dal suo incarico di presidente della municipalizzata, senza che a suo avviso ci fosse una giusta causa per farlo.

Carbone ha citato in giudizio Csp, dinanzi al Tribunale delle imprese di Roma, impugnando la delibera di revoca dell’assemblea, in cui il Sindaco, seppure sollecitato a farlo dallo stesso Carbone, non ha indicato alcuna motivazione alla base della revoca stessa.

Secondo una giurisprudenza di Cassazione ormai consolidata, “le ragioni che integrano la giusta causa costituiscono un aspetto non solo formale ma anche sostanziale che deve essere espressamente enunciato appunto in sede di assemblea”.

Si tratta di un ulteriore contenzioso che piove sulla già critica situazione della società del Comune. Peraltro, nel caso in cui Carbone dovesse vincere la causa, sarebbe evidente il danno anche dal punto di vista erariale che in quel caso il sindaco Tedesco in prima persona si potrebbe trovare a dover pagare.

L’avvocato civitavecchiese chiede il risarcimento del danno, quantificato in circa 80.000 euro equivalenti agli emolumenti che Carbone avrebbe dovuto percepire da presidente fino alla fine del mandato, non escludendo ulteriori richieste di risarcimento per danni alla propria immagine professionale.

Carbone non commenta la citazione, limitandosi a ripetere che era una «azione dovuta, a causa della linea assunta dal sindaco e da quanto da lui fatto e dichiarato».

«Il lavoro svolto fino al marzo scorso – dichiara l’ex presidente di Csp – aveva consentito di ridurre notevolmente i costi di produzione, portando le perdite da 320.000 euro mensili a meno di un terzo, tenuto conto anche che la società ha affrontato e sta affrontando gli effetti del Covid, con minori ricavi e maggiori spese per un saldo negativo di ulteriori 800.000 euro circa rispetto al 2019».

«Quindi – prosegue Carbone – con le azioni intraprese in precedenza e la piena attuazione della ldelibera 78, superando anche gli effetti negativi dell’emergenza pandemica, sicuramente la società potrà raggiungere l’auspicato equilibrio. Ciò che però ancora non appare chiaro è quale sia l’effettiva volontà del socio, alla luce della delibera di giunta con cui, discostandosi dall’indirizzo espresso dalla massima assise, il Sindaco e l’Amministrazione hanno ritenuto di ripatrimonializzare soltanto parzialmente la società e di rinviare la copertura delle perdite 2020, determinando così una situazione, con il patrimonio netto negativo della Csp, in cui l’azienda è impossibilitata ad accedere al credito e ad ogni tipo di finanziamento. Se l’indirizzo dell’Amministrazione Comunale è ancora quello di risanare e rilanciare l’azienda, è necessario sostenerla completando il percorso avviato nel 2019 e culminato con la delibera 78, con il Comune che peraltro ha già impegnato nell’azienda risorse per circa 4 milioni di euro, oltre ai corrispettivi dei contratti di servizio. Ma l’intervento dovrebbe essere ancora una volta senza indugio, così come è stato sempre evidenziato e richiesto nel corso del mio mandato e come più volte sostenuto anche dall’ex assessore alle partecipate Massimiliano Grasso».

«Diversamente – conclude Carbone – laddove si ritenga che non ci siano più le condizioni di investire nella partecipata, sarà necessario tornare a far esprimere il Consiglio Comunale sulla questione e gli adempimenti conseguenti previsti dalla legge in tema di liquidazione o procedure concorsuali. La cosa peggiore che un amministratore possa fare è rimanere nell’inerzia».