Da Tarquinia a Civitavecchia a nuoto senza una gamba

Salvatore Cimmino compirà l’impresa con il sostegno dell’Assonautica di Tarquinia per sensibilizzare sul problema delle barriere architettoniche e cultural

TARQUINIA – Salvatore Cimmino, 57 anni, ha perso la gamba a soli 15 anni. Ha iniziato a nuotare a 41 anni e ha organizzato il suo ultimo giro d’Italia a nuoto l’8 maggio scorso per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla condizione delle persone con disabilità in Italia e chiedere maggiore impegno rispetto all’abbattimento delle barriere architettoniche e culturali nel nostro paese.

Già nel 2007 e nel 2009 ha organizzato il giro d’Italia, mentre nel 2010 la sua sfida si è incentrata sui mari del globo.

L’8 maggio è partito da Ventimiglia, prima tappa a cui ne seguiranno altre 18 fino al traguardo finale a Trieste previsto per il prossimo 9 ottobre. La sua impresa è sostenuta dall’Associazione Luca Coscioni e mira a chiedere maggiore impegno da parte delle istituzioni contro le barriere architettoniche e verso un miglioramento delle condizioni dei disabili.

Con l’appoggio nautico dell’Assonautica “Giuseppe Maffei” di Tarquinia, sabato mattina partirà da Porto Clementino alla volta di Civitavecchia tentando di percorrere 20 km in mare: un’impresa che a seconda delle condizioni meteo e delle correnti può richiedere un impegno orario con una durata variabile da 3 sino a 7 ore.

L’Assonautica di Tarquinia rivolge un appello a tutti i diportisti nautici affinché sabato mattina si uniscano con la propria imbarcazione alla piccola flotta che accompagnerà il nuotatore Salvatore Cimmino nella sua impresa: si può infatti partecipare con canoe, gommoni, motoscafi, barche a vela, ecc. L’appuntamento è per le ore 9 nello specchio d’acqua antistante il Porto Clementino.

“Per tutti – afferma Luca Piras, vice presidente dell’associazione – sarà l’occasione per dimostrare pubblicamente la propria solidarietà alle persone con disabilità e per sostenere la battaglia civile contro ogni discriminazione ed ogni barriera: sia quelle architettoniche che quelle del pregiudizio dentro di noi verso le diversità”.